by aorlansky60 » 23 Apr 2010, 12:34
ripesco questo vecchio topic perchè si presta alle emozioni provate ieri sera, quando mi sono concesso una seduta d'ascolto all'insegna "dei bei tempi andati", andandomi a scegliere -non so nemmeno bene la logica, è venuta per caso- in sequenza 6 dischi per me molto cari (dal punto di vista affettivo; non per il costo, che valutata la grandezza di queste Opere è praticamente nullo) negli anni 70, quando ero poco meno che ventenne:
LADIES OF THE CANYON - JONI MITCHELL
AFTER THE GOLD RUSH - NEIL YOUNG
RED - KING CRIMSON
HERGEST RIDGE - MIKE OLDFIELD
THE LEAST WE CAN DO IS WAVE TO EACH OTHER - VAN DER GRAAF GENERATOR
TRESPASS - GENESIS
il 1mo: musicalmente minimalista, tutto orchestrato prevalentemente su base di chitarra acustica e pianoforte da lei mirabilmente suonati; ritmica appena accennata da batteria comunque sempre utilizzata in modo discreto e soft; qua e la, solo qualche strumento a fiato (clarinetto o sax) comunque usati con molta parsimonia; in cima al tutto, la voce di questa donna che si fonde con gli strumenti e vola alta in aria; per me, i testi non hanno nemmeno più tanto significato, tanto è BELLA questa voce, nel mezzo del contesto musicale delle sue canzoni. Questo LP la vedeva agli inizi di carriera; dopo di esso avrebbe prodotto cose anche più impegnative a cominciare da "Blue", però questo delicato ed espressivo quadro d'autore rimane di lei il mio preferito.
il 2do: semplicemente uno dei più grandi dischi rock mai realizzati, che coincise con uno dei momenti di maggiore ispirazione creativa del cantautore canadese, qui insieme a quella che era la sua band di supporto quasi non accreditata, i Crazy Horse... un brano più bello dell'altro, nella tipica tradizione di rock americano fatto prevalentemente da chitarre elettriche, alternati a momenti quasi "pastorali"-country di brani costruiti solo su base di chitarra acustica o pianoforte a dir poco "toccanti".
il 3zo: l'epitaffio King Crimson, qui rimasti a tre con il maestro di cerimonie Fripp a condurre le danze, spalleggiato da una voce calda e dal basso possente ed articolato, e dalla ritmica di uno dei più fini drummers mai apparsi sulla scena rock. Con l'aiuto non accreditato di D.Cross alla viola e M.Collins ai fiati(e si sente). Uno dei più bei dischi prog (prog? secondo me non è solo tale) mai realizzati.
Con il quasi rock-metal(per l'uso distorto della chitarra praticamente "fuori livello massimo") di "RED", l'atmosfera romantica appena accennata di "Fallen Angel", la ritmica marziale di "One more red nightmare"(vera esibizione delle capacità tecniche di Bruford), ma soprattutto la metafisica sonora(non saprei come altro definirla) di "Providence", che si potrebbe descrivere come la "Moonchild di RED", ed il ritorno al romanticismo di Starless -almeno nella sua prima parte, contenente poi nel suo svolgere un altro bridge strumentale in continuo crescendo particolarmente ispirato nel quale -come la canzone precedente- si passa a lambire perfino il "Free-Jazz", a disegnare atmosfere chiaro-scure pressochè uniche nel loro genere.
Musica impossibile da etichettare, ma MUSICA totale. E MUSICA sublime, per chi riesce ad intenderla.
il 4to: non ho molto da dire; per me si tratta di una delle pagine più belle mai trascritte in musica; un disco a cui sono particolarmente legato; MUSICA che mi è entrata "dentro" come poche. Commovente e toccante come pochi; da non ascoltare in momenti "difficili", come quelli che ognuno di noi inevitabilmente incontra ed è chiamato a percorrere nel corso della vita...
il 5to: quando ascolto questo disco, il primo aggettivo che mi viene in mente per descriverlo è LITURGICO; sono le esatte sensazioni che mi procura; sarà per il timbro dell'organo di Banton -specie in "White Hammer" ma praticamente in quasi tutti gli angoli del disco- e soprattutto per il mixaggio che ha portato in primo piano il basso di Potter ad avvolgere la musica qui composta quasi a sovrastarla minacciosamente in molti punti, riuscendo a farle assumere prospettive altamente drammatiche e caustiche, ulteriormente rafforzate dall'espressività della voce e dei temi dei testi di Hammill: quel basso dà spesso la sensazione di volerti sovrastare ed avvolgere per farti precipitare in un abisso, data la sua presenza ed immanenza quasi cupa e spettrale, come la voce tenebrosa del vocalist. Altra Opera indescrivibile per bellezza complessiva.
Da 35 anni, tutte le volte che si alza alto il coro di REFUGEES, mi vengono i brividi.
il 6to: anno 1970 come il precedente dei VDGG (e stesso anno di grazia di quello di Young e di quello della Mitchell...) per una band formata da cinque ventenni (non ricordo quanti ne avesse il batterista, ma il suo "nucleo storico" certamente) che avevano recentemente e faticosamente -dopo lungo peregrinare di sforzi ed esercizi congiunti eseguiti tenacemente quasi in clausura forzata- trovato la via ideale per potersi esprimere in maniera originale e distinta, dopo una partenza falsa che non aveva dato loro il modo di farsi realmente conoscere per quello che erano e per quello cui volevano aspirare.
qui non c'è la "metafisica", il free-jazz o la consapevolezza rassegnata di avere veramente detto ormai tutto incontrata in RED, e nemmeno l'angoscia esistenziale di Hammill perfettamente dipinta nella musica tenebrosa che era capace di esprimere il suo gruppo.
In Trespass ci sono giovani menti alle prese con un verbo ancora tutto da esplorare e disegnare; regnano diversi equilibri che sembrano a volte sorreggersi a volte combattersi, che apriranno un vero e proprio stato dell'arte di fare e concepire musica: da una parte ci sono i lati romantico-agreste di Banks e Phillips, dall'altro quello inquieto e misterioso di Gabriel. Questa unione porterà a risultati pressochè unici in campo musicale.
Non scrivo oltre di un opera che ogni frequentatore qui conosce a menadito, ancora in grado come le precedenti 5 che ho descritto di farmi assaporare momenti e sensazioni uniche.
Dico solo che era da molto tempo che non provavo emozioni simili; sarà per l'alternanza di momenti musicali straordinari di un epoca passata... solitamente ascolto fusion, jazz o classica a profusione; era da tanto che non procedevo ad un escursus simile in campo rock, e per un numero tale e continuo di opere.
Mi è rimasta una strana sensazione, come di avere toccato per mano un mondo che non è più...
infatti, poco dopo, scendo a guardare le ultime notizie in tv che mi riportano alla realtà dei giorni nostri...
cambiando canali velocemente, passo su qualche emittente musicale che trasmette suoni orripilanti di hip pop o roba del genere dei tempi attuali, conditi con i soliti immancabili video clip ai quali ogni brano recente non può più sottrarsi...
più tardi me ne vado a letto, convinto di avere fatto un viaggio a ritroso nella mia giovinezza degli anni 70, quando la musica che ho appena ascoltato, che oggi si direbbe di nicchia o per palati raffinati, all'epoca era solo semplice normalità...
musica che non necessitava di alcun "appoggio-video" dato che era la consistenza stessa di quella musica a farne da supporto...
a volte, mi chiedo da che parte abbia svoltato il mondo...
f.to "memories of old days" aor
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...