by Betelgeuse » 29 Jan 2010, 19:19
Sono gemme autentiche le outtakes del periodo 70/75, per alcune delle quali, francamente, si stenta a credere che non abbiano, in qualche modo, trovato posto in album del gruppo.
Una delle risposte più logiche e consone è che nel periodo in oggetto i Genesis fecero uscire dei capolavori impressionanti, da cui, come da buchi neri, sarebbe anche potuto entrare materiale, ma sarebbe, parimenti, stato difficile individuare roba da far uscire ( More Fool Me, Counting Out Time, ma proprio per essere cinici, e comunque nulla più ).
Certo, in 6 anni il numero di questi " inediti " è abbastanza esiguo; niente a che spartire con i numerosi scarti, diciamo così, del periodo 86/97. Ma il peso specifico è notevolissimo, e di ciò se ne sono accorti per forza i posteri, dato che in ogni box-set, compilation, retrospettiva, alcuni di essi non mancano davvero.
Vogliamo parlarne?
Shepherd: voto 9,5
Non ho ben capito se l'autore principale sia Banks o Phillips, in ogni caso è splendido e intriso di agreste e poetica bellezza. Lo stesso Banks canta addirittura in una strofa, e non malaccio, per la verità. Bellissimo il procedere all'unisono del piano e della voce, il tutto contrappuntato da delicate fasi di flauto, quest'ultimo protagonista del rarefatto finale, uno dei più belli dei Genesis in assoluto.
Pacidy: voto 9,5
La parte di solito più criticata del pezzo è la voce di Gabriel, che invece a me piace, e anche molto. Pacidy è una delle interpretazioni più elastiche ed espressive di Gabriel, laddove molti ravvisano " stonature e sgradevolezza " in genere, mentre si tratta di straordinaria intensità. Splendido l'arpeggio di chitarra, che accompagna tutta la prima parte. Stupenda, a dir poco, la seconda parte, in cui salgono in cattedra soprattutto Tony Banks, con l'organo suonato da brividi, e un grande, grandissimo John Mayhew. Entusiasmante!
Let Us Now Make Love: voto 8,5
Altro pezzo di ottimo livello, ma a mio avviso, leggermente inferiore ai precedenti. E' lapalissiana la matrice trespassiana, con la mano di Ant evidentissima nel pezzo, che tuttavia è un pò appesantito da dei cori forse, lo posso dire?, leggermente invadenti. La voce di Peter somiglia a quella sentita in alcuni episodi di From Genesis To Revelation, ma non per questo è meno intensa e riuscita. Le cose migliori sono dei notevolissimi interventi al flauto, e l'atmosfera bucolica e sognante che permea tutto il pezzo.
Provocation: voto 7,5
Si comincia con l'incipit di Fountain of Salmacis, con variazioni, sia di ordine percussivo che all'organo. E a proposito di organo, dopo circa un minuto compare una bellissima, anche se terrorizzante, frase di organo, cui seguono curiose, e brevi, fasi percussive. A questo punto entrano in scena fasi ben conosciute di Looking For Someone, ma con sonorità che si ricollegano più alla versione delle " Nightride " piuttosto che a quella di Trespass. Il brano, infine, sfuma in un brevissimo finale diverso da quello conosciuto.
L'ascolto del pezzo è inevitabilmente condizionato dal paragone con gli originali, ben conosciuti, e il giudizio è un pò fuorviante.
Frustration: voto 8,5
Splendido brano, che comincia con , in pratica, Anyway, con testo diverso, e diverso accompagnamento chitarristico. Questa fase non è tanto inferiore a ciò che ascolteremo in The Lamb. Segue a ruota un breve estratto da Hair On The Arms And Legs, pezzo già inserito nel box-set 67-75. Questo stacco introduce una fase molto ritmata, protagonista uno stupendo duetto flauto-organo, che poi sfocia in una fase decisamente psichedelica, in cui riecheggiano sia i Jethro Tull, sia i Pink Floyd di The Piper At The Gates Of Dawn. Pezzo ricco di cambi di ritmo, di sonorità, di invenzioni, di trovate. Però dura poco.
Manipulation: voto 8
Musical Box, senza voce, tanto per cominciare, con diversi cambiamenti, specie nelle fasi più elettriche. Ma c'è soprattutto tanto Ant. Il coro che viene dopo è molto bello, e mi sembra anche totalmente inedito. L'organo è protagonista, anche per il modo, sommesso, in cui conclude il brano, che più prog, non si può.
Brano notevolissimo, la cui unica pecca è la mancanza della voce.
Resignation: voto 8
Sonorità prettamente alla Genesis 72/73, e prima fase contrassegnata dai tamburi " alla Mayhew ", caratteristica riconoscibilissima, e, aggiungo io, riuscita. Si passa quindi a delicate fasi di intrecci chitarristici, su cui si staglia, letteralmente, lo stacco imperioso di organo già sentito in Provocation. La fase acustica prosegue, sulla falsariga di certe cose presenti su Stagnation, finchè si salta in aria con una scarica di batteria che ci congeda da un pezzo, bizzarro finchè si vuole, ma di ottima qualità.
Happy The Man: voto 6,5
Semplicità e gradevolezza. Questa è la ricetta per un brano, uscito come singolo, nel maggio del 72, ma di non grande riscontro commerciale. Chitarre ritmiche, voci, in alcune fasi, in stile quasi " country ", atmosfera allegrotta e spensierata: è uno dei primi casi in cui i Genesis tentano di strizzare l'occhio al mercato, ma non con i risultati sperati.
Twilight Alehouse: voto 9,5
Stupendo pezzo, abbastanza lungo, talmente lungo da lasciare perplessi, circa il motivo per cui non fu inserito in un album. C'erano due possibilità: o in Foxtrot ( in quanto la registrazione è di quell'epoca ) o in Sellin England By The Pound ( dato che uscì, come lato B del singolo I Know What I Like ). Fu però eseguito dal vivo, abbastanza regolarmente, dal 71 al 73, senza che molti spettatori dei concerti lo avessero mai ascoltato ( il singolo in questione è, infatti, del 74 ).
Pezzo ricco dal punto di vista strumentale, con, nella prima parte, una gagliarda prestazione di Peter Gabriel. Poi fasi prettamente acustiche introducono uno dei finali strumentali più caotici, ma anche più brillanti, che si conoscano del gruppo, e qui sale letteralmente in cattedra la coppia Collins-Hackett, tanto che si può parlare di due veri e propri " assoli in contemporanea ". Ma tutta la canzone è su livelli altissimi.