'At The Edge Of Light'

Sezione riservata al celebre chitarrista del complesso nei suoi anni piu' gloriosi, ed in seguito impegnato in una carriera solista che prosegue tutt'oggi.

'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 26 Oct 2018, 11:38

L'uscita del nuovo album in studio di Steve Hackett, At The Edge Of Light, è stata annunciata per il 25 gennaio 2019.
Per dettagli, vi rimando al comunicato stampa sul sito ufficiale di Steve:
http://www.hackettsongs.com/news/newsAlbum26.html

Questa è la track list:
Side one
Fallen Walls and Pedestals (2:17)
Beasts In Our Time (6:21)
Under The Eye of the Sun (7:07)
Side two
Underground Railroad (6:23)
Those Golden Wings (11:20)
Shadow and Flame (4:24)
Side three
Hungry Years (4:34)
Descent (4:20)
Conflict (2:36)
Peace (5:04)
Side four
[ Etching ]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 31 Oct 2018, 11:58

Wow... Ci siamo quasi! [8D]

Vista la lista di batteristi che hanno partecipato all'incisione, mi auguro che la batteria elettronica sia stata finalmente portata in soffitta! Steve non sembra rendersene conto (o forse ci sono sotto problemi di budget nel registrare con batteristi "veri" di cui noi non sappiamo) ma le percussioni sono il difetto più vistoso nei suoi album recenti.

Chissà se qualcuno che segue Steve anche su Fessibuk si ricorda gentilmente di scrivere qui due righe quando inizieranno le prevendite dell'album? L'anno scorso ero venuto a saperlo quando ormai le edizioni speciali erano già state tutte pre-ordinate, per poi ottenerne una copia ho dovuto fare i salti mortali e sono stato senza il nuovo disco di Steve per molti mesi! [:(]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 31 Oct 2018, 14:04

highinfidelity wrote:Wow... Ci siamo quasi! [8D]

Vista la lista di batteristi che hanno partecipato all'incisione, mi auguro che la batteria elettronica sia stata finalmente portata in soffitta! Steve non sembra rendersene conto (o forse ci sono sotto problemi di budget nel registrare con batteristi "veri" di cui noi non sappiamo) ma le percussioni sono il difetto più vistoso nei suoi album recenti. [:(]


...nel frattempo Steve ha annunciato che Gary O'Toole ha dato le dimissioni dalla band, per problemi personali:
https://www.facebook.com/garyotoolemusi ... 2333971809
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 05 Nov 2018, 10:57

Questa notizia mi rattrista molto. Tante persone qui saranno quasi contente perché ricordo come criticassero lo stile di O'Toole in lungo e in largo, ma per me viceversa rimane lo storico batterista del ritorno (finalmente!) al rock energico per Steve Hackett, ormai 20 anni fa, gli ero affezionato. Mi piacevano anche gli intermezzi in cui era lui a cantare, ormai erano diventati dei classici.

Ho cercato un po' di notizie in internet ma non sono riuscito a capire a quali gravi avvenimenti familiari si riferisca il suo messaggio. Spero tutto si possa risolvere. In bocca al lupo Gary! [:)]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 12 Nov 2018, 14:10

Annunciato oggi da Steve: il nuovo batterista in tour sarà Craig Blundell
(tanto ormai ero già andato OT [:D] )
https://www.facebook.com/stevehackettof ... 9580838590
info su di lui:
https://www.craigblundell.com/about.html
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Dalex_61 » 17 Nov 2018, 08:18

Non si può dire che Steve dorma sugli allori. Ha un ritmo di pubblicazione discografica che nemmeno negli anni settanta.,. [^]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 19 Nov 2018, 09:10

Dalex_61 wrote:Ha un ritmo di pubblicazione discografica che nemmeno negli anni settanta.,. [^]

Eh... Obblighi contrattuali, come mi ha spiegato a Gardone.

In un certo senso bene: questo lo obbliga a non dormire sugli allori come fanno Banks e Collins, in quest'ultimo caso con conseguenti problemi di depressione ed alcolismo. [:(-(]

Dall'altro però la scadenza imposta forse non sempre lascia tempo di elaborare e rifinire i brani come viceversa, lavorando senza fretta, sarebbe possibile fare. Giocoforza finiscono sui dischi anche canzoni che, disponendo di più tempo, alla fine sarebbero sostituite con brani più validi e finirebbero vent'anni dopo sull'archive di turno... [:-I]

Ma d'altra parte se si vuole vivere di musica le regole del gioco sono queste... E ancora grazie, visti i tempi! [O:-)]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Thomas Eiselberg » 19 Nov 2018, 17:44

Non vedo l'ora che arrivi il 25 gennaio [:p] [:p] [:p]

Spiace per O'Toole, devo dire che nonostante non fosse Phil alla batteria e non avesse una voce così entusiasmante (anche se non mi dispiaceva come cantava Blood on the Rooftops) in fondo mi ci ero affezionato e mi stava simpatico. Blundell è piuttosto quotato nell'ambiente prog (ha suonato nell'ultimo dei Pendragon, con Steven Wilson...) quindi credo che ci si possa fidare, vediamo come si combina il suo eclettismo con la musica di Steve e dei Genesis.

Quanto a Steve non ho più parole, è più attivo adesso che negli anni '80 e '90, dio ce lo conservi [:D]
Pensare che lui è il più "anziano" dei Genesis e Phil il più giovane fa riflettere.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 20 Nov 2018, 14:33

Thomas Eiselberg wrote:vediamo come si combina il suo eclettismo con la musica di Steve e dei Genesis.


AHI AHI AHI AHI... [:D] Hai detto le paroline magiche... [:D]

La mia sfera di cristallo mi rivela che, qualsiasi cosa farà e comunque la farà, non piacerà ai talifan italici... [O:-)] Ho indovinato?
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Thomas Eiselberg » 20 Nov 2018, 17:28

Eh, quando si tratta di toccare certo materiale i fan sono parecchio "estremisti". Non a caso si parlava proprio di O'Toole e del fatto che 20 anni non sono bastati ad alcuni per farselo andar bene. [J-,]
Ho anch'io l'impressione (per non dire la certezza) che O'Toole magicamente verra' rivalutato e che Blundell subira' qualche critica di troppo, diciamo cosi': i fan dei Genesis sono molto particolari, lo Stesso Steve e' stato oggetto di critiche per non aver in passato eseguito i brani dei nostri in fotocopia perfetta. [:D]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 21 Nov 2018, 10:22

Ecco... [:D] E invece oggi si legge sovente che pesca troppo dal vecchio repertorio dei Genesis, e checcavolo se ne approfitta, ma perché non propone brani suoi? [:-j]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 27 Nov 2018, 16:58

Dopo qualche giorno di "oscuramento" dovuto a del malware presente sul server e che ha richiesto un po' di operazioni di manutenzione, torno io con la notizia che tanto attendevo:

SONO APERTE LE PREVENDITE SULL'AREA DI COMMERCIO ELETTRONICO DEL SITO DI STEVE!!! [:p]

https://store.hackettsongs.com/

Si può così cominciare a dare un'occhiata alla copertina del nuovo disco (un piccolo uomo che osserva un fulmine) e all'edizione speciale in cloruro di polivinile marmorizzato bianco e nero! [8D]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 28 Nov 2018, 21:47

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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 06 Dec 2018, 11:41

Under The Eye Of The Sun

Primo "estratto" dal nuovo album. Qui con una galleria di foto di viaggio di Steve e Jo:

https://youtu.be/IGt0GXb4PTg

...Mi pare che la tendenza "bombastica" degli ultimi lavori permanga anche sul nuovo album... [:-I]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Thomas Eiselberg » 17 Dec 2018, 18:31

Si conferma l'uso di sonorita' "Yessiane" gia' presenti nell'album precedente. A tratti ricorda anche alcuni pezzi di Squackett ma con un tiro piu' rock. Sicuramente piu' varia e particolare anche se non originalissima. Discreta.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 21 Dec 2018, 14:26

Underground Railroad

...altro "estratto" pubblicato oggi sul canale YouTube della InsideOut Music.

https://youtu.be/DEqCKaFFCXM

Il sound parte dal delta del Mississippi per sfociare in territori più familiari...
Consueta produzione "boom-boom-boom", che personalmente non mi fa impazzire.
Special guests: Durga e Lorelei McBroom, già coriste con i Pink Floyd.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 19 Jan 2019, 12:15

Beasts In Our Time

Steve canta, suona e soleggia.
Sarò retrogrado, ma preferivo quando suonava e basta. Ma questa è solo la mia impressione.

https://youtu.be/pApZ15HM10E

...venerdì prossimo conosceremo il resto.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 21 Jan 2019, 10:48

Sono in ansiosa attesa...
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Thomas Eiselberg » 27 Jan 2019, 09:05

Ho ordinato la versione doppio vinile più cd ma chissà quando mi arriva e soprattutto quando avrò l'occasione di ascoltarlo come merita [:-!] [:-!] [:-!]

Non vedo l'ora però [:p] [:p] [:p]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 28 Jan 2019, 14:20

I pacchetti sono in viaggio per posta!!! [^]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 28 Jan 2019, 16:14

Lo sto ascoltando ora su Spotify Unlimited,
ma preferisco lasciare ad altri la recensione, anche per non spoilerare. [O:-)]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 29 Jan 2019, 08:31

Per me puoi anche recensire; anzi meglio: spesso le "rece" altrui mi aiutano a sentire particolari che da solo mi sarebbero sfuggiti! Gli altri sono avvertiti: da qui in avanti chi legge si auto-spoilera da solo!!! [:D]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Thomas Eiselberg » 01 Feb 2019, 14:57

Prime impressioni dopo un paio di ascolti.

Mi sembra che rispetto al disco precedente sia meno "compatto" ma abbia piu' picchi (in positivo piu' che altro): anche la struttura dei pezzi e' piu' "disomogenea" : ben 3 pezzi strumentali di breve durata, che spesso fungono da intro quando non da semplici intermezzi di atmosfera si alternano a pezzi di durata elevata e tipicamente prog, non mancano pero' pezzi piu' leggeri e pop. Diciamo che il titolo dell'album e' quantomai azzeccato: squarci di luce tra molti momenti piu' dark.

Note positive: batteria meglio amalgamata e parti vocali piu' efficaci, con un uso ridotto di effetti per modificare la voce di Steve.

Note negative: gli onnipresenti "cori da chiesa" e parti orchestrali che appesantiscono alcuni brani.
Qualche brano come di consueto suona come "gia' sentito"

Dividerei l'album in 4 tronconi:

Pezzi ottimi

Underground railroad.
Ascoltando i primi minuti sembra di sentire un pezzo di un altro artista, magari americano. Voci femminili dipingono scenari gospel e Steve stesso anche alla voce suona molto "americano" (per quanto possibile). Poi all'improvviso la quiete viene spazzata dalla batteria e comincia un riff rock di grande effetto, piuttosto strano per uno come Steve, siamo su sonorita' metal, fino a quando il nostro porta il tutto su binari a lui piu' consoni con un assolo dei suoi di grande effetto. Le voci femmili continuano a susseguirsi alternandosi agli assoli. Pezzo insomma molto vario e sicuramente il piu' originale del disco

Those golden wings
Con i suoi oltre 11 minuti di durata costituisce il pezzo piu' lungo dell'album. A primo impatto sembrerebbe scivolare sulla falsariga di A love song to a vampyre. Nel "ritornello" invece e' molto piu' arioso e "distensivo" (mi piace questa alternanza). Poi una parte "da chiesa" che tutto sommato pero' non appesantisce eccessivamente il brano (anche perche' di breve durata) Bello il successivo riff (che tornera' spesso nell'arco del pezzo, suonato con strumenti diversi) che si stampa subito in testa fin dal primo ascolto. Altra parte da chiesa (superflua) prima degli ultimi minuti dedicati ad un lungo assolo che riprende il riff precedente, non originale ma molto efficace.
Insomma forse poteva durare anche 9 minuti invece di 11 ma e' una "quasi suite" piena di buone cose

Peace
Il pezzo finale comincia in maniera inusuale: solo il piano e la voce di Steve, poi si trasforma in una ballata molto molto piacevole con un ritornello davvero contagioso. Ci sono insomma le stesse spezie che rendevano cosi' bello un pezzo come Sleepers. Al momento non riesco a staccarmela dalla testa, quando partono gli assoli di chitarra mi sciolgo. Come sfornate un brano semplicissimo eppure perfetto. Bellissima [:)]

Pezzi molto buoni

Beast in our time.
Dovrebbe fare le veci delle varie Loch Lommond, Wolflight ecc. L'inizio invece e' molto meno "dinamico' e risulta simile anche in questo caso a Love song to a vampyre con meno drammaticità e piu' epicita'. Poco originale ma molto molto gradevole. Molto bello l'assolo centrale mentre la seconda parte la trovo meno riuscita: richiama molto marcatamente The air conditionate nightmare, resta comunque piacevole ma sa troppo di gia' sentito.
Sfiora insomma la "prima categoria" ma per un pelo resta sotto i tre pezzi sopra citati.

Hungry years
Dalle descrizioni lette in rete credevo che non mi sarebbe piaciuta, il solito pezzo leggerino alla Squackett (piacevole ma dimenticabile). E invece il riff ti si stampa in testa e il ritornello e' molto piacevole e "gioioso" (a dispetto del titolo). Sul finale assolone alla Steve (simile per certi verso a quello di Cassandra) molto rock e molto bello, finale ottimo e inaspettato. Pop di classe insomma

Pezzi discreti o sufficienti

Under the eye of the sun
Pezzo molto solare e Squackettiano, piacevole eppure alle mie orecchie troppo poco originale. Le armonie vocali non mi dispiacciono, ma musicalmente non mi affascina. Forse poteva durare decisamente meno. Non brutto ma nemmeno niente di che, forse con piu' ascolti...

Shadow and flame
Forse l'unica vera concessione "world". Atmosfere esotiche che da un certo punto in poi richiamano Waters of the Wild (Wild Orchids). Non sono un grande fan del genere ma per me Steve sotto queste vesti tende a ripetersi troppo. Il brano sopra citato probabilmente era piu' "compiuto" di questo.

Pezzi d'atmosfera o intro

Fallen walls and pedestals
Intro che fa capire subito quali saranno le atmosfere dell'album. Il consueto mestiere di Steve ci conduce per mano in quella che e' una serie di assoli d'effetto piu' che in un brano vero e proprio.

Descent/Conflict
Il binomio che forse mi ha convinto meno dell'album. Descent ha queste atmosfere molto dark dettate da un crescendo simil Watcher of the skies (ma anche molto Crimsoniano). Quelle cose che piacciono a me insomma ma purtroppo oltre l'atmosfera si va poco oltre, troppe poche variazioni, troppi pochi spunti degni di nota oltre questa costante "marcia" oscura. Conflict farebbe meglio ma nei suoi 2 minuti di durata non riesce a sviluppare nulla di realmente concreto per quanto Steve e' sempre un bel sentire.

Insomma questo nuovo lavoro contiene i soliti difetti degli ultimi dischi di Hackett ma anche 3/4 brani tra i migliori degli ultimi anni. Disomogeneo ma con delle perle di gran valore. A cosi' poca distanza dal lavoro precedente chiedere di piu' era impossibile. Bravo Steve. [:)]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 02 Feb 2019, 00:03

Thomas Eiselberg wrote:
Descent/Conflict
Il binomio che forse mi ha convinto meno dell'album. Descent ha queste atmosfere molto dark dettate da un crescendo simil Watcher of the skies (ma anche molto Crimsoniano). Quelle cose che piacciono a me insomma ma purtroppo oltre l'atmosfera si va poco oltre, troppe poche variazioni, troppi pochi spunti degni di nota oltre questa costante "marcia" oscura.


Gustav T. Holst, Mars, Bringer Of War (da The Planets, 1914-16) -> King Crimson, The Devil's Triangle (aka Mars, 1969-70) -> Descent.
La figurazione ritmica della "marcia oscura" di Steve è leggermente differente ed è in 4/4, ma la matrice e il tema (guerra) sono gli stessi. [;)]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 04 Feb 2019, 14:45

Grazie Thomas, bella "rece"!!! Mannaggia la mia copia non è ancora arrivata... [:-!]

Intanto nella sua ultima newsletter Steve scrive che l'album è addirittura stato al 6° posto in qualche classifica... Ho controllato e non mi risulta (chissà a quale classifica si riferisce...) ma comunque si trova attualmente al 28° posto della classifica generalista della BBC, che per un artista di nicchia mi sembra un risultato di tutto rispetto! [8D]

https://www.bbc.co.uk/radio1/chart/albums
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Starless74 » 04 Feb 2019, 17:08

highinfidelity wrote:. Ho controllato e non mi risulta (chissà a quale classifica si riferisce...) ma comunque si trova attualmente al 28° posto della classifica generalista della BBC, che per un artista di nicchia mi sembra un risultato di tutto rispetto! [8D]


28° posizione confermata anche nella Official Albums Chart, questa settimana. [:)]

https://www.officialcharts.com/search/a ... -of-light/

...indubbiamente un buon risultato, tutto considerato.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 05 Feb 2019, 13:10

Intanto è arrivata la mia copia!!! [:p]

Devo dire che è veramente molto bella. La copertina è sostanzialmente in linea col recente passato: praticamente gli ultimi tre dischi di Steve formano un unicum dal punto di vista grafico. Il punto di forza è invece il disco a "raggiera", veramente spettacolare! L'album è doppio ma i lati incisi sono solo tre: il quarto è "etched" e riporta una sintesi in bassorilievo della copertina, col fulmine e con l'omino.

Spero di ripresentarmi presto con una "rece" e qualche foto: questa settimana sono impegnatissimo e temo non potrò godermi molto il nuovo disco di Steve! [':-|]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Dalex_61 » 22 Feb 2019, 10:32

Arivato e ascoltato. Mi piace molto, questo disco. Le sonorità sono più che prog, la creatività non manca e ci sono temi validi e ben sfruttati, IMHO. E poi Steve ha fatto la scelta coraggiosa che da tempo mi auguravo: far sentire di più la sua voce nuda e cruda, ricorrendo alle armonie vocali solo di tanto in tanto. Non importa se non hai la voce di Sinatra, caro Mr. Hackett, l'importante è che sia tua e l'emozione passi senza filtri. Grazie anche per questo.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 07 Mar 2019, 14:13

Dopo aver ascoltato numerose volte la nuova fatica di Steve, mi sento finalmente pronto a stendere qualche appunto che spero contribuisca a far apprezzare maggiormente alcuni dettagli dell'opera e magari - chissà - ad incrementarne un po' anche le vendite. [:)] Inizio col dire che l'edizione speciale limitata in doppio 33 giri è veramente stupenda, con un effetto nero/trasparente "esploso" di grandissimo effetto soprattutto in controluce. I lati incisi sono i primi tre; il quarto lato - come di recente si usa fare con incisioni lunghe ma non lunghissime - non contiene solchi di musica bensì una decorazione in bassorilievo (etched in gergo collezionistico) che riprende il fulmine e l'uomo della grafica di copertina, più una frase tratta dalla liriche. È molto difficile fotografare questa decorazione a causa dei riflessi, comunque spero che le immagini pubblicate in calce ne diano una vaga idea.

Graficamente il disco è in piena continuità con le recenti pubblicazioni di Steve: fotografie dei coniugi Vicedomini, stesso font di caratteri eccetera; credo quindi debbano essere considerate un unicum di questa sua fase artistica e di vita. L'incisione (nel senso del pressing), che mi aveva fatto storcere il naso nelle ultime pubblicazioni, questa volta è davvero molto buona se non ottima: silenziosa, con pochissima (direi nessuna) distorsione fino agli ultimi solchi, e con un equilibrio timbrico in gamma acuta finalmente ben bilanciato. Abbastanza buona anche l'immagine stereofonica.

LATO I

Credo che purtroppo nella traccia d'apertura sia inciso il canto del cigno di Gary O'Toole: non mi sono chiare le ragioni per cui per sua stessa decisione si sia risolto ad interrompere la sua carriera al fianco di Steve, ma solitamente da decisioni di questo tipo non è facile tornare indietro. A molti il suo stile non piaceva ma per me rimaneva sempre il batterista del tanto desiderato ritorno di Steve al rock elettrico, e per questo oltre che per la sua disponibilità e simpatia lo ricorderò sempre con grande affetto. Arrivederci Gary!

1 - Fallen Walls and Pedestals - Il disco si apre con uno strumentale che presenta le ormai usuali sfumature mediorientali, a cui Steve ci ha abituati in anni recenti. Se però inizialmente il brano sembra solo un pretesto per anticipare qualche tema e l'atmosfera complessiva del disco, a un minuto circa parte un meraviglioso assolo cantabile di Steve (intervallato da un'ulteriore divagazione mediorientale) che non esito a collocare tra quanto di meglio mai fatto da lui. A 1' 53'' Steve ripropone magistralmente la tecnica del colpo alla leva vibrato lasciata libera di oscillare, che aveva già introdotto in The Night Siren; ignoro se sia una sua innovazione (forse no) ma ancora una volta Steve riesce a portare una tecnica fredda e meccanica a livelli di lirismo sublimi; non so se chi legge queste parole riesca a cogliere il passaggio, ma per chi scrive è da sindrome di Stendhal. Voto: 10 e lode.

2 - Beasts in Our Time - Dopo un'apertura orchestrale gotica (e se vogliamo non indispensabile) parte un bel cantato di Steve accompagnato dalla chitarra folk. È curioso che un tempo lento come questo sia stato collocato a inizio disco, personalmente l'avrei visto molto meglio in chiusura del primo lato per alcune ragioni sulle quali tornerò. La mente comunque vola a Love Song to a Vampyre, anche se naturalmente note e armonie sono completamente diverse. A due minuti circa, un revival che aspettavo dagli anni '80: finalmente un assolo di sassofono come dio comanda, vale a dire un vero assolo di sax tenore, naturalmente a firma Rob Townsend che per una volta chiude nel cassetto lo strasentito sax soprano. L'esperimento felicissimo dura pur troppo poco; mi auguro che Steve ci prenda gusto e riproponga qualcosa di più elaborato nel prossimo disco. Immediatamente dopo segue uno dei rari passaggi in cui il lavoro al flauto di John Hackett è distintamente ascoltabile. Oltre, Steve riprende meravigliosamente alla chitarra elettrica l'assolo di sax, poi il brano devia verso una delle classiche "tirate alla Steve Hackett" in stile quasi metal (congruo il parallelo con Air Conditionate Nightmare). Voto: 9 soprattutto per l'idea dell'assolo di sax.

3 – Under the Eye of the Sun – Come già anticipato, avrei visto molto meglio questa canzone in apertura di disco; ma per qualche strana ragione è invece collocata esattamente all'opposto: in chiusura del primo lato. L'atmosfera, abbastanza tipica dei recenti lavori di Steve, fa pensare alla West Coast grazie ai bei cori di voci miste su un ritmo brillante al quale contribuiscono le percussioni di Gulli Briem ed un notevole lavorìo di basso elettrico firmato Jonas Reingold. Dopo un atmosferico ponte etnico di didgeridoo e duduk (Paul Stilwell e ovviamente Rob Townsend, affiancati in conclusione da alcune note di flauto di John) il brano riparte con un bell'assolo di Steve ben supportato dal basso di Reingold che si prende licenza d'uscire a sua volta dalle righe. Chiusura con archi incalzanti e un lunghissimo colpo d'orchestra riverberato. Voto: 9.

LATO II

4 – Underground Railroad – Dò per scontato che l'armonica che apre la canzone sia suonata da Steve: sappiamo da lungo tempo che si diletta con questo strumento, sebbene sia distante dal suo genere musicale d'elezione. Il brano acquista quasi subito sonorità gospel, suppongo per via della collaborazione con Durga e Lorelei McBroom (già coriste dei Pink Floyd) che sono accreditate su questa traccia. Si rimane negli Stati Uniti col successivo accompagnamento teso di steel guitar (almeno credo) e in sostanza ci sono tutti gli ingredienti necessari affinché questo brano non mi piaccia: mi ricorda il pastiche di Please Don't Touch, forse è un limite mio. Comunque l'assolo di Steve e il coro che portano la canzone verso direzioni nuove nel finale sono piacevoli e ne sollevano le sorti. Voto: 7.

5 – Those Golden Wings – Una non strettamente necessaria apertura cameristica lascia rapidamente spazio a un arpeggio di chitarra folk appoggiata più avanti da note di Hammond che rinverdiscono nostalgie genesisiane. Alla batteria troviamo il nostro vecchio amico Nick D'Virgilio, che per ora si rilassa su un solido 4/4 ben squadrato. Verso 3' 15'' Steve presenta per la prima volta, ottimamente appoggiato da D'Virgilio, un semplice ma bellissimo obbligato di chitarra elettrica pulita, che come vedremo tornerà successivamente in veste di tema. Seguono alcune incursioni orchestrali, e si ascolta il coro lirico sintetico programmato da Roger King. Come già discusso in passato, si tratta di campionamenti di vocalizzi e sillabe che è possibile porre in sequenza ed intonare, fino a far pronunciare al coro intere frasi cantate. Non ho idea di quanto sia difficile impostare queste programmazioni, ma devo dire che King lo sa fare veramente bene e il risultato è possente e realistico. Steve ripropone per la seconda volta il tema, appoggiato da un bel lavoro di basso elettrico, forse a sua volta suonato da Steve poiché nessun altro musicista sembra essere accreditato a questo strumento. Dopo un intermezzo di chitarra classica (che mi offre lo spunto per commentare come questo strumento non abbia la collocazione di rilievo che spesso Steve aveva ad esso riservato nei suoi lavori recenti) torna il coro su liriche in latino: forse quanto di più progressìvo ed elitario si sia mai visto! Nonostante Steve si prodighi in ringraziamenti alla persona che ha curato la traduzione, il cui nome taceremo per pudore, qualcosa è andato storto (magari anche solo in tipografia) e il risultato è un latino maccheronico da liceale pluriripetente - e dire che se solo Steve mi avesse chiesto, gli avrei sfornato delle liriche coi fiocchi! [8D] La meravigliosa coda di questa lunga e articolata canzone è una fuga di matrice organistica: dopo un breve silenzio Steve ripresenta per la terza ed ultima volta il tema, questa volta con la chitarra elettrica distorta, poi lo riprende numerose volte con variazioni di lirismo stellare ed ariose escursioni improvvisate. Ringrazio il cielo che abbia avuto il senno di farsi affiancare dalle vere percussioni di Nick D'Virgilio. Nota di merito anche per l’ineffabile suonatore di basso elettrico, che ben sottolinea e armonizza i passaggi più articolati. Come usava scrivere mia madre quando un'opera d'arte veramente meritava, il risultato è bello da piangere. Siamo di nuovo ai vertici di quanto mai fatto da Steve Hackett. Voto: 10 e lode.

6 – Shadow and Flame – Tornano sonorità esotiche e mediorientali sul cantato di Steve, che cedono presto il passo ad un 4/4 ricco di sincopi su cui ben si inserisce il concitato ma non noioso sitar di Sheem Mukherjee. Di nuovo ci sarebbero tutti gli ingredienti affinché questo brano non mi piaccia, e invece devo dire che è accattivante. Notevole il lavoro di programmazione di Roger King alla batteria sintetica: sarebbe stato preferibile un batterista in carne ed ossa, ma comunque le percussioni reggono. Voto: 8.

LATO III

7 – Hungry Years – Il terzo lato si apre con un bel ritmo sciolto (ma attenzione: al seggiolino della batteria siede il grande Simon Phillips!) che si inserisce in un classico filone più volte esplorato da Steve. La cosa curiosa del cantato è che i cori, realizzati con un massiccio uso dell’harmonizer, sono passati attraverso un tremolo. Il tremolo però resta costantemente inserito anche nelle brevi parti cantate dal solo Steve, generando un curioso effetto ondulato che caratterizza tutta questa prima parte. Nelle risposte ai cori si riascolta con piacere la bella voce di Amanda Lehmann, che con mio rincrescimento ha un po' (tanto) sacrificato la sua carriera di musicista alla famiglia. Fin qui il brano ha veleggiato tranquillo su un onesto sette pieno, ma quando ormai si crede di sapere dove si stia andando a parare, ecco che a 3' 00'' netti la chiave cambia radicalmente per lanciare un bellissimo assolo di Steve, con qualche incursione tastieristica di Benedict Fenner e nuovamente un lavorìo di Jonas Reingold al basso elettrico sul quale merita spostare l'attenzione, mentre Simon Phillips ci riporta per risonanza al migliore Mike Oldfield. Torna infine un bellissimo coro misto, nuovamente con la voce di Amanda sugli scudi, facendo impennare ad un Voto: 9 il giudizio sul brano. Come nota a margine, non riesco a non pensare che gli "Hungry Years" delle liriche siano una metafora più o meno conscia degli anni trascorsi con Kim Poor; forse non per caso questa è l’unica traccia cantata del disco che non veda Jo Lehmann in veste di co-autrice. Chissà. La verità la conosce solo Steve, e forse nemmeno lui.

8 – Descent
9 – Conflict – Si tratta di due brani strumentali strettamente interconnessi. Descent è un bolero in crescendo, marzialmente scandito da una batteria programmata. Conflict, nuovamente sulla falsariga di Air Conditioned Nightmare, lascia più spazio ad incursioni di mellotron e a virtuose divagazioni chitarristiche di Steve. Complessivamente siamo in pieno ambito progressìvo, ma ai due brani manca un po' di nerbo e soprattutto a mio parere manca un vero punto focale, un culmine che li renda veramente memorabili. Voto: 7.

10 – Peace – Tematicamente legata alla coppia di brani precedenti, ma ascoltabile anche come traccia a sé stante, la canzone si apre su un pastorale cantato di Steve accompagnato dal pianoforte. Torna il coro lirico sintetico con alcuni brevi fraseggi. Poi la canzone veleggia più alta con un repentino cambio di chiave a 1' 17''. Il notevole cantato di Steve è ripreso dal trio misto Hackett-King-Lehmann, non solo su liriche ma anche su vocalizzi di grande effetto corale. A 2' 33'' nuovamente una fuga di Steve seppure molto breve: presenta un tema, lo ripropone variato, poi passa di nuovo la mano al bellissimo coro misto che "disturba" con qualche sua incursione chitarristica che si chiude con una lunga nota sostenuta. Dopo un ulteriore assolo su una chiave completamente diversa che riprende la matrice mediorientale già ascoltata in altri brani dell’album, la chitarra si spegne suggestivamente in lunghi riverberi ed il disco si conclude con un crescendo-calando di sintetizzatori. Voto: 9, soprattutto per le parti corali e per l'idea della mini-fuga.

Credo sia evidente dai voti assegnati che ritengo questo disco uno dei migliori lavori di Steve, non solo in tempi recenti ma anche in assoluto. Non ho la pretesa che questo mio giudizio sia condiviso, dirò solo che Steve – magari per coincidenza - ha concentrato in questi solchi quanto a me più piace della sua arte compositiva e della sua tecnica chitarristica. Mi è piaciuto soprattutto come ha elaborato il materiale: ci sono, è vero, 2-3 temi "buttati lì" che potevano esser plasmati con maggior sapienza, ma in generale le idee più consistenti sono state molto molto ben elaborate e contrappuntate.

Se proprio devo trovare un difetto, ma è un difetto comune a quasi tutte le pubblicazioni da quando esiste il CD, ed è un tema su cui qui ho scritto innumerevoli volte a rischio di ripetermi, è la lunghezza. Togliendo i due brani a cui è stato attribuito il voto minore e potando alcune introduzioni e code non dico inutili ma sicuramente non essenziali, il disco sarebbe potuto durare senza difficoltà alcuna i canonici 45 minuti che anche Mozart aveva individuato come durata aurea massima; a quel punto il materiale registrato sarebbe stato collocabile sui due lati tradizionali di un unico 33 giri, e sarebbero stati due lati integralmente composti di musica eccelsa senza alcun calo di qualità o tensione. Tuttavia ignoro se tra la clausole contrattuali di Steve sia incluso anche il minutaggio che ciascuna sua pubblicazione deve rispettare; probabilmente sì. E se questo è il patto grazie al quale Steve può vivere facendo della sua arte una professione, ebbene sorvoleremo senza troppi sofismi su qualche minuto in eccesso, anche perché si tratta in ogni caso di musica di alta qualità.

Bravissimo Steve! Avanti tutta!!! [:)]

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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby Thomas Eiselberg » 18 Mar 2019, 19:23

Purtroppo letta solo ora la lunga ed esaustiva recensione di High. Ottima [;)]
Concordo su quasi tutto (dopo altri ascolti lo trovo decisamente superiore a The night Siren e a molti altri, un ottimo lavoro, tra i suoi migliori) tranne che su Underground Railroad che continua ad essere il pezzo che mi piace di piu' dell'album, almeno al livello degli altri 2 che anche lui apprezza di piu'. E' una questione di gusti comunque, e' un pezzo molto particolare e non nello stile classico di Steve, ci sta che possa far storcere il naso.

Per il resto non posso che quotare tutto e ringraziare Steve per questa inattesa perla (alla faccia del disco partorito per doveri contrattuali, se la qualita' e' questa puo' pure farne uno l'anno [:D])
Essi vivono noi dormiamo. Obbedisci, compra, non pensare, il denaro è il tuo dio.

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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby rkive » 19 Mar 2019, 16:43

Conoscendo di Steve Hackett solo "Access all areas", "Tribute" e "Out of the tunnel's mouth", l'album è molto entusismante e sembra fatto per introdurre all'ascolto della sua musica alle nuove generazioni.
Sono tornato indietro al '78 quando per la prima volta ho avuto l'emozione di sentire "Dance on a Volcano".
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 26 Mar 2019, 09:41

L'edizione giapponese di At The Edge Of Light contiene due brani "bonus" dedicati esclusivamente a quel mercato (che, a detta di Steve, si attende che ci siano brani bonus e simili omaggi, come se invece a noi italiani desse fastidio... [O:-)] ). Si tratta di due tracce effettivamente originali, non contenenti materiale vecchio più o meno rielaborato, ma semplici ideee registrate da Steve e Benedict Fenner in un solo giorno di lavoro.

I due brani (Teach Yourself Vulcan e Roulette) al momento non sono ascoltabili su youtube, ma rkive ci segnala che su un sito giapponese di e-commerce è possibile ascoltare un estratto dei primi 45 secondi:

http://www.cdjapan.co.jp/product/VSCD-4430

E' necessario scorrere fin poco oltre metà pagina; al di sotto dell'elenco dei titoli c'è un pulsante blu "Listen Samples". Facendo clic si viene re-indirizzati su un'altra pagina con il medesimo elenco dei titoli, ma questa volta con la possibilità di ascoltarne 45 secondi.

Teach Yourself Vulcan, che ci rivela la simpatia di Steve per la serie Star Trek, inizia come vero e proprio brano metal che non mancherà di entusiasmare Thomas [:D] , poi però delle punteggiature di pianoforte ne guastano un po' l'atmosfera che diventa blueseggiante. Peccato perché il riff iniziale avrebbe meritato a mio parere un serio approfondimento.

Roulette è invece un brano dalla curiosa atmosfera anni '80, che si apre con percussioni leggere e chitarra pulita, mentre più avanti non riesco bene a capire se Steve abbia rispolverato qualche guitar synth di vecchia scuola o se si tratti semplicemente dei sintetizzatori di Fenner. Entrambi i brani comunque sono particolari e al di fuori di quanto Steve fa abitualmente.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby rkive » 08 Apr 2019, 17:56

Su http://www.hackettsongs.com/video.html.

Nick D'Virgilio Records Drums for the New Steve Hackett Record:
"Those Golden Wings" (dal min 1,44).

https://youtu.be/MYLsuainR64.
[:)] [:)] [:)]
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby rkive » 05 Jun 2019, 15:28

Su @HackettOfficial c'è questo tweet:

Vote for Steve Hackett! Progressive Music Awards 2019 - Album of the Year, UK Band/Artist of the Year, Re-issue of the Year.

Ho ho votato per Steve, spero di non aver acquistato un abbonamento di ProgMagazineUK...
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby highinfidelity » 06 Jun 2019, 08:00

Grazie della segnalazione! Apro un topic apposito.
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Re: 'At The Edge Of Light'

Postby rkive » 22 Sep 2019, 14:58

STEVE HACKETT - "Peace" Feat. Amanda Lehmann.

https://youtu.be/yyD-TguLf58

Vedere Steve suonare anche in playback non è male...
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