Grazie per aver evidenziato l'intervista. È passato talmente tanto prima che trovassi il tempo di leggerla, che nel frattempo l'album è già uscito. In ogni caso contiene alcune annotazioni utili per comprenderlo meglio.
Mi è piaciuta molto la frase
a lot of modern prog bands get it wrong with the idea of too much punctuation and not enough statement che ritengo sia la ragione per cui molti complessi di neo-progressive stentano a piacermi: si preoccupano come prima cosa di restare solidamente nell'ambito del progressive, poi di avere un'idea veramente buona. Credo invece la cosa importante sia avere un'idea musicalmente davvero buona, che piaccia davvero; poi volendo la si porta nell'ambito del progressive canonico. Di converso, però, non mi dispiacerebbe ogni tanto ascoltare Steve mettersi alla prova con qualche figura ritmica più complessa.
Tristissimo il paragrafo (monoriga!) in cui dice che molto semplicemente la sua autobiografia non ha suscitato alcuna reazione negli altri Genesis. Sono abbastanza sicuro che nessuno di loro l'abbia letta. Ormai tra Mike, Tony e Phil, ma anche Peter, è una gara a chi è più auto-referenziale.
Uno dei segreti della longevità artistica di Steve è anche quello di non essere auto-referenziale, o almeno cercare d'esserlo il meno possibile: è sempre curioso, sempre aperto ad amicizie e cose nuove, sempre desideroso d'imparare da chiunque.