Per i sentieri del Pop 1969

Un'area dedicata all'esplorazione dell'universo musicale in genere, e degli altri protagonisti del rock progressivo in particolare.

Per i sentieri del Pop 1969

Postby aorlansky60 » 10 Aug 2007, 10:26

La storia narra, anche per voce dei testimoni che vissero quell'"happening", che una sera del '68, ad un party
tra amici comuni in quel di L.A., amici per lo più impegnati in musica in varie vicissitudini e destini,
un distinto signore inglese che aveva già alle spalle un esperienza importante nel gruppo degli Hollies si unisse vocalmente quasi per gioco insieme ad un altro giovanotto di belle speranze, anch'egli con una solida
esperienza musicale alle spalle, ma estromesso dal proprio gruppo perchè in rotta artistica con il suo leader... Su invito di un altro distinto Yankee di belle speranze, tale STEPHEN STILLS proveniente dai BUFFALO SPRINGFIELDS, quella sera GRAHAM NASH e DAVID CROSBY deliziarono i presenti con i loro cori nel mezzo di quel party gioioso, fatto di improvvisazioni e suonate tra amici e conoscenti.

CROSBY e NASH si resero conto di possedere un potenziale non indifferente per le mani, quando uniti a cantare.

E fu così che a loro decise di unirsi anche Steve Stills, ormai fuoriuscente dal suo gruppo in fase di scioglimento...

Reclutarono un drummer (D.Taylor) e si immersero nelle jams... Crosby alla chitarra ritmica e qualche volta
alla solista, Stills alternando basso chitarra e tastiere, Nash ai controcanti e a volte alla chitarra acustica...
Composero e registrarono materiale tra la fine del '68 e la primavera del '69, per dare forma al loro
storico ed epico album d'esordio che vedrà la luce nel maggio del '69... Un esordio con i botti.


CROSBY, STILLS & NASH - CROSBY, STILLS & NASH




l'unione tra tre menti creative del genere - psichedelico e rivoluzionario Crosby, votato al rock ed alla
tradizione USA Stills, più disimpegnato e leggero Nash - produsse veramente un grande grandissimo disco,
degno di essere ricordato anche quarant'anni dopo...


Il primo brano, "Suite: Judy Blue Eyes" era una canzone d'amore scritta da Steve Stills per la sua "fiamma" di
allora, Judy Collins... era composta in due parti, un monologo acustico vocale di Steve, ed una lunga coda
finale fatta dai vocalizzi indimenticabili delle tre voci unite.

Il seguente "Marrakesh Express" di Nash era una ritmata e piacevole canzone, che costituì anche l'hit a
45g del disco, dato il suo potenziale da facile presa e la sua armonia irresistibile, condita con il solito
sapiente uso vocale...

Poi arrivava l'incanto di Crosby con la sua delicata "Guinnevere" ballata quasi dal sentore di menestrello
medioevale ancora prima che acustica, veramente splendida.

Altre canzoni meravigliose di questo disco, in primis "Wooden ships" composta in trio da Crosby, Stills e Paul
Kantner (dei Jefferson Airplane, che infatti ne includerà una propria versione in "Volounteers") dallo
splendido scorrere di chitarre elettriche arpeggiate e dai cori di Crosby&Nash ormai marchio di fabbrica del
sodalizio...

"Helplessly Hoping" e "Long Time gone" rispettivamente di Stills e Crosby, ed ancora la bella "Lady of the Island" di Nash e la conclusiva "49 Bye-Byes" di Stills...


Sarà un disco che avrà molto seguito nella formazione del particolare tipo di "song-writing" Americano dei
primi anni '70, andando ad influenzare miriadi di talenti emergenti del tempo...

Per chi non lo conoscesse (mi riferisco in particolare ad Hogweed che so avere apprezzato in modo particolare
il primo "solo" di D. Crosby) questa è un opera da conoscere assolutamente.
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...
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Postby harlequin » 18 Aug 2007, 13:50

Un altro monumento...va bè, stavolta vorrei ridimensionarlo...
solo un pochino.

King Crimson

In the court of the Crimson King

"King Crimson è un'idea e un modo di fare le cose.
E'un modo di mettere assieme persone per suonare musica,
e un modo di pensare riguardo ad ogni cosa".
In maniera così "eccessiva" Robert Fripp presenta uno dei
gruppi fondamentali della nuova era Rock, all'alba degli
anni '70.
Personalità enigmatica, intellettuale fino all'eccesso, Fripp
manifesta fin dagli inizi il proposito di rifondare il Rock su basi
puramente razionali.Dirà:"La deliberata dichiarazione da parte
mia che al Rock era possibile richiamarsi alla testa, oltre
che ai piedi, fu considerata quasi eretica".
(Ma ormai era da qualche anno che il Rock aspirava ad essere
considerato "arte" in un momento in cui venivano fuori
tutta una serie di talenti fuori dall'ordinario).
Del resto anche quando si accostò allo strumento, intorno agli
undici anni,l'approccio del chitarrista fu tutto cerebrale,perchè come
ha raccontato lui stesso,non aveva il minimo senso ritmico e
non riusciva neanche a distinguere una nota dall'altra.
Così, la sua tecnica chitarristica è frutto di una lunga
educazione,e forse anche per questo così personale, con l'uso
di scale ,accordi e passaggi inusitati.
Nonostante la personalità di Fripp, che si dà da fare per
diffondere "manifesti musicali e paramusicali", i Crimson
almeno agli inizi, sono un vero gruppo e quando esordiscono,
gli ascoltatori rimangono sbalorditi davanti alla forza e
alla novità di questa musica: sax elettrificati, cascate di
Mellotron di Ian Mc Donald, la voce di Greg Lake, lo stile
percussivo estremamente "lirico" e creativo di Michael Giles
e naturalmente la chitarra di Fripp schizoide, gelida.
Gli strumentisti lasciano parecchio spazio all'improvvisazione
che rimane peculiarità dei concerti;ancora Fripp scrive:
"Scopo fondamentale dei Crimson è organizzare l'anarchia,
utilizzare il potere latente del caos..."
Nel primo ultracelebrato album ,poco sopravvive della
improvisazione dei concerti. Nella parte centrale del
brano d'apertura ad es.(uno dei classici del gruppo),
naturalmente "XXI century shizoid man":
brano di forte impatto veemente, delirante, col testo visionario
di Pete Sinfield, il poeta del gruppo (nonchè curatore del Light
show);un testo pieno di immagine dolorose, da incubo con versi come
"Innocenti stuprati dalle fiamme del Napalm"
oppure
"Poeti famelici, bambini dissanguati,
niente in suo possesso può sfamare i suoi bisogni
è l'uomo shizoide del XXI sec."
Pazzia e morte in una sorta di "futuro medioevo".
Lake e Giles stendono una mobilissima e Jazzata sezione ritmica,
mentre Fripp si presenta con un velocissimo assolo "Free",insieme
al Sax distorto di Mc Donald.
Nonostante gli accenni Jazzistici, nel brano non c'è nessuna
scioltezza, non c'è swing.
"Sembrava del Karate messo in musica, sembravano un reggimento,
con tutti quei break e quella precisione da militari" dirà
un certo Steve Hackett, uno degli ammiratori di Fripp.
L'altro brano che contiene un'improvvisazione, del tutto
diversa,è "Moonchild":dopo una delicata ballata col testo pieno
di immagini simboliche della poetica infantile di Sinfield,
parte una lunga improvvisazione sussurrata: è come aprire una scatola magica,
una minuscola porta per un sub-mondo (Mc Donald
è al vibrafono).Ma a dire il vero alla fine risulta noiosa.
Il resto dell'album è musica scritta: "I talk to the wind",è serena
e leggera con Fripp qui delicatissimo come il flauto di Mc Donald.
"Epitaph" presenta i Crimson magniloquenti con tempeste di Mellotron
e i testi apocalittici e ossianici di Sinfield.
Il sentimento epico viene catturato in pieno dall'altro grande
classico "In the court of the Crimson King":con tutti i personaggi
che popolano i sogni del Re Cremisi:pifferai magici, streghe del fuoco, giullari,
nenie ancestrali e danze delle marionette.
Ancora il chitarrista:"La magia,l'esoterico, i tarocchi e il
simbolismo mi attraggono.Ma non credo che sia la musica ad essere
influenzata da questa cose;credo che essa sia piuttosto l'elemento
di un insieme più vasto".
La copertina è un'altra di quelle che si imprimeranno nella memoria
collettiva, come simbolo di un'era.
Eppure,nonostante tutto, l'album mi è sempre sembrato un pò sopravvalutato
quanto a vera bellezza musicale, e non mi pare così
epocale come ormai riconosciuto da tutti.
Non voglio dire che non lo sia ,ma non nella misura con cui
è stato insediato sul trono del Progressive (si sa che i Re reclamano un trono).
Certo quella chitarra è unica, ma se consideriamo il disco,
svela i suoi numeri veramente solo nel brano iniziale.
Rappresentarono la volontà di trasformare un gruppo Rock
in una piccola orchestra: Mc Donald, che forse nell'album si mette in luce
più di Fripp, suona sax, flauti, clarinetti di diverso taglio
(anche il clarinetto basso) vibrafono e tastiere varie, tra cui il Mellotron,
che a dire il vero non era ormai una novità (i Moody Blues ne avevano
fatto da anni il loro marchio di fabbrica).
(Conviene anche ricordare, che Mc Donald è anche l'autore di
"I talk to the wind" e della "title track",e si suppone anche il principale
responsabile di "Epitaph" che passano, chissà perchè per creazioni
di Robert Fripp).
A ben guardare non ci sono degli arrangiamenti così vari e fantasiosi, così come
la struttura dei brani non è poi così ricca,
A voler essere pignoli il finale dell'ultimo brano ad es. rasenta la noia
con tutti quei ritornelli.
Non voglio fare l'originale, ma è necessario un certo atteggiamento
critico quando l'album in questione viene additato come quello
da cui è partito tutto,e come quello che rappresentò l'unificazione stilistica
per eccellenza.
Non mi pare che prima non ci fosse nulla,
nè che sintetizzi im maniera decisiva quello che è stato il
progressive,un genere dalle mille sfumature.
Questo disco possiede solo qualcuna di queste sfaccettature.
A sentire i musicisti stessi il "vento del nuovo soffiava di più
nei concerti del gruppo,che nel disco".
Gruppo che comunque ,già alla fine del'69, si sfaldava.
Dopo una tourneè americana, i musicisti esasperati dalla "follia
Frippiana" decidono di andarsene.(E questo non può che dolere
perchè questa formazione era da fiaba).
Questa sarà la prima delle innumerevoli volte che il chitarrista sarà
abbandonato.

Avanti con gli scontri fisici.[:D]
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Postby Flower » 19 Aug 2007, 11:29

harelquin[:)]

non mi permetto di dire nulla,quando parlano gli esperti..meglio leggere in silenzio[:-I]

Sappi,pero',che sto ascoltando assiduamente "In The Court" perche' mi ha catturata,come i Genesis[:-I]

Che dire? E' troppo bello,lo ami gia' da subito,gia' dal primo "sconvolgimento emotivo" della prima canzone;e poi,anche i "rumori" dopo la splendida "Moonchild": ora che lo sto ascoltando,ti immergi cosi tanto che ascolti tutto,non so come dire..e poi..si ha come la sensazione che quei passaggi ci "debbano" essere[:-I]

"Ephitaph" sublime
[8:-x]

E poi..beh.."In The Court.." come dire...la sublime voce di Greg Lake,a me emoziona cosi' tanto che gli occhi mi lacrimano (non scherzo),infatti a volte la salto..e poi e' cosi' bella:quando lui canta "In the Court of The Crimson Kiiiiiiiiiiiii--iiiii--iiii--iiiiinnggg...aaaaa-aaaaa--aaaaaaaaa" quell'"andare giu'" (scusa l'espressione)..mamma mia...i brividi![8:-x]

sempre opinioni personali[:)]
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Postby smiroldo » 19 Aug 2007, 13:16

flower, appena puoi passa a "Lizard" e "Islands", due dischi dei King Crimson stupendi, secondo me perfino superiori a "In the court" (anche se, storicamente, meno importanti) [;)]
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Postby mozo » 19 Aug 2007, 13:21

Senza dimenticare RED, un album con melodie alluccinanti e sicuramente piu' "facile" all'ascolto rispetto ai due capolavori menzionati da Smiro.[;)]
"I want everybody to know that Mozo is here"
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Postby harlequin » 19 Aug 2007, 21:54

Di quegli album ne parleremo presto.[;)]
Fiore, sono contento che "In the court" ti piaccia.
Naturalmente con quello che ho scritto non volevo dire
che non fosse un bel disco o che non fosse importante,
spero che si sia capito.[:)]
Sei sicura che durante Moonchild non ti sia addormentata?[:-D]
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Postby aorlansky60 » 20 Aug 2007, 04:29

davvero splendidi gli altri albums dei King Crimson segnalati dagli amici del forum...[;)]

il fatto che "King Crimson" fosse nelle intenzioni di Fripp "un idea ed una filosofia di fare musica" si riflette perfettamente nella sua inquieta voglia di ricerca della perfezione formale...

il suo continuo stravolgere l'organico della band ha portato alla realizzazione di albums meravigliosi ed anche molto diversi tra loro per stili ed intenti...

LIZARD è molto vicino a lidi jazz, avendo Fripp chiamato nell'organico molti musicisti Inglesi provenienti da quella scuola...

ISLANDS è molto "impressionista" a mio modo di vedere... certe sue cose mi paiono molto "Debussy"

RED è forse il più immediatamente "Rock"

concludo con quello che a mio avviso rimane il risultato più mirabile raggiunto dai King Crimson sotto il profilo musicale :

LARK'S TONGUES IN ASPIC, musica a tratti anche ostica ma veramente meravigliosa, il primo con la nuova formazione comprendenti Bruford e Wetton, a detta di molti (me compreso) "La" formazione definitiva della band...

difficile comunque trovare un neo nella loro discografia (quella relativa al primo periodo) perchè ogni loro LP da IN THE COURT a RED
-imho- contiene sempre qualcosa di assolutamente geniale.
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Postby Flower » 13 Feb 2008, 15:09

Scusate ma ho riletto con molto interesse il topic,e la spendida recensione di Aorlansky sul bellissimo album omonimo di CSN[8:-x]

L'ho acquistato tempo fa e l'ho ascoltato,prima,come sempre,seguendo i testi,poi lasciandomi andare....e debbo dire che e' vero,e' una musica raffinata dal sapore antico[8:-x][8:-x]

Bellissime le voci,quando cantano in tre uniti sono formidabili,hanno una coesione e una fluidita' bellissime[8:-x]

E' un disco veramente stupendo,l'ho ascoltato piu' volte,e' come se catturasse la parte un po piu' sognante,e ringrazio ancora Aor e voi delle vostre segnalazioni[:)][8:-x]
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