Per i sentieri del Pop 1965

Un'area dedicata all'esplorazione dell'universo musicale in genere, e degli altri protagonisti del rock progressivo in particolare.

Per i sentieri del Pop 1965

Postby aorlansky60 » 10 Aug 2007, 06:43

vorrei esordire con un LP pubblicato nel '65 che contiene a mio avviso (e non solo) i semi germinali dei venti
di cambiamento del pop, più di ogni altro...


THE BEATLES - RUBBER SOUL




il '65 è l'anno che vede profilarsi all'orizzonte una serie di bands UK che da lì a poco, sulla scia dei Beatles, costituiranno la cosiddetta "British Invasion" verso l'universo USA - parlo di Kinks, Yardbirds, Rolling Stones, The Who, Animals, Hollies tra i principali -

Dopo la fortunata annata '64, quella che li vide conquistare l'America, John e Paul cominciarono a guardarsi
intorno lungo il panorama musicale del tempo... Ed anche sfiorati dalle influenze del primo Dylan, John soprattutto, i due convennero che la matrice con la quale esordirono, semplice canzone beat basata su testi
"d'amore", non li avrebbe portati molto lontano... Questo processo evolutivo, a mio avviso gìà partito in
embrione con il precedente "HELP" trovò con questo LP la sua vera affermazione.

I Beatles erano stati tra i primi a vedere nell'LP un formato tramite il quale potere veicolare al meglio la
loro proposta, dal potenziale più articolato e vasto rispetto al semplice 45g che al tempo era il supporto
incontrastato nella pop music.
Riprendendo le parole intelligenti di un critico degli anni '60, l'LP divenne lo stesso mezzo per un musicista al pari della tela per un pittore o delle pagine bianche di un libro da riempire per uno scrittore...
Il pop stava evolvendo, e stava per acquisire un autorevolezza e dignità tali da poterlo finalmente mettere al
cospetto di forme musicali ritenute più colte e dotte in quei tempi.

Ancora coinvolti in estenuanti tourneè, RUBBER SOUL si vide materializzare in pochissimo tempo di gestazione...
Quei due composers erano così prolifici da ignorare ogni fatica... lo crearono e confezionarono praticamente
in poco più di tre settimane... se a questo si aggiungono i due brani, frutto delle stesse sessions, che andranno a costituire il 45g che uscirà nella stessa data dell'album (Day Tripper/We can work it out) ai primi
di dic '65, si ottiene la giusta dimensione circa la maturazione evolutiva alla quale erano arrivati.

RUBBER SOUL ruota fondamentalmente su una serie di brani portanti e qualcun altro inferiore, -imho- ma sempre
di alto livello qualitativo per il tempo.
I testi delle canzoni si fanno più introspettivi ed intimistici - John e Paul cominciarono a scrivere trasponendo proprie esperienze ed emozioni personali - e gli arragiamenti ricchi e curati più di qualsiasi
produzione precedente del gruppo.
Le stesse tecniche di registrazione cominciarono con quest'album ad evolvere oltre la rigidità imposta dalla
EMI, per volere degli stessi Beatles che sollecitavano continuamente il loro produttore e tecnici del suono
verso forme di sperimentazioni più innovative, ma questo non sarà che l'inizio della storia...


"DRIVE MY CAR" è il pezzo d'apertura, a firma Paul, brano molto articolato e dalla architettura musicale complicata ben oltre il loro abituale standard, dominata dalle note di pianoforte e dal basso onnipresente di
Paul, con un assolo alla elettrica di George nel "middle-eight", senz'altro uno dei più riusciti del disco...

segue la famosa "Norwegian wood" di John che racconta di una storia extraconiugale vissuta dall'autore; a
parte la sua delicata bellezza, per lo più acustica, il brano è famoso perchè reca per la prima volta nella
storia(credo) della musica pop l'uso del sitar quale strumento di accompagnamento; George Harrison era da poco
rimasto affascinato dalla filosofia indiana ed aveva conosciuto un virtuoso dello strumento -Ravi Shankar-
dal quale aveva cominciato a prendere lezioni... George trovò le note sul sitar e ne fece l'accompagnamento,
facendo anche la disperazione dei tecnici degli studios, perchè il sitar mandava in saturazione i livelli di registrazione degli strumenti... alla fine trovarono la soluzione... brano semplicemente meraviglioso.

la seguente "You Won't See Me" è un bel brano a firma Paul, che tenta di raccontare le disavventure sentimentali che il suo autore stava vivendo in quel tempo...

"Nowhere Man" è uno dei classici di John... reca uno dei marchi di fabbrica del quartetto, l'uso sapiente e
creativo di cori a due e tre voci; il testo parla di uno dei suoi stati di apatia verso il mondo circostante - uomo inesistente - ed in un certo senso manifesta l'inquietudine del suo autore in quel periodo di grandi
mutamenti.

"Think For Yourself" di George è arricchita dall'uso del "fuzz bass" di Paul (McCartney stava iniziando a far
assumere al basso un potenziale al di là del suo semplice apporto ritmico; da questo disco, il basso di Paul
diventerà uno dei tratti più caratteristici ed innovativi nella musica del quartetto)

"The Word" cantata da John e composta per metà dal lui e Paul racconta delle continue allusioni della parola
"Love" e vede la voce di John sempre al solito meraviglioso livello interpretativo (era di certo il più dotato
tra i quattro sotto questo aspetto)

"Michelle" di Paul è una ballata acustica molto raffinata per il tempo; testimonia dei nuovi territori nei
quali i quattro volevano cominciare a muoversi, abbandonando lo schema della primitiva canzone "beat",
riuscendo veramente a ricreare uno stato particolarmente intimistico nel suo incedere. È famosa anche per
quel capoverso più volte ripetuto in lingua Francese.

"What goes on" cantata da Ringo apre il lato B del disco, e si tratta a mio avviso dell'episodio meno riuscito
dell'opera, una canzone ancora con i retaggi quasi contry&western di certe loro passate composizioni da "Help" e "For Sale"

la successiva "Girl" è una ruvida canzone di John verso l'universo femminile, palesando le sue inquietudini ed
il suo malessere comportamentale verso le donne per via della sua storia adolescenziale travagliata, fantasmi
che era ancora lontano dall'esorcizzare. Nessuno come Lennon era capace di tali sincere e rudi tenerezze da
trasporre in musica. Quasi uno sberleffo -tipico di Lennon- il suo famoso "respiro" quasi a mordere il microfono.

"I'm Looking Through You" è un altra ritmata canzone di Paul, anche questa a tema del suo travagliato rapporto
personale con la sua fidanzata di allora...

"In my life" di John è una delle perle del disco, oltre che dell'intera produzione Beatlesiana; a parte il
famoso pianoforte accelerato di George Martin nel "middle-eight" il testo parla in modo struggente dei
ricordi di vita vissuta dal proprio autore fino a quel punto della sua esistenza.

"If I Needed Someone" è uno splendido brano di George, che vede anche il contributo vocale nei cori di John e Paul, a ricreare quella splendida atmosfera per la quale i Beatles erano famosi, l'uso delle voci - morbida e
su registri alti quella di Paul, potente e tagliente come rasoio quella di John

"Wait" e "Run For Your Life" sono due brani di John che chiudono l'opera, belli ma certamente non dello stesso
livello che caratterizza gli altri brani portanti di questo disco.


A detta degli stessi concorrenti musicali dei Beatles per il tempo, oltre ad essere universalmente riconosciuto
per il suo valore musicale dagli stessi critici, RUBBER SOUL fu l'album che "cambiò tutto"; che fece assumere
un nuovo livello di raffinatezza mai incontrato in precedenza alla musica in campo pop.
E che "alzò il tiro" della qualità compositiva.
Fece dei suoi autori, oltre a pochi altri nel panorama musicale mondiale di allora - Dylan, Byrds - quelli più
all'avanguardia nel campo.

RUBBER SOUL non era strettamente rock e non era più pop... I Beatles stavano reinventando gli archetipi, e
questo non era che l'inizio della storia.
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...
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