Ho tratto spunto da un post di Thomas Eiselberg contenuto nel topic di Dalex (20 dopo i Genesis).
Il punk è nato, come stile e cultura, per reagire al periodo degli anni '70. In questo decennio, a parte gli ultimi anni, l'hard rock dei Led Zeppelin ed il Prog rock hanno dominato incontrastati gli stili musicali allora imperanti. Per così dire, il punk ha riconsegnato alla musica pop il suo valore intrinseco, estrapolabile proprio dal suo stesso nome: POPular. Se la musica classica era appannaggio della classi superiori, ecco che il ceto medio (più o meno abbiente) ha potuto ottenere una sua propria collocazione musicale con l'apparire del jazz (divenuto poi musica d'elité), del blues e del rock and roll. Pian piano la musica classica è venuta scemando, consentendo alla musica pop di accedere alle luci della ribalta. Tuttavia, gli imperi discografici hanno marciato su questa nuova frontiera musicale. I Led Zeppelin, per dire, giravano in limousine, potevano permettersi un jet privato (lo Starship) e vendevano dischi senza soluzione di continuità. Per questo il punk (ma già prima gli Area, i quali, non a caso, avevano intitolato una canzone "L'abbattimento dello Zeppelin") ha voluto reagire, ritornando alle origini e creando uno stile musicale (nonché una cultura) in grado di rappresentare il ceto meno abbiente. Almeno sulla carta.
Ma cos'è che è propriamente punk, almeno a livello musicale? La band è formata da 3 o 4 elementi, dove le tastiere spariscono e tutto il lavoro è eseguito dal quadrivio voce, chitarra, basso e batteria (guarda caso come i Led Zeppelin, ma questa, secondo me, è pura coincidenza). Le canzoni non devono superare i 4 minuti e solitamente l'impatto sonoro risulta violento, veloce e graffiante. Inoltre, i musicisti, solitamente, vivono un'esistenza estrema, o comunque alquanto differente da quella cosiddetta normale. I Genesis, infatti, erano pacati, calmi e arringavano le folle più col virtuosismo e la scenografia, che con testi politicamente pregnanti. Robert Fripp sembra mio nonno seduto su di uno sgabello. I Gentle Giant sembrano fuoriuscire dal Mistero Buffo di Dario Fo. In più, tutti questi tizi da me citati fanno musica difficile, complicata, che da a pensare. Viceversa, i punk sono scatenati, a torso nudo, urlano, aizzano le folle con l'autolesionismo (vedasi Sid Vicious).
Ma cosa succede? Il punk non solo si è ormai affermato quale stile musicale e cultura, ma è diventato moda. Tutto è punk: i vestiti, la visione del mondo, l'esistenza stessa. Ma soprattutto, il sistema discografico, uno dei tanti volti del capitalismo, ha preso il punk e lo ha trasformato nel suo più orrido contrario: un businness.
Se valutiamo attentamente:
- la canzone di 3-4 minuti è già di per sé una potenziale hit;
- gli strumenti utilizzati non permettono una ricerca musicale troppo complessa;
- gli indumenti punk sono caratterisitici e dunque riproducibili in massa;
- lo stile di vita ribelle è un classico cliché utilizzato dalla pubblicità (il figaccione che vive oltre le leggi);
- la musica graffiante fa presa sui ragazzi giovani;
Basandomi su questo materiale da me personalmente raccolto, mi sento di dire che il punk, già alla sua nascita, conteneva in sé il germe di ciò contro cui lo stesso punk andava. Il solo fatto di fornire al pubblico canzoni veloci e rapide (sia in termine di tempistica che di esecuzione), in realtà, non è un favore che faccio al popolo, bensì è una diretta o indiretta considerazione del fatto che la semplicità è alla portata di chi mi ascolta. Il punk andava contro uno stile musicale (lasciando perdere i Led Zeppelin: in quel caso il punk era molto più in linea con quanto andava sostenendo), nella fattispecie il prog, che risultava complesso, intricato e per questo borghese. Sicuramente, il progressive nacque dalla borghesia (sapete meglio di me dove i 3/5 dei Genesis studiarono), ma esso non voleva essere per forza di cose borghese. Né era indirizzato ad un pubblico simile. A mio parere, il prog nacque senza intenzioni, se non quelle relative al fatto che c'era gente che sapeva suonare, voleva suonare e si divertiva a suonare. Ancor più importante è il fatto che di per sé il progressive fuorisuciva dalle logiche di mercato che già coi Beatles e gli Stones si erano poste in essere. Esso non conteneva in nuce una deviazione pop (nel senso commerciale del termine), né aveva delineato una cultura che, ad esempio, si palesava nel vestiario. Avete mai visto un tizio che gira vestito da prog-rocker? No. Avete mai visto un tizio vestito da punk? Hai voglia se l'ho visto.
Concludo dicendo che il capitalismo è spesso infastidito dalla complicatezza, preferendogli la semplicità. Al massimo, la classe dirigente si ammanta di saperi che riesce a padroneggiare in maniera alquanto discutibile (vedi Dell'Utri che va in liberria a parlare di cultura). O al massimo, ve lo concedo, il pensiero serve al "padrone" per saperne di più rispetto a quello che non ha studiato. Ma qui il discorso meriterebbe un topic apposito. Noi parliamo di musica, qui. E, riprendendo il discorso sulla complicatezza, aggiungo che se il capitalista di turno (EMI, Virgin, Sony, Atlantic) vuole fare soldi, oggi come oggi andrà a pescare dal punk, non dal prog. E non è un caso che Emerson abiti in un condominio, mentre Johnny Rotten possiede una villa (quest'ultima frase è da prendere con le pinze: l'ho letta su Rolling Stone!!!!).
Insomma, il vero borghese chi è? Colui il quale si ostina a complicare le cose, fornendo una musica che solo in pochi capiscono, oppure è colui che offre la semplicità, ma si espone talmente tanto da finire nel grande calderone delle hit musicali?