Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Un'area dedicata all'esplorazione dell'universo musicale in genere, e degli altri protagonisti del rock progressivo in particolare.

Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby Zeppelin » 05 Mar 2013, 23:03

Ho tratto spunto da un post di Thomas Eiselberg contenuto nel topic di Dalex (20 dopo i Genesis).
Il punk è nato, come stile e cultura, per reagire al periodo degli anni '70. In questo decennio, a parte gli ultimi anni, l'hard rock dei Led Zeppelin ed il Prog rock hanno dominato incontrastati gli stili musicali allora imperanti. Per così dire, il punk ha riconsegnato alla musica pop il suo valore intrinseco, estrapolabile proprio dal suo stesso nome: POPular. Se la musica classica era appannaggio della classi superiori, ecco che il ceto medio (più o meno abbiente) ha potuto ottenere una sua propria collocazione musicale con l'apparire del jazz (divenuto poi musica d'elité), del blues e del rock and roll. Pian piano la musica classica è venuta scemando, consentendo alla musica pop di accedere alle luci della ribalta. Tuttavia, gli imperi discografici hanno marciato su questa nuova frontiera musicale. I Led Zeppelin, per dire, giravano in limousine, potevano permettersi un jet privato (lo Starship) e vendevano dischi senza soluzione di continuità. Per questo il punk (ma già prima gli Area, i quali, non a caso, avevano intitolato una canzone "L'abbattimento dello Zeppelin") ha voluto reagire, ritornando alle origini e creando uno stile musicale (nonché una cultura) in grado di rappresentare il ceto meno abbiente. Almeno sulla carta.
Ma cos'è che è propriamente punk, almeno a livello musicale? La band è formata da 3 o 4 elementi, dove le tastiere spariscono e tutto il lavoro è eseguito dal quadrivio voce, chitarra, basso e batteria (guarda caso come i Led Zeppelin, ma questa, secondo me, è pura coincidenza). Le canzoni non devono superare i 4 minuti e solitamente l'impatto sonoro risulta violento, veloce e graffiante. Inoltre, i musicisti, solitamente, vivono un'esistenza estrema, o comunque alquanto differente da quella cosiddetta normale. I Genesis, infatti, erano pacati, calmi e arringavano le folle più col virtuosismo e la scenografia, che con testi politicamente pregnanti. Robert Fripp sembra mio nonno seduto su di uno sgabello. I Gentle Giant sembrano fuoriuscire dal Mistero Buffo di Dario Fo. In più, tutti questi tizi da me citati fanno musica difficile, complicata, che da a pensare. Viceversa, i punk sono scatenati, a torso nudo, urlano, aizzano le folle con l'autolesionismo (vedasi Sid Vicious).
Ma cosa succede? Il punk non solo si è ormai affermato quale stile musicale e cultura, ma è diventato moda. Tutto è punk: i vestiti, la visione del mondo, l'esistenza stessa. Ma soprattutto, il sistema discografico, uno dei tanti volti del capitalismo, ha preso il punk e lo ha trasformato nel suo più orrido contrario: un businness.
Se valutiamo attentamente:
- la canzone di 3-4 minuti è già di per sé una potenziale hit;
- gli strumenti utilizzati non permettono una ricerca musicale troppo complessa;
- gli indumenti punk sono caratterisitici e dunque riproducibili in massa;
- lo stile di vita ribelle è un classico cliché utilizzato dalla pubblicità (il figaccione che vive oltre le leggi);
- la musica graffiante fa presa sui ragazzi giovani;

Basandomi su questo materiale da me personalmente raccolto, mi sento di dire che il punk, già alla sua nascita, conteneva in sé il germe di ciò contro cui lo stesso punk andava. Il solo fatto di fornire al pubblico canzoni veloci e rapide (sia in termine di tempistica che di esecuzione), in realtà, non è un favore che faccio al popolo, bensì è una diretta o indiretta considerazione del fatto che la semplicità è alla portata di chi mi ascolta. Il punk andava contro uno stile musicale (lasciando perdere i Led Zeppelin: in quel caso il punk era molto più in linea con quanto andava sostenendo), nella fattispecie il prog, che risultava complesso, intricato e per questo borghese. Sicuramente, il progressive nacque dalla borghesia (sapete meglio di me dove i 3/5 dei Genesis studiarono), ma esso non voleva essere per forza di cose borghese. Né era indirizzato ad un pubblico simile. A mio parere, il prog nacque senza intenzioni, se non quelle relative al fatto che c'era gente che sapeva suonare, voleva suonare e si divertiva a suonare. Ancor più importante è il fatto che di per sé il progressive fuorisuciva dalle logiche di mercato che già coi Beatles e gli Stones si erano poste in essere. Esso non conteneva in nuce una deviazione pop (nel senso commerciale del termine), né aveva delineato una cultura che, ad esempio, si palesava nel vestiario. Avete mai visto un tizio che gira vestito da prog-rocker? No. Avete mai visto un tizio vestito da punk? Hai voglia se l'ho visto.
Concludo dicendo che il capitalismo è spesso infastidito dalla complicatezza, preferendogli la semplicità. Al massimo, la classe dirigente si ammanta di saperi che riesce a padroneggiare in maniera alquanto discutibile (vedi Dell'Utri che va in liberria a parlare di cultura). O al massimo, ve lo concedo, il pensiero serve al "padrone" per saperne di più rispetto a quello che non ha studiato. Ma qui il discorso meriterebbe un topic apposito. Noi parliamo di musica, qui. E, riprendendo il discorso sulla complicatezza, aggiungo che se il capitalista di turno (EMI, Virgin, Sony, Atlantic) vuole fare soldi, oggi come oggi andrà a pescare dal punk, non dal prog. E non è un caso che Emerson abiti in un condominio, mentre Johnny Rotten possiede una villa (quest'ultima frase è da prendere con le pinze: l'ho letta su Rolling Stone!!!!).
Insomma, il vero borghese chi è? Colui il quale si ostina a complicare le cose, fornendo una musica che solo in pochi capiscono, oppure è colui che offre la semplicità, ma si espone talmente tanto da finire nel grande calderone delle hit musicali?
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby Montecristo » 05 Mar 2013, 23:17

il punk in sè era un movimento-boiata, i grillini della musica.. però i meccanismi e soprattutto le persone che stavano dietro al punk non avevano meno cultura musicale di un prog rocker, anzi parecchi prog rocker manco sanno dove sta di casa la musica, quella forma di espressione.. e si lanciavano o nel sinfonico vuoto o nella copia carbone.. e tutti insieme, punk e prog rockers hanno foraggiato la dance..

ad ogni modo, abbasso il punk, viva il postpunk, che vien praticamente due secondi dopo il punk..

comunque io la gente vestita da prog rocker l'ho vista, tutta la deriva fantasy [:D]
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby highinfidelity » 06 Mar 2013, 09:04

Difficile dire, Zep. Io credo ci sia stato un misto di entrambi gli aspetti in entrambi i movimenti.

Da un lato il progressive e' una musica sicuramente elitaria, che si rivolge ad un ceto non necessariamente ricco ma sicuramente colto. Tuttavia in Italia (ma non solo in Italia, pensa anche alla Francia, ai Gong eccetera) fu fatta propria anche da giovani piu' o meno proletari, piu' o meno ribelli, piu' o meno figli del popolo. Basta riguardarsi le locandine degli eventi italiani di quegli anni: piu' che ad un concerto di progressive sembrava si andasse ad una Festa de l'Unita' o a visitare una comune. Alcuni dei gruppi che citi poi, Area soprattutto ma anche Banco e altri, erano fortissimamente impegnati politicamente. La prova del nove, se vuoi, e' il ristrettissimo seguito che ha attualmente il progressive: molti andavano a sentire quella musica perche' era un evento sociale, ma non erano in grado ne' di comprenderla ne' tantomeno di farla propria.

Riguardo il punk, non concordo con quanto scritto da Montecristo: si trattava di musicisti ignorantissimi, con una cultura (non solo musicale) pari a zero, assolutamente incapaci a suonare per loro stessa ammissione e vanto. Difatti non hanno lasciato praticamente nulla di valido, e sulla lunga distanza, a parte il mito del movimento, e' rimasto poco o nulla. Si citano sempre le stesse cose: l'unico disco riproposto e ri-ri-riproposto in tutte le salse dai Sex Pistols (che ormai ce l'ha fatto a fette), qualcosina ina ina ina (ma proprio ina) dei Clash, ascoltabile solo in minima parte perche' poi subito guastato da "poghi" e da altre scemenze musicali. Tutto il resto e' solo moda e parole a vanvera sulla carta stampata.
Da dove venivano questi "giovani ribelli" [:-j] del punk? Sicuramente c'erano in mezzo anche poveracci, disadattati, gente del popolo in sofferenza. A me pero', quando vedo mega stivalazzi di pelle, mega giaccazze di pelle, accessori di qua', accessori di la', jeans col taglio cosi' e cosa', viene sempre da storcere il naso. Io coi figli del popolo, quelli veri, ci ho studiato assieme fino alle scuole medie, quando il borgo di Po di Torino non era ancora l'attuale precollina dei fighetti, ma il residuato bellico di un'area industriale ormai scomparsa e in crollo e fatiscenza assoluta. Posso assicurare che non avevano stivalazzi e giaccazze: ricordo solo braghette corte sempre e comunque anche d'inverno, camicie di flanella con toppe ai gomiti d'ordinanza e scarpe che anche mio nonno in guerra si sarebbe rifiutato d'indossare.
Che e' poi la storia anche d'oggi: basta guardare come si vestono i vari punkabbestia ed alternativix, con le loro costosissime Doctor Martens e i vestiti della Disegual che io, piccolo borghese con stipendio ultra-regolare, non posso permettermi. Figli del popolo? Fighetti che giocano a fare i ribelli in attesa d'ereditare la fabbrichetta del papy? Ognuno trarra' le proprie conclusioni. Io vi lascio alle vostre riflessioni citando un testo degli Afterhours:

cambia la permanente in dreadlocks
che ti cambia il cuore
giocati l'anfibietto in tinta
ti fa far l'amore

ridai i soldi al tuo papà
l'alternativo è il tuo papà
sui giovani d'oggi ci scatarro su

come pararsi il culo
e la coscienza è un vero sballo
sabato in barca a vela
lunedì al leonkavallo
<< Conoscete voi spettacolo più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a raddoppiare il miagolìo di un violino? >>
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby aorlansky60 » 06 Mar 2013, 14:59

Innanzi tutto occorre sottolineare un concetto di base :

il punk non fu solamente uno stile musicale, ma un fenomeno societario radicato nel sottofondo culturale e nei ceti economicamente più bassi della popolazione anglosassone.
Questo è quanto accadde in Inghilterra dal 1977, anno di ascesa internazionale del movimento, anche se a livello musicale la scintilla si era già accesa precedentemente negli USA.

Attecchì in una fetta di età prettamente giovanile (quella sotto i fatidici "20") addescata all'occasione da astuti mestieranti di business, managers sempre attenti al mercato discografico e pronti ad afferrare ogni opportunità, che istruirono a dovere i loro protetti (le proprie band).

Quando la storia ci narra che il bassista originario dei sex pistols (l'unico a possedere un minimo di base tecnica per riuscire a suonare ed al quale si deve la maggioparte del materiale composto per il loro primo ed unico-per fortuna- album) fu silurato da mclaren(il loro manager) che lo sostituì con sid vicius che poteva vantare un immagine assai migliore MA CHE SAPEVA SUONARE IL BASSO COME IL SOTTOSCRITTO, vale a dire aLIVELLO ZERO anche meno di principiante
ho l'esatta idea di ciò che rappresentò quel fenomeno : una gigantesca buffonata agli occhi ed orecchie di fans creduloni idealisti -ed una bella palata di soldi in arrivo per coloro che avevano preparato ad arte il terreno...
Ricordiamolo, il punk non fu solo dischi, ma tutta una serie di accessori di abbigliamento per i quali i fans andavano pazzi fino ad adottare un modello di atteggiamento caratteriale, per la gioia delle aziende che ci stavano "dietro"...

A questo punto, a qualcuno che mi potrebbe obiettare : "ma anche nel caso della Beatlemania il fenomeno fu sfruttato all'inverosimile attraverso gadgets di qualsiasi tipo introdotti nel mercato..." gli rispondo che gli "affari sono affari" alla fine, con la differenza che quei 4 teddy-boys di Liverpool tracciarono un solco creando autentiche meraviglie sonore per il ns piacere, mentre il punk ha prodotto solo m.
pochissime eccezioni a parte.

Per quanto mi riguarda, è talmente indegna culturalmente la proposta musicale(musicale?) punk -specie se confrontata con altre, prima e dopo di essa- da farmi desistere da ogni altro tipo di commento.

Aggiungo solo per quei fans idealisti che ancora dimenticano il vero propulsore del loro presunto movimento (una storia vecchia come il mondo, fornire denaro in tasca per pochi, quelli che ho ricordato prima) ancora convinti ingenuamente che il punk servì per abbattere il barocco nel Rock -quanto di buono era stato faticosamente creato in UK da 10anni indietro- che la loro teoria del "distruggi tutto" ha vita corta e non stà in piedi :

se l'intenzione dei loro eroi -pistols in testa- era quella di sbricciolare ogni parvenza di lessico musicale che si possa definire tale, allora anche altre forme musicali più antiche, dal jazz al blues andando a ritroso passando dal romanticismo fino al barocco e a J.S.BACH devono sentirsi minacciate e messe in discussione...

Se in cambio di tutto quanto ho ricordato (5 secoli di cultura musicale Europea in una riga, bazzeccole...)
loro propongono solo quanto ha saputo romperci in 3-4anni di vita, allora capite bene che il gioco non regge...
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby Thomas Eiselberg » 06 Mar 2013, 20:21

Concordo con quanto dice Zep: tutti i generi musicali nascono come "reazione", come "innovazione" e poi col tempo si imborghesiscono. Il punk aveva in se il germe già dalla sua nascita, la sua analisi la trovo tristemente vera quando dice:

Zeppelin wrote: E, riprendendo il discorso sulla complicatezza, aggiungo che se il capitalista di turno (EMI, Virgin, Sony, Atlantic) vuole fare soldi, oggi come oggi andrà a pescare dal punk, non dal prog. E non è un caso che Emerson abiti in un condominio, mentre Johnny Rotten possiede una villa (quest'ultima frase è da prendere con le pinze: l'ho letta su Rolling Stone!!!!).
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby Zeppelin » 06 Mar 2013, 21:09

Io non credo proprio che il Prog sia "sicuramente" elitario. Mio papà lo ascoltava (e adorava) già a 17 anni. E aveva (ha) la terza media e lavorava in fabbrica. E tanti suoi amici ascoltavano le stesse cose e i più fortunati andavano a vedersi i concerti dei Pink Floyd. Durante la naja, mio papà si trovò a Pordenone e andò a vedere i Crimson (1974!!! E ha pure rubato una bacchetta!!) con i suoi camerati (commilitoni? boh...). Possibile che fossero tutti "elitari". No. Secondo me, oltre alla bellezza in sé, il progressive ebbe una funzione pedagogica. Lo insegnava, il bello. Il punk sembra nascere per soddisfare la cattiva coscienza di chi non riusciva a capire. Addirittura, il punk commerciale, tipico fenomeno statunitense per teen-ager festaioli, è riuscito a rendere difficile l'ascolto di gruppi ispiratori del genere come gli Who. Questi ultimi sono, secondo me, la quintessenza del rock (micidiali le schitarrate del Pete), ma a ben vedere hanno un po' troppa fantasia e Tommy, non a caso, è un concept, tipico album dell'era prog. In più, c'era un certo Entwistle, che il basso lo faceva viaggiare a meraviglia. E ancora, certi pezzi di Townsend, come Amazing Journey, avevano dei giri di accordi troppo complessi (!) per le orecchie del punkettone finto ribelle degli anni '90-2000.
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby aorlansky60 » 07 Mar 2013, 08:46

Zep ha scritto :

"Il punk sembra nascere per soddisfare la cattiva coscienza di chi non riusciva a capire"

...diciamo pure anche di chi non voleva capire...

Per riuscire a capire, occorre volere conoscere, sforzandosi di apprendere.

Come ogni pratica umana, anche quella musicale prevede dedizione, approfondimento, perseveranza e CONOSCENZA.

Senza la CONOSCENZA, un individuo non sviluppa il proprio gusto verso ciò che è BELLO, scremando da esso quello che non lo è.


Tutti questi concetti sono all'antitesi del movimento punk che aveva come scopo "distruggere" quanto era stato creato prima di esso,
non proponendo nulla di alternativo se non solo lo strazio di cui furono capaci.

Ma la loro mediocrità andò ben oltre, sconfinando in uno stile di vita assolutamente abberrante e perduto, e mi riferisco non solo a chi strimpellava ma soprattutto ai fans che abbracciarono con entusiasmo il movimento : questo è quello che accade quando si è giovani ed idealisti, e si è inconsciamente facili prede di volponi più anziani e saccenti che sanno bene come sfruttare ogni situazione favorevole... vorrei chiedere oggi, a qualcuno di quella generazione che si ritrovò giovane nella seconda metà degli anni 70 in UK, come si vedono oggi nel 2013 a ritroso, se sono sopravvissuti, se non hanno cambiato ideali e stili di vita... [:-j]


"The Who
Questi ultimi sono, secondo me, la quintessenza del rock (micidiali le schitarrate del Pete), ma a ben vedere hanno un po' troppa fantasia e Tommy, non a caso, è un concept, tipico album dell'era prog. In più, c'era un certo Entwistle, che il basso lo faceva viaggiare a meraviglia. E ancora, certi pezzi di Townsend, come Amazing Journey, avevano dei giri di accordi troppo complessi (!) per le orecchie del punkettone finto ribelle degli anni '90-2000."

NON POTREI ESSERE PIU' D'ACCORDO, specie per i periodi che ho sottolineato.

In particolare, nel mio immaginario, quando penso ad una band, una sola, rappresentativa al massimo livello del movimento ROCK nel suo vero significato, ancora prima di BEATLES e ROLLING STONES (già rappresentativi di per se) a me spunta fuori sempre quel nome :

The WHO
[:)]
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby highinfidelity » 07 Mar 2013, 09:10

Zeppelin wrote:Io non credo proprio che il Prog sia "sicuramente" elitario.

Non e' il pubblico del rock progressivo che era elitario, e' la musica progressiva che e' elitaria. Si rifa' alla musica sinfonica, alla cameristica, agli stilemi piu' complessi del jazz, sincopi, tempi dispari, poliritmie. Non certo ai canti popolari e ai cori d'osteria.

Il pubblico, come mi sembrava d'aver gia' scritto molto chiaramente, ma evidentemente non e' cosi' per cui espando il concetto, era dei piu' vari e numerosissime persone appartenenti ai ceti operai l'hanno apprezzato. Alcuni (molti) solo per moda, ma non tutti. Anche perche' la sensibilita' poetica e', per ragioni statistiche e genetiche, assolutamente trasversale ai ceti sociali. La genetica se ne frega di quanti soldi hanno i tuoi genitori: se nasci poeta, poeta resti; non avrai mezzi per esprimerti e/o farti conoscere ma sempre un animo poetico avrai. E' il discorso con cui Darwin supera Lamarck, no? I figli dei contadini non hanno i calli alle mani, ce le hanno morbide come i prìncipi figli di re. Cosi' come se nasci cretino da genitori ricchi, sei e resterai quello che sei: un ricco cretino.

La differenza, forse (torno agli "operai progressivi"), e' che e' piu' probabile che vengano a mancare sul lungo periodo le basi sia culturali che economiche per approfondire come si vorrebbe l'argomento, ad es. comprendere i testi in lingua straniera, apprezzare i giochi di parole ed i riferimenti colti alla letteratura classica; piu' in solido si avra' difficolta' a mettere assieme una bella collezione di dischi progressivi, che certamente i negozianti non regalano. Sarebbe interessante ad esempio sapere quanti dei commilitoni di tuo papa' abbiano in seguito approfondito il progressive e quanti lo ascoltino ancora. E quanti una manciata d'anni dopo pogavano con la cresta colorata di verde fosforescente.

Cio' non toglie che se una persona possiede un animo poetico, una propria melomania istintuale diciamo, l'avere le tasche vuote e la terza media non gli impedisce d'essere catturato almeno immediatamente (nel senso di senza sovrastrutture intermedie) dal messaggio musicale progressivo. Cosi' come un ricco cretino si abbonera' per tutta la vita al teatro d'opera senza che la lirica faccia mai vibrare nemmeno una piu' recondita, tenue corda del suo animo.
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby aorlansky60 » 07 Mar 2013, 10:49

"Non è il pubblico del rock progressivo che era elitario, è la musica progressiva che è elitaria.
Si rifà alla musica sinfonica, alla cameristica, agli stilemi più complessi del jazz, sincopi, tempi dispari, poliritmie.
Non certo ai canti popolari e ai cori d'osteria."




Affermazione da condividere assolutamente. [:)]

High sottolinea giustamente anche il nesso del prog con il passato culturale dal quale attinge linfa :

in particolare "musica sinfonica e da camera" (prima ancora degli "stilemi complessi del jazz").

Sappiamo bene quanto il prog debba alla musica Barocca del 600/700 e ad un certo J.S.BACH in particolare...

Ed in effetti, il Prog è culturalmente figlio dell'Europa, ancora prima di potersi dichiarare anche figlio dell'America(patria del Rock'n'roll ma anche di Jazz e Blues) dalla quale prende la parte ritmica sincopata che accomuna tutte le rock bands della storia (classico schema chitarra ritmica-basso-batteria, al quale il prog porterà in dote anche la tastiera).
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby Zeppelin » 07 Mar 2013, 11:53

highinfidelity wrote:Cio' non toglie che se una persona possiede un animo poetico, una propria melomania istintuale diciamo, l'avere le tasche vuote e la terza media non gli impedisce d'essere catturato almeno immediatamente (nel senso di senza sovrastrutture intermedie) dal messaggio musicale progressivo. Cosi' come un ricco cretino si abbonera' per tutta la vita al teatro d'opera senza che la lirica faccia mai vibrare nemmeno una piu' recondita, tenue corda del suo animo.


Qui sta il punto. Non ci interessa quanti soldi ha il padre del poeta, del musicista o del pittore. Se uno ha talento lo ha in sé, non lo compra col denaro. Poi è chiaro che è maggiormente facilitato colui il quale ha una certa disponibilità danarosa. Per dire, il filosofo Fichte è uno dei rari (forse l'unico?) esempi di poveraccio, semi-morto di fame, che nonostante tutto riesce a trovarsi uno sponsor. Ma quanti altri hanno potuto fare questo? Pochissimi. Gli altri filosofi di successo sono stati sovvenzionati da famiglie borghesi. Ma qui siamo in pieno '800.
Durante gli anni '70 c'è stato l'inizio della democratizzazione del denaro. Immagino, eh! Così anche Bonham e Plant (provinciali e proletari) hanno potuto comunque farsi conoscere suonando nei locali, per poi divenire quello che sono (stati).
Il problema del punk, e che io ho trovato ancora vigente in quel di Bologna, è che la cattiva coscienza delle nuove leve ha posto i soggetti in un atteggiamente di rifiuto totale della realtà. "No future" dicevano, quando gli hippy il futuro, al contrario, lo vedevano rosa. Si poteva cambiare. E Woodstock è stato l'apice del'utopia della Summer of Love (senza dimenticarsi che c'era gente che si drogava pesantemente e altre amenità simili) o del movimento degli anni '60. Ma è stato l'apice a livello soprattutto musicale! C'era Hendrix sul palco, gli Who, CSN e Janis Joplin. Voglio dire, prima dell'avvento del prog, c'erano questi tizi che SAPEVANO SUONARE! Da un certo punto di vista, Hendrix è molto meno elitario di Howe, ma cazzarola, anche Hendrix è uno che la chitarra la suona da virtuoso. Non so se sono riuscito a spiegarmi, ma adesso devo andare e ho scritto tutto di corsa! [:-|]
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Re: Punk e Progressive. Chi è il più borghese?

Postby aorlansky60 » 08 Mar 2013, 08:46

Zep ha scritto:
"...Woodstock è stato l'apice del'utopia della Summer of Love o del movimento degli anni '60. Ma è stato l'apice a livello soprattutto musicale! C'era Hendrix sul palco, gli Who, CSN e Janis Joplin. Voglio dire, prima dell'avvento del prog, c'erano questi tizi che SAPEVANO SUONARE! Da un certo punto di vista, Hendrix è molto meno elitario di Howe, ma cazzarola, anche Hendrix è uno che la chitarra la suona da virtuoso."


allora, vediamo se ho interpretato giusto :

a fine anni 60 il prog è agli albori;
prima di esso è in auge la gente che hai elencato, a maggioranza USA, Who a parte, che propone e suona decisamente "ROCK"(Big Company ed Experience senza dubbio, CSN magari con una maggiore apertuta acustica, WHO dirompenti);
poi a Woodstock si esibirono tra gli altri anche TEN YEARS AFTER, SANTANA, JEFFERSON AIRPLANE, tutti quanti dello stesso pedigree di cui prima.

Poi a fine 69 in UK arriva il prog che vuole porsi come alternativa al rock di matrice USA, proponendo un messaggio più raffinato (maggiormente cerebrale ed elitario??... si, si può tranquillamente affermare)

Dopo un lustro o poco più di Rock allo stato dell'Arte (il Prog, appunto), qualcuno pensa che è ora di finirla con quelle "delicatesse" e di ritornare alle origini, solo che lo fanno in modo maldestro (in linea con le loro capacità), proponendosi a livello assai inferiore della gente elencata prima ("quelli di Woodstock").

E ci credo : a differenza di HENDRIX o Alvin LEE o Carlos SANTANA o Stephen STILLS(di certo il più "tecnico" dei 4 in CSN&Y), l'accozzaglia punk non possedeva alcuna base tecnica per riuscire a farlo. Come tecnica, la maggioranza di essi(qualche eccezione c'era comunque) si ritrovava a livello principiante-dilettantesco, forse anche meno. Al loro confronto, uno come LENNON poteva definirsi un autentico virtuoso della chitarra (mentre conosciamo bene il livello tecnico di LENNON e sappiamo che non è vero) il che è tutto dire...

Quindi, questa gente (il punk) è riuscita ad esprimere solo quello che il loro miserabile livello tecnico unito alla loro limitata fantasia creativa ha consentito loro... tutto molto logico.

La limitata fantasia creativa è (anche)conseguenza diretta della mancanza di tecnica : uno che si ritrova la fortuna di essere dotato di talento come la natura gli ha fornito -un nome a caso: KEITH EMERSON- credo possa ambire a progetti ambiziosi ben oltre la media, è la sua stessa consapevolezza nei propri mezzi a guidarlo, e la storia lo ha testimoniato; a differenza di uno che non possiede nemmeno le basi ma che in nome di un ideale di protesta(e basta) si crede legittimato ad esprimersi in musica al pari di altri più talentuosi... Perchè il punk è stato anche questo, non dimentichiamolo : li convincevano che anche se non sai suonare è lo stesso, basta che urli con tutta la tua forza, attacchi il jack della chitarra all'ampli e percuoti quelle corde fino a tranciarle!...
Ma la limitata fantasia creativa in campo artistico può derivare anche da un contesto sociale deprimente : come pretendere da uno nato nel caos, educato nel caos, cresciuto in un contesto simil caos come lo poteva essere il ceto sociale basso dell'UK middle-seventies, di vedere da costui proporre pagine musicali riconducibili a SIBELIUS, MUSSORGSKY o BACH??? ...sarà un caso che alcuni ragazzi cresciuti ed educati in un contesto completamente diverso, che rispondono ai nomi di Anthony Phillips, Peter Gabriel, Michael Rutherford e Anthony Banks assorbiranno influenze musicali completamente diverse??...

A livello musicale il punk non ha introdotto nulla di nuovo... o forse si : mediocrità simile come quella da loro esibita non si era ancora sentita in giro prima del loro arrivo sulla scena...

Allora, potendo scegliere, ammesso e concesso che il Prog sia "elittario" e "cervellotico" adatto a pochi, molto meglio allora Beatles, Rolling Stones, Byrds, Buffalo Springfield degli anni 60!! Tutta questa gente tutto sommato ha fatto qualcosa di cui ancora ci si ricorda... e cancelliamo, potendolo fare, 4anni di buio totale e di anti-cultura assoluta come quella proposta dal 77 al 80 in campo rock proveniente da un determinato contesto sociale...
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