"Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Un'area dedicata all'esplorazione dell'universo musicale in genere, e degli altri protagonisti del rock progressivo in particolare.

"Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby Duke59 » 09 Jan 2014, 02:23

Per caso alcuni giorni fa ho scoperto che Mike Oldfield aveva - con mia sorpresa - pubblicato nel 2007 la propria autobiografia.

Cullato dal piacevole ricordo delle migliaia di ascolti di Tubular bells - Hergest Ridge - Ommadawn - Incantations, conditi dal mio tentativo (spesso infruttuoso) di impararne alcuni delle più semplici parti di chitarra, mi sono incuriosito ed ho deciso di acquistarla (la versione per Kindle costa pochi euro su Amazon).

Anche alcune delle produzioni successive di Oldfield non mi dispiacciono, ma la varietà e l'inventiva presente in quei quattro (per me) capolavori, in seguito scomparirà ... e leggendo l'autobiografia si capisce anche il perchè.

Giuro che mai avrei immaginato gli abissi di sofferenza e disagio psicologico che si celavano dietro a quegli album da me tanto follemente amati (e che ancora amo).

Che Oldfield fosse una persona particolare lo si intuiva dalle musiche che componeva ... ma onestamente non immaginavo che avesse dovuto affrontare gli enormi problemi psicologici e le difficoltà famigliari che ci racconta nel libro.

Tra l'altro le sfortunate vicende famigliari del giovane Oldfield in piccola parte rispecchiano le mie (anche se io fortunatamente non ho mai cercato rifugio nella bottiglia e nelle droghe come invece fece lui) per cui in alcune cose mi sono parzialmente riconosciuto.

Nonostante il fatto che Oldfield racconti nel dettaglio le forti difficoltà psicologiche che lo hanno afflitto - portandolo proprio sul limite della follìa, direi io - il libro ha anche molte parti in cui è leggero e divertente.

Non mancano poi informazioni per me inedite sui suoi primi 4 storici album, e alcune di queste mi hanno letteralmente spiazzato.

Ad esempio qualcuno di voi sa quale sia il significato della parola "Ommadawn" - titolo del suo terzo bellissimo lavoro? Io da ragazzo avevo quasi distrutto alcuni dizionari inglese-italiano nel tentativo di scovarne il significato, però senza alcun successo.

Immaginavo che fosse qualcosa che avesse a che fare con l'alba (dawn) o con il vocalizzo OM ... povero me ... quanto ero lontano dalla realtà!

Quando nel libro Oldfield spiega in che modo venne scelto il breve testo cantato di quell'album e il significato della parola (gaelica) Ommadawn sono quasi caduto dalla sedia per l'incredulità. (Per ora non ve lo dico ... non voglio guastare la sorpresa per chi volesse poi leggersi il libro).

Quando poi ho letto che - sempre in Ommadawn - all'inizio della seconda facciata le chitarre elettriche sovraincise sono PIU' DI 1000 (si proprio MILLE ... per l'esattezza più di 1100 sovraincisioni!!) ... ho posato il libro e sono andato a prendermi una boccata d'aria in compagnia della mia chitarra ... tutti e due sconvolti dall'informazione.

Da questo libro si scopre che esistono due Mike Oldfield: uno che visse - male - fino al 1978 ma che proprio a causa dei suoi enormi disagi psicologici creò dei capolavori e un altro che nel 1978 nacque per poi vivere - bene ... o comunque assai meglio - ma avendo perso quel forte tormento interiore che era stata la spinta propulsiva delle sue prime incredibili opere.

Il cambiamento di Mike è repentino ed avviene in soli 3 giorni: la durata di un seminario di Exegesys.

Il primo Mike era quasi autistico, timido e insicuro a livello patologico, pasticcione e in perenne fuga dal mondo, cercando di calmare i tormenti interiori e le paure con alcool e droghe. Ma il suo talento musicale era evidente ... inoltre occorre ricordare che aveva solo 19 anni quando (in una sola settimana, il tempo concessogli da Branson) incise il lato 1 di Tubular Bells.

Il secondo Mike diventa invece un animale sociale quasi aggressivo (il suo racconto di quando raggiunge un gruppo di amici in vacanza dopo la sua rapida "trasformazione" da Mike 1 a Mike 2 è divertente "credo abbiano pensato che fossi impazzito del tutto" , racconta) e spericolato. Impara a pilotare aerei ed elicotteri e si lancia in situazioni che un tempo avrebbe evitato come la peste (spesso rischiando).

Il libro racconta molto del lavoro musicale del primo Mike - quello quasi al limite della follìa - e un po' meno
dei suoi lavori post 1978 (anche se non mancano alcune gustose rivelazioni ... tipo il modo in cui giunse a registrare la versione definitiva della strofa di Moonlight Shadow proprio come la voleva lui).

Mike si racconta in modo piuttosto candido e ci rivela una quantità innumerevole di errori commessi, di soldi buttati al vento, il suo odio per i punk e per i giornalisti che nelle interviste gli chiedevano "perchè ... questo? ... Perchè ... quello ?" Nelle interviste la parola perchè lo fa letteralmente infuriare.

Frequenti ed interessanti le dissertazioni filosofiche dove Oldfield esamina con occhio impietoso le proprie difficoltà e gli aspetti assurdi della civiltà in cui viviamo.

Una persona certamente non facile.

Il principale neo del libro è che purtroppo si trova solo in inglese ... ma se ve la cavate con quella lingua e avete amato almeno uno dei primi album di Oldfield ve lo consiglio caldamente.

Vi riserverà moltissime sorprese.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby highinfidelity » 09 Jan 2014, 08:29

Ciao Duke, grazie per la segnalazione, anch'io ignoravo del tutto l'uscita di questo libro. Il fatto che non sia disponibile in italiano mosta ancora una volta in quale stato pietoso sia il mercato musicale (non necessariamente discografico) italiano, vuoi per l'ormai totale apaticita' musicale dell'italiano-medio (l'italiano-medio: il vero male del nostro paese), vuoi per l'assoluta cecita' di molti editori. Pazienza, cambiera'. [:|]

Anch'io ignoravo i patimenti di Oldfield che tu descrivi. E' un musicista che raramente ha parlato di se', una specie di Ant Phillips che non e' mai passato dai Genesis, quindi la cosa non mi stupisce poi molto. Avevo sempre pensato che fosse solo un ragazzo tranquillo e un po' introverso. Riguardo Ommadawn ho sempre pensato che fosse semplicemente uno slang per << I am down >> ossia << sono giu' di corda >> o qualcosa del genere... Vedo che ero fuori strada!

Io ho apprezzato non poco anche alcuni suoi lavori temporalmente piu' recenti, per esempio Songs From Distant Earth che pur essendo in parte derivativo e non proprio originale era musicalmente molto bello e interessante. Tubular Bells II era a sua volta notevole (mentre poteva decisamente evitarsi l'obbrobrio di Tubular Bells III). Ha scritto anche molte belle canzoni, a parte le solite arcinote interpretate da Maggy Reilly anche altre come l'emozionante Earth Moving, oppure Northpoint, o ancora Five Miles Out in parte interpretata da se' stesso al Vocoder. E' anche vero pero' che forse il massimo, come molti altri musicisti, l'ha dato all'inizio.

Segnalo che il libro presentato da Duke59 e' facilmente reperibile sul noto sito ibs.it tra i libri in lingua inglese.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby chvfrc » 09 Jan 2014, 10:08

grazie. grazie mille!!! mi hai veramente incuriosito!!! bella descrizione.
aggiungo solo che, sono un fan di Oldfield "liquido", cioè ho purtroppo sempre e solo cercato qualcosa su internet e di album completi ho solo tubular bells, voyager e songs form a distant earth. Ma ho anche il recente Music of the Spheres che mi piace TANTISSIMO.
per questo ti chiederei qualche consiglio su quali album andare a cercare, magari dalle atmosfere più celtiche.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby aorlansky60 » 09 Jan 2014, 14:45

grazie del bell' intervento, Duke [:)]

contrariamente per ciò che ho fatto per altri artisti pop-rock storici, non ho mai approfondito il livello di conoscenza personale di Oldfield oltre quello che mi fu dato sentire dai suoi (bellissimi) albums (i suoi primi 4 titoli che citi sono per me degli autentici classici della musica contemporanea, e uno in particolare "HERGEST RIDGE" rientra -per me- tra le cose più sublimi e memorabili che mente umana sia mai stata capace di trasporre in musica). Se il "genio è dolore" come lo aveva coniato alla fine degli anni 60 John LENNON, ora capisco benissimo da dove provenisse la fonte di immaginazione per realizzare musiche così belle come quelle contenute da TUBULAR BELLS a INCANTATIONS, non sapevo affatto che il povero Mike fosse stato vittima di sofferenze interiori così critiche nella sua giovinezza.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby Duke59 » 09 Jan 2014, 23:50

X chvfrc

se ami le atmofere "celtiche" e se ti è piaciuto Tubular Bells vai dritto e tranquillo su

Hergest Ridge
e

Ommadawn.

Non rimarrai deluso!

Hergest Ridge - rispetto alle forti inquietudini di Tubular Bells - è assai più "bucolico" e tranquillo. Olfield lo incise dopo essersi ritirato in una zona campagnola (Hergest Ridge appunto) dedicandosi agli alianti, ai modellini di aerei e ai suoi cani, cercando di fuggire dalle sue insostenibili paure e allucinazioni nonchè da tutti coloro che lo inseguivano dopo l'enorme ed inatteso succcesso di TB.

A dispetto della struggente bellezza e atemporalità di Hergest Ridge (soprattutto la parte 1) Oldfield incise l'album praticamente controvoglia perchè "costretto" da Branson (il manager della neonata Virgin) che lo pressava - forte del contratto che Oldfield incautamente aveva firmato - perchè producesse un altro disco di successo come Tubular Bells (cosa impossibile da ottenere, se si pensa che TB insieme a Dark Side of the Moon e Thriller è tra gli album più venduti di tutta la storia).

Ho provato a riascoltarne oggi alcune parti e devo dire che è invecchiato benissimo (sopratutto la parte 1), a dispetto di tanta new age banale e vuota, si sente che queste note sono "piene" di aspirazioni alla tranquillità interiore ed emozioni ... quelle che Oldfield non riusciva ad esprimere in altro modo se non con la musica.

Ma a mio avviso l'album migliore tra i primi quattro è Ommadawn.

In quell'album c'è l'essenza di ciò che sarebbe in seguito stata denominata World music (assai prima che Gabriel rendesse popolare i ritmi africani uniti alla musica pop occidentale con i suoi capolavori III e IV).

Tenendo conto che si era nel 1975, in quell'album troviamo già un amplissimo (e sapiente) utilizzo di ritmi africani. Oldfield convocò infatti dei veri percussionisti africani - i Jabula - per registrare le parti ritmiche e .. con l'aiuto di qualche birra riuscì a farli "sciogliere" affinchè suonassero proprio come voleva lui.

Però sembra che i critici musicali più mainstream se ne siano dimenticati. Una GRAVE dimenticanza.

Il lavoro gronda di melodie cesellate con sapienza e fascino. A ciò Oldfield abbinò le voci sovraincise della brava Clodagh Simmons (she has a raw way of singing, like a Celtic bat out of hell, racconta il musicista) a formare un coro circolare di voci che ripetono le stesse frasi, ma sfasate nel tempo tra loro. Se a ciò uniamo la consueta abilità di Oldfield nell'utilizzare i colori espressivi di mille strumenti (dai mandolini, alle chitarre registrate a velocità dimezzata, al basso, all'organo ... ecc.. ecc..) e citazioni di musica che sembra popolare ma è invece originale .. beh che si può volere di più da un musicista?

Sono convinto che la (semplice ma geniale) melodia circolare che fa da fil rouge in Ommadawn (e che apre l'album) sia una delle melodie più belle che ho mai sentito in vita mia, tant'è che periodicamente mi ritrovo a "pensarla" e ne vengo trasportato ancor oggi.

Meno d'impatto rispetto al famoso riff iniziale di Tubular Bells, più lieve della ficcante melodia dei "pifferi" di Hergest Ridge, il dolce e sottile "riff" di Ommadawn pian piano ti entra sotto la pelle fino a rimanerci per sempre.

E nel crescendo finale c'è anche un assolo di chitarra elettrica da brivido.

Non è (naturalmente) un assolo "ipertecnico" alla Petrucci/Steve Vai/Satriani (intendiamoci comunque, Oldfield a tecnica chitarristica non è affatto messo male), ma in quella salita progressiva delle note della chitarra verso l'acutissima e straziante nota che conclude la parte 1 per lasciare spazio ad un flebile tappeto di percussioni africane che sfumano, Oldfield ci mette davvero tutto se stesso, sfogando tutte le paranoie, le frustrazioni e la sofferenza dell'epoca - inclusa la morte della madre avvenuta quasi certamente per suicidio proprio mentre lui era intento a registrare quell'album - dando vita a un qualcosa di "soprannaturale" e catartico (paragonabile, con le dovute differenze, all'assolo finale di Jimmy Page su Stairway to Heaven).

A proposito di quell'assolo Oldfield è molto chiaro nei suoi ricordi:
"I don't know what the hell happened. I started to unleash this guitar solo and, somehow, got it all out. It still raises the skin on my neck to hear that solo. Of course, a sane, happy-go-lucky person wouldn't be able to do that: being so messed up had its advantages. It was hugely cathartic ... it's like a mouse suddenly stepping into a lion's body and roaring."

Anche Incantations mi piace molto, soprattutto il geniale intreccio melodico costruito per i due xilofoni. Un intreccio che fa il giro circolare di tutte le tonalità per tornare poi al punto di partenza dopo un paio di minuti!!
Non me ne ero mai reso conto prima, lo ammetto. L'ho scoperto solo nei giorni scorsi leggendo il libro.. andrò a cercarmi le partiture (se esistono) per controllare.

Il difetto di Incantations è che è troppo lungo ed è un po' un tour de force ... ma contiene cose meravigliose. Inoltre risente del fatto che Oldfield - durante le incisioni - si trasformò da Mike1 a Mike2 nel giro di 3 giorni e a quel punto non avrebbe nemmeno più voluto terminare la registrazione, che portò avanti senza più l'entusiasmo che aveva avuto all'inizio quando aveva architettato le intricate melodie degli xilofoni.

Ma è comunque un ottimissimo (!) album, solo che va preso alle giuste dosi.

Buon ascolto.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby highinfidelity » 10 Jan 2014, 08:03

Duke59 wrote:Però sembra che i critici musicali più mainstream se ne siano dimenticati. Una GRAVE dimenticanza.

Purtroppo a volte sono andati addirittura in direzione opposta: per esempio nell'enciclopedia del rock della Giunti qualche cretino (bisognerebbe capire chi esattamente abbia curato la voce, spero non si tratti di Rizzi, nonostante non sia nuovo a sparate ad effetto - leggansi le sue contestabilissime e contestatissime opinioni sui Jethro Tull...) ha scritto papale papale che dopo il colpo di fortuna (?) iniziale di Tubular Bells, Oldfield ha passato la vita a stamparne la fotocopia. Quanto bisogna non capirne niente di musica per scrivere una cretinata cosi'! [':-|]

Per tornare alla domanda (atmosfere celtiche) bisognerebbe capire cosa s'intende. Per esempio se si cercano brani cantati, probabilmente cio' che va piu' vicino alla richiesta non e' quanto suggerito da Duke bensi' Discovery. Penso in particolare al brano d'apertura: To France. Per incidere quel brano Oldfield s'era addirittura fatto costruire un mandolino speciale da un liutaio scozzese.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby chvfrc » 10 Jan 2014, 10:03

grazie infinite Duke!!!! andrò, recupererò, ascolterò e ti dirò [:D] [;)]
per high: no, non to france ma she moves through the fair, per capirci. [;)]
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby aorlansky60 » 10 Jan 2014, 10:13

Qualche precisazione (solo tecnico/discografica, Duke59 è stato assai preciso e completo nei suoi interventi) riguardo a HERGEST RIDGE per chi fosse interessato, un titolo che conosco molto bene essendo il mio preferito in assoluto di Oldfield, quello "della prima stagione" anni 70 (devo ammettere che il mio interesse per lui è scemato dopo la metamorfosi pop avvenuta negli anni 80, mi sono fermato praticamente a QE2 e PLATINUM):

esistono due versioni distinte di HERGEST RIDGE; ad una prima (quella che preferisco ndr) seguì la seconda rimixata
(pare per volontà dello stesso Mike che evidentemente non era rimasto troppo soddisfatto della precedente, strano a dirsi)
che toglie alcuni strumenti alla suite del lato 1 (e pathos generale all'ascoltatore, imho; in questo non concordo con le scelte attuate da Oldfield).

Il cofanetto BOXED che raccoglie i primi 3 Lp di Oldfield contiene già questa seconda versione.

La prima versione CD di metà anni 80 fu masterizzata partendo dal secondo mix, così come tutte le successive riedizioni in digitale dell'opera pubblicate nel corso degli anni.

Bisognerà attendendere il 2010 per trovare finalmente su CD la prima versione originale del 1974, nella conf.ne DELUXE che raccoglie 2CD in cui trova posto anche una nuova versione dell'opera, ripensata e rimixata per l'occasione dall'autore stesso.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby highinfidelity » 10 Jan 2014, 10:19

Quindi il problema sussiste solo nelle versioni su CD? [:-I]
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby aorlansky60 » 10 Jan 2014, 11:03

caro High, [:)]

il "problema" se esiste è puramente soggettivo, dato che a Oldfield non piaceva (evidentemente) il primo mixaggio, mentre io lo preferisco al secondo.

Come lui, però, potrebbero essere dello stesso avviso altri (molti o pochi, chissà), per cui non è detto che il mio punto di vista sia quello "giusto" e definitivo. Si tratta di semplici preferenze soggettive. [:)]

Io posso solo dire che "trasecolai" [:0] al mio primo ascolto in CD (frutto del 2do mixaggio) dell'opera, dato che la differenza con il primo mixaggio (per uno come me che conosce a memoria questo titolo) si rivelò palese ed evidente. Io continuo a preferire assolutamente il primo mixaggio, a dispetto di quanto ne pensi lo stesso autore.

Credo sia difficile, per chi è interessato al vinile, riuscire a trovare il primo mix in quel formato, dato che Mike Oldfield decise poco tempo dopo la pubblicazione del 1974 dell'opera di rimixarla; come ho già detto, BOXED pubblicato nel 1975(o 76) contiene già il titolo con il secondo mix, e in vinile per volere di Oldfield tutte le edizioni successive alla prima sono del secondo mixaggio.

Non so se per fortuna (probabilmente si) o meno, io acquistai HERGEST RIDGE non prima del 76 e mi ritrovai una copia con il primo mix; successivamente ne acquistai un altra anni dopo(negli anni 80, sempre Lp), ma era già con il secondo mix. Intanto conoscevo già "il problema" dato che ero già incappato nell'ascolto della prima versione CD come detto prima. Acquistai a malincuore anche la versione CD, ma poi andò a finire che ascoltavo sistematicamente l'Lp con il primo mix.

In CD il problema non sussiste più dal 2010, da quando è stata pubblicata (fortunatamente) anche la prima storica versione.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby highinfidelity » 10 Jan 2014, 11:17

Capisco... Quindi non e' facile... [:-I] Io ad esempio ho una stampa americana, credo la prima edizione, ma vassapere... [&:-S]

Sapresti dirmi un particolare (strumentale, ad esempio) inequivocabile da cui possa capire all'ascolto se possiedo il primo mix o la versione revisionata?
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby aorlansky60 » 10 Jan 2014, 12:37

@Marco:

Non si tratta di differenze drammatiche ma di sfumature che però a mio avviso concorrono nel togliere preziosità e ricchezza al complesso dell'opera nella sua musicalità generale; evidentemente Oldfield, che amava sovrabbondare di strumenti e sovraincisioni nelle varie piste del nastro master per le sue composizioni, trovò la prima versione eccessivamente "carica" dopo avere sentito il tutto e decise di togliere -dove si riusciva a fare- la presenza di alcuni strumenti di contorno azzerandone il livello alla console di mixaggio.

Decisione a mio avviso discutibile se posso permettermi, immaginandomi che l'autore potesse leggermi qui, dato che trovo HERGEST RIDGE nella sua prima versione qualcosa di semplicemente PERFETTO, SUBLIME e DEFINITIVO nei più puri significati dei termini. Una composizione eccelsa per costruzione e sviluppo, cosa ancora più soprendente se si pensa che venne dalla mente di un ragazzo di 20anni quando la realizzò, il che rende bene l'idea circa la sensibilità musicale di Mike Oldfield.

Io non mi preoccuperei eccessivamente nel sapere se si possiede "il primo mix" o "il secondo mix" e dato che si tratta di "sfumature" come dicevo è difficile rendere l'idea a parole; la cosa migliore sarebbe entrare in possesso di un vecchio CD pubblicato prima del 2010(anche una banalissima versione in formato "liquido") e confrontare questo con il vinile in tuo possesso : ad un orecchio allenato come il tuo, se possiedi il primo mix nel tuo vinile, sarà impossibile non notare la differenza, ripeto nulla di drammatico perchè la sequenza armonica è la medesima, solo che il primo mix è più presente di armoniche musicali di contorno (quei famosi strumenti in più o quelle famose sovraincisioni, non saprei come altro dire) che rendono l'ascolto più "ricco" (e per niente "carico") del secondo mix, almeno per come la giudico io.

ps : non c'entra nulla con quanto discutiamo qui, ma ieri sera ho visto in tv una versione cinematografica di "Wuthering Heigths" (dal famoso romanzo di Emily Bronte che tu conosci anche meglio di me) nella versione cinematografica del 92; ebbene, anche se quel film è impreziosito dalle musiche di R.Sakamoto(molto belle peraltro e perfettamente adattate allo scopo della storia) trovo che una colonna sonora quale quella di HERGEST RIDGE si adatterebbe magnificamente (penso in particolare a quanto è struggente e commovente il coro finale a più voci che chiude la composizione nr.1 di HERGEST RIDGE) per descrivere gli umori e l'ambientazione di quella storia... è solo per far comprendere quanto vedrei bene l'incontro di due simili CAPOLAVORI, uno letterario e l'altro musicale. Inoltre, tutte le volte che ascolto questa composiziione, non posso fare a meno di pensare a scenari tipici Inglesi, proprio come la Hergest Ridge Hill dove si trasferì temporaneamente Oldfield quando compose l'opera, oppure quelle tipiche brughiere dello Yorkshire e dell'Inghilterra del nord che (almeno credo) tanto peso ebbero anche nell'immaginazione di Emily Bronte per concepire il suo capolavoro letterario.
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Re: "Changeling - The autobiography of Mike Oldfield"

Postby intermediario » 10 Jan 2014, 15:59

Duke59 wrote:in quella salita progressiva delle note della chitarra verso l'acutissima e straziante nota che conclude la parte 1 per lasciare spazio ad un flebile tappeto di percussioni africane che sfumano, Oldfield ci mette davvero tutto se stesso


Capolavoro !!! Tutto l'album è bellissimo, ma quei 10 secondi di musica sono veramente sovrannaturali.
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