A quattro anni dalla nascita, la Premiata Forneria Marconi è un gruppo con ormai diverse certezze, e un cospicuo numero di copie vendute di alcuni dei capisaldi del prog-rock italiano.
Il successo dà la possibilità di uscire senz'altro dai confini nazionali, ed addirittura europei: pertanto il vecchio gioco, che finora aveva funzionato egregiamente, del " tutti e nessuno alla voce ", non poteva durare. In parole povere, il gruppo ha adesso bisogno di un cantante stabile.
Un primo approccio con Ivan Graziani non diede i risultati sperati, pertanto decisero di chiamare Bernardo Lanzetti, proveniente dagli Acqua Fragile, gruppo prodotto dalla stessa Premiata. Cantante dalla voce potente e incredibilmente modulabile, somiglia nel timbro ad alcuni mostri sacri del periodo, come Roger Chapman, ma è chiaro che il pensiero va subito a Peter Gabriel, in quel periodo ( 1975 ) agli sgoccioli con la sua esperienza nei Genesis..
Questa superba squadra, un sestetto, è quindi completato da Mussida, Premoli, Pagani, Di Cioccio e Djivas.
Lanzetti ha passato diverso tempo negli U.S.A. a studiare, e la sua pronuncia è assolutamente perfetta, tra l'altro: circostanza che fa decidere al gruppo di cimentarsi in un album completamente in inglese.
Chocolate Kings è uno dei lavori più interessanti e coraggiosi di quegli anni, e non solo in Italia. E' generalmente definito " ostico ", ma, in ultima analisi, può essere annoverato nel filone del progressive puro, pur con nuove forme, e con spruzzatine di jazz-blues, che troveranno maggior spazio nell'album successivo. Si può dire che con Chocolate Kings si chiude la stagione del rock progressivo della PFM, ma forse di tutto il movimento italiano. Una specie di pregevolissimo canto del cigno, che coinvolge però solo marginalmente un Mauro Pagani stranamente demotivato e poco presente, a differenza dei dischi precedenti. Non a caso questo è l'ultimo suo disco con la PFM.
L'album si avvale di due copertine. Una vede una tavoletta di cioccolato avvolta nella bandiera americana. Questa copertina fu poi sostituita con un'altra, raffigurante una donna grassa, con le pseudo-fattezze di Marilyn Monroe. Due copertine sicuramente singolari, che hanno in qualche modo collegamenti con il contenuto dell'album.
Il primo pezzo si intitola " From Under ", e si parte in quarta, perchè il brano possiede una potenza e un'efficacia spettacolari.
Si tratta, in pratica di un paio di distinte fasi musicali, che si ripetono ciclicamente per tutto il pezzo, ma con contorni, colori e sonorità sempre nuove. Una di queste volte interviene il flauto, e sembra di essere al cospetto di una creazione di stampo tipicamente genesisiano. Altre il tutto è contrassegnato dalla stupenda voce di Lanzetti. Il brano tuttavia è formato anche da una serie avvincente di " stop and go ", con una particolare complessità delle strutture ritmiche, con uno stile coraggiosissimo, in cui la bravura e la tecnica fanno a gara tra di loro. https://www.youtube.com/watch?v=nt6eyiSLQ4M
Una serie incantevole di arpeggi di acustica, piano elettrico e basso caratterizzano il secondo brano, Harlequin. Notare il titolo ( un omaggio ai Genesis? ). Solita splendida melodia di Lanzetti al canto e un finale da urlo con la batteria di Di Cioccio assolutamente sugli scudi
La title track è forse il brano meno incisivo. Troppo allegrotta, con la struttura meno fantasiosa delle altre. Un brano leggermente " disimpegnato ", che fa un pò il verso a Celebration, ma una certa grinta non manca.
C'è poi la stupefacente Out of the Roundabout, con Franco Mussida che qui raggiunge livelli di pregio e di qualità assoluti. Quegli arpeggi di classica sono una palestra di pathos e di tecnica inarrivabile. Ma tutto l'impianto è assolutamente geniale e sognante. Questa perla è, come al solito, abbellita da una magistrale prova vocale di Lanzetti.
Il flauto, con azzeccate frasi di questo strumento, caratterizza una discreta parte della sognante e rilassante Paper Charms, che comunque è contraddistinta dalla solita qualità. Forse il protagonista qui è Mauro Pagani con il violino e i curiosi contrappunti, ma da notare ancora la strepitosa prestazione di Lanzetti, che raggiunge l'apice vocale con toni potentissimi.
In definitiva, Chocolate Kings è un capolavoro del rock italiano che, per il fatto che si trova nel confine tra due epoche musicali ben precise, non è ricordato con la dovuta attenzione.
Nel 1975 si ascoltava ben altro, e i volumi di vendita del disco, comunque discreti, non erano paragonabili a quelli dei primi dischi del gruppo.
Personalmente adoro questo disco, da annoverare tra i migliori mai usciti in Italia, di artisti italiani.
Voto 10 e lode