Chiedo venia per il forte ritardo con cui giunge questa recensione, spero di non aver perso il mio unico lettore di manzoniana memoria...
Anzi chissà che anche Duke non si aggreghi e dica la sua. Fatto è che Equinoxe Infinity mi è piaciuto talmente tanto che sono andato a ritroso ed ho acquistato anche il precedente Oxygène 3. Devo dire che a posteriori Oxygène 3 mi è piaciuto ancora di più (motiverò questa affermazione in chiusura), ma Equinoxe Infinity resta comunque un bellissimo album, in cui Jarre torna a fare (miracolo!!!) quello che mi piaceva sentirgli fare. Si tratta sostanzialmente di un disco in cui l'ottimo Jean-Michel rispolvera non solo lo stile ma anche, fisicamente, i vecchi sintetizzatori e batterie elettroniche che lo avevano reso famoso, con qualche tocco di moderno qui e là non sempre ben dosato. I punti di contatto con Equinoxe del 1978 però a mio parere sono minimi (diversamente da Oxygène 3, come si dirà in futuro) tranne per la copertina, assolutamente geniale, che riprende il tema degli uomini col binocolo.
THE WATCHERS (MOVEMENT 1) - Il disco si apre con un brano introduttivo orchestrale costituito sostanzialmente di effetti sonori retti da una punteggiatura di basso che ricorda vagamente un elicottero in lontananza. Merita d'essere ascoltato con un impianto Hi-Fi in grado di scendere molto in basso sui toni gravi. Dopo un classico
sweep analogico degno del Jarre "prima maniera" sono presentati alcuni temi per sintetizzatore sempre su un tempo larghissimo. Nulla di incredibile, ma di bell’effetto.
VOTO: 8.FLYING TOTEMS (MOVEMENT 2) – Si entra nel vivo con una bella tessitura di basso sintetizzato ed ostinati programmati al sequencer, con in sottofondo qualche percussione computerizzata dai timbri tipici di Jarre. L’effetto nostalgia è garantito. Sopra questa veloce tessitura armonica, quasi a contrasto, appoggia una larga e sognante aria di sintetizzatore con tempi di decadimento lunghissimi. Brano molto fruibile ma al tempo stesso raffinato, ricorda le cose migliori del Jarre di un tempo.
VOTO: 9.ROBOTS DON’T CRY (MOVEMENT 3) – Cambio radicale d’atmosfera: un pulsare elettromeccanico di stampo descrittivista ci trasporta in un mondo robotico. Il successivo tema obbligato è suonato (attenzione attenzione) nientemeno che (rullo di tamburi) col violino solo del MELLOTRON!!! Il pulsare passa poi in sottofondo per lasciar spazio ad alcune delicate note sospese di incantata atmosfera. Brano interlocutorio ma molto interessante.
VOTO: 7.ALL THAT YOU LEAVE BEHIND (MOVEMENT 4) – Brano di tono estremamente cupo ed inquietante, acuito da un suono stridente (una specie di armonica sintetizzata) e scandito da campane tubolari sintetizzate suonate su una scala gravissima. Parte poi un ritmo largo, cadenzato dal suono di battito di mani sintetico (altro grande classico di Jarre) che regge un obbligato di synth nuovamente in scala grave. Ancora un brano interlocutorio, ma molto ben fatto.
VOTO: 7.IF THE WIND COULD SPEAK (MOVEMENT 5) – L’atmosfera si riapre e, quasi a contrasto, questa breve coda che chiude il primo lato è punteggiata da campionature che sembrano delle allegre "vocine". Finale di prammatica col suono del vento sintetizzato.
VOTO: 7.INFINITY (MOVEMENT 6) – Dopo qualche suono marino sintetizzato (di nuovo di prammatica) il secondo lato si apre con un bel ritmo allegro con accordi veloci scanditi dal sequencer che ci fanno capire che siamo giunti al brano "scalaclassifica", spendibile anche in discoteca. L’attacco non è male, con un bel tema staccato di synth digitale su un timbro "respirato" tipo vox humana. Purtroppo, poco dopo, l’obbligato del ritornello è suonato con un timbro evolvente orrendo, una specie di papera canterina...
non so cosa ci abbia visto Jarre, forse voleva essere divertente ma in pratica ha rovinato il pezzo con una caduta di stile terribile. Peccato perché con un bel synth analogico suonato in staccato sarebbe risultato un brano azzeccatissimo! Nei ponti si riascolta un ripieno d’organo tipo "carosello da giostra" usato spessissimo da Jarre, un altro suo timbro-firma purtroppo non in grado di risollevare più di tanto il
VOTO: 6 causato dall’abominevole timbro del ritornello (9 se avesse usato qualcosa di meno kitsch).
MACHINES ARE LEARNING (MOVEMENT 7) – Si torna a fare sul serio con un complesso groviglio di basso sintetizzato lavorato con maestria al
pitch bender, che ci riporta in un mondo elettromeccanico. Notevole l’idea di punteggiare con un timbro d’ancia d’organo a canne (credo un
regal fuerte) e proprio con l’effetto "pseudo-stereofonico" destra/sinistra che producono gli organi con canne
en chamade. Più avanti interessanti timbri evolventi di nuovo in stile vox humana. Questo breve brano è sostanzialmente un’introduzione a quello successivo, verso il quale evolve con magistrale continuità.
VOTO: 8.THE OPENING (MOVEMENT 8) - Il ritmo si fa ancora più incalzante e martellante su microsuoni di base (altra tipica firma di Jarre) e più avanti un eccitante ostinato di punteggiature di synth. La batteria computerizzata diventa a tratti una raffica di mitragliatrice. Il tema del ritornello è suonato con un possente timbro di synth analogico: poche e semplici note che restano stampate in testa come le cose migliori di Jarre. C'è anche qualcosa di particolare nelle scansioni ritmiche che non riesco ad individuare: credo ci siano delle battute in tempi dispari ma potrei sbagliare; l'effetto è quello di più battute dispari che si sommano per generare complessivamente un tempo pari. In ogni caso si tratta nuovamente di un potenziale singolo di grande impatto, orecchiabile ma con nascosta sotto una struttura raffinata e complessa. Assolo finale di synth analogico con note strappate in legato.
VOTO: 10. (In effetti ho poi scoperto a posteriori che il brano è davvero uscito come singolo, ma credo con un altro titolo, e purtroppo pasticciato e senza la purezza ascetica del brano contenuto nell’LP. Va beh: scelte commerciali.)
DON’T LOOK BACK (MOVEMENT 9) – Un quartetto d’archi sintetico è contrappuntato da un basso sintetico che nuovamente ricorda qualche macchinario o un robot, lasciando ciclicamente spazio a grappoli di note più distese ed eteree. Ancora un brano interlocutorio, ma molto interessante.
VOTO: 7.EQUINOXE INFINITY (MOVEMENT 10) – Tornano le note ascoltate nell’orchestrale d’apertura del disco, ma questa volta siderali e sospese. Torna anche lo stupidissimo timbro "a papera canterina", ma fortunatamente è talmente effettato che quasi non ce ne si rende conto. Il brano ha un lentissimo crescendo ma non è altro che una coda strumentale conclusiva in cui non succede nulla di particolare.
VOTO: 6.Tirando le somme, credo risulti evidente dai voti che questo album mi è piaciuto tantissimo: molta della musica che contiene è stupenda ed il lavoro d'arte effettuato per l'album è bellissimo, già solo la copertina fa venire voglia d'acquistarlo. L'ho ascoltato e riascoltato molteplici volte come non mi accadeva da tempo con un disco nuovo (eccetto ovviamente i dischi di Steve Hackett!). Come anticipato non è del tutto filologico (anche se in gran parte lo è): ha delle aperture verso suoni contemporanei non sempre indovinate, e i punti di contatto anche solo strutturali con Equinoxe sono minimi o forse del tutto assenti. Da questo punto di vista il precedente Oxygène 3 è molto, ma molto più filologico, oserei dire praticamente ascetico, composto con un apparente disinteresse assoluto verso le vendite, verso ciò che è commerciale o commerciabile, e forse addirittura disinteressandosi delle reazioni del pubblico. Ma ne riparleremo fra non molto in un thread apposito. Equinoxe Infinity resta comunque un disco bellissimo da ascoltare e anche da vedere, che mi sento di consigliare senza riserve a chi aveva apprezzato Jean-Michel Jarre nel suo periodo "classico".