by Duke59 » 20 Aug 2022, 10:28
Qualche giorno fa ho acquistato e letto il libro di Tony Pagliuca.
Complessivamente l'ho apprezzato molto, ma occorre avere ben chiaro che NON si tratta di un libro sulla storia de Le Orme, con il racconto dall'interno della loro parabola, quanto di un'autobiografia sulla prima parte della vita di Tony, il che include incidentamente anche il racconto dettagliato di come lui si unì a Le Orme e di come il gruppo, dopo una serie di cambiamenti, si ridusse a trio per registrare il suo primo "vero" album progressive: "Collage".
Inizio con le cose che non mi sono piaciute, così da toglierle subito di mezzo:
1) il libro è molto (troppo?) breve. Si tratta infatti di 125 pagine che si leggono in un giorno, un giorno e mezzo. Arrivati alla fine sembra di aver letto solo il primo fascicolo di "Storia di Tony e delle Orme" che ti lascia con il desiderio di passare al fascicolo 2.
Mi ha ricordato un po' l'effetto avuto leggendo l'autobiografia di Hackett, molto dettagliata nel raccontare le vicende della famiglia e dell'infanzia, quanto superficiale e sommaria nell'approfondire gli anni successivi.
Però a differenza di Hackett che sebbene sommariamente e con moltissime lacune riassume la sua carriera fin quasi ai giorni nostri, Tony Pagliuca ha scelto di terminare il racconto al momento della registrazione e dell'uscita dell'album "Collage" (1971).
Di quanto accadduto a Tony e alle Orme dal 1971 in poi il libro, purtroppo, non fa cenno (tranne che in un paio di considerazioni del tutto marginali).
2) Una buona parte del racconto di Tony verte sulle difficoltà relazionali che ebbe da ragazzino e da adolescente con l'altro sesso. Premesso che mi sono identificato in alcune delle sue "traumatiche" esperienze (ad esempio: venne preso a sassate e ferito da una ragazzina di cui si era invaghito ma che proprio non lo voleva intorno) e che capisco molto bene l'influenza di tali esperienze sulla visione creativa che ebbe in seguito (i testi delle canzoni de Le Orme sono infatti quasi tutti suoi), ogni tanto ho trovato sin troppo dettagliata la descrizione di alcuni episodi della sua vita. Umanamente lo capisco, ma da appassionato di musica e fan di vecchia data del gruppo avrei gradito altrettanto dettaglio nella descrizione del processo compositivo dei pezzi del gruppo.
Non è che non ne parli, ma si capisce che la scrittura di questo libro è più indirizzata ad una sorta di "autoanalisi" della sua adolescenza vista attraverso gli occhi della maturità.
E ora veniamo alle cose che mi sono piaciute.
1) Il libro è scritto benissimo, con frasi evocative che dimostrano una grande padronanza della lingua. Quanto di tutto ciò sia farina del sacco di Tony e quanto lo sia di un eventuale lavoro di un Editor non ci è dato sapere, ma il risultato è davvero eccellente.
2) Interessante lo strattagemma narrativo scelto da Tony. Infatti il fil rouge del libro è il racconto del viaggio che le Orme del 1970 (Pagliuca, Tagliapietra, Dei Rossi più il loro ex chitarrista Nino Smeraldi e Renzo Di Francesco, fonico del gruppo a fine anni '60) fecero in furgone da Venezia all'Isola di Wight per assistere al celebre festival omonimo tenutosi nell'Agosto di quell'anno.
Durante il lungo viaggio, Tony al volante del furgone (anzi della Furgona, come la chiamavano loro), intrattiene gli altri con il racconto delle sue disavventure amorose dell'infanzia e dell'adolescenza. Tra una disavventura sentimentale e l'altra Tony inserisce il racconto, rivolto questa volta a noi lettori, della sua storia personale, di come divenne musicista già da ragazzino e dei vari gruppi in cui suonò prima di approdare alle Orme.
Questo schema narrativo mi è piaciuto, perchè riesce a mantenere sempre alta l'attenzione del lettore. Si passa infatti dal racconto di come Tony si ritrovò a suonare la fisarmonica, a quello del cuore spezzato a causa di una bella vicina di casa che lo rifiutò, al racconto del viaggio attraverso nord Italia e Francia, fino alla traversata della Manica, con nelle orecchie il mito di Jimy Hendrix e di EL&P.
3) Una parte del libro espone interessanti considerazioni e approfondite descrizioni dello stato della musica in Italia verso la fine degli anni '60. Ho trovato questa parte, in cui Tony narra di come sentisse l'esigenza di scrivere brani originali e più sperimentali, che accogliessero anche in Italia il cambiamento epocale causato dal progressive, davvero ben scritta ed argomentata.
In particolare mi sono riconosciuto nella sua "delusione" di quando scoprì che brani innovativi quali "Senza luce" dei Dik Dik o "L'ora dell'amore" dei Camaleonti non erano altro che cover italianizzate di composizioni dei Procul Harum.
4) leggendo il libro si percepisce la sincerità dell'autore, che non esita a raccontare episodi che forse altri avrebbero taciuto per apparire più "tosti" e "cool".
5) Il fatto che il libro termini il racconto nel 1971 lascia aperta la possibilità futura di un ulteriore libro che racconti gli anni d'oro del celebre gruppo musicale dal suo punto di vista. (Possibilità che invece Hackett si è precluso visto il taglio "definitivo" dato al suo libro ... che però ahimè risulta poco esaustivo persino sulla sua carriera solista post Genesis).
Tenendo quindi conto di pro e contro è un libro che mi sento di consigliare, occorre però tener presente che esso racconta i primi venticinque anni della vita di Tony e solo i primi 5 anni (1966-1971) della vita de Le Orme, dal loro esordio pop fino al primo album progressive (Collage).