The Dark Side of the Moon 50th Anniversary
Posted: 02 Mar 2023, 11:52
Il 1mo marzo 1973 usciva sul mercato americano un LP intitolato "The Dark Side of the Moon", un album destinato ad assumere un 'immagine' e una collocazione storica del tutto propria non solo nel mercato musicale del tempo ma anche di quello a venire, e nell'immaginario collettivo di molti milioni di appassionati, cultori e 'addetti ai lavori' di Musica Rock che si sono susseguiti attraverso più generazioni in 50anni di Storia da allora.
Nella giornata di ieri, in un blog a tema musicale rispondevo ad un entusiasta fan dell'album in oggetto (e dei Pink Floyd naturalmente) che lo aveva eletto come "IL" capolavoro assoluto del Rock, che secondo il mio modesto parere non può essere ritenuto tale, dato che [sempre secondo me] in campo Rock altri albums lo superano per creatività e capacità tecnica miscelate insieme, però alla fine se mi venisse chiesto di elencare i 5 albums maggiormente rappresentativi della storia del Rock, NON potrei lasciare fuori da questo elenco "The Dark Side of the Moon"... credo che sia questa la sua forza.
Quella di essere riuscito ad entrare nella mente percettiva di più generazioni di appassionati e cultori musicali, a partire da quella che lo conobbe nel 1973 quando il Rock era all'apoteosi, fino ad arrivare ai giorni attuali (quando del Rock non rimane poco più di nulla se non vivere di gloriosi ricordi), senza aver perso nulla del proprio potenziale creativo e rimanere saldo nella convinzione di tutti coloro (che sono davvero tanti nei suoi 50anni di vita) che lo hanno eletto per ciò che è: uno degli albums più rappresentativi della storia del Rock.
Sotto questo aspetto, credo che pochi[ssimi] altri albums della storia musicale contemporanea del 900 possano rivaleggiare con questo. Chapeau.
Per questo, credo che "The Dark Side of the Moon" possegga una sua capacità unica intrinseca, che pochissimi altri albums Rock in tutta la sua storia possono dire di avere: quella di essere riuscito a CATTURARE LO SPIRITO DEL PROPRIO TEMPO [condensandolo lungo la durata di un LP 33g] e di riuscire a rappresentarlo anno dopo anno, lungo decenni fino ad arrivare ad oggi dopo 50anni... ascolti quest'album e ti riaffiorano tutto intorno 'i colori e i sapori' degli anni 70... (l'altro suo epigono è il Beatlesiano "Sgt Peppers Lonely Hearts Club Band" che riuscì a catturare al meglio, più di ogni altro, lo spirito dei tempi dei magici anni 60, ndr). Questa è la capacità di opere capolavoro. Non di albums 'ordinari' destinati all'obblio dopo poco tempo, categoria alla quale l'album in oggetto non appartiene.
Restringendo il campo di valutazione ai soli fans della band, ho notato che molti di essi quasi tendono a snobbarlo e a sottovalutarlo, adducendo al fatto di una sua presunta 'commercialità' musicale più marcata rispetto ad altri albums dei Pink Floyd (in particolare "Atom Earth Mother" e "Meddle"), un aspetto che secondo me non esiste, forse solo in parte (per es. nelle sonorità apportate dall'uso di sax in alcune sue parti, che gli conferiscono un 'colore' melenso a volte)...
Rimane da dire che analizzandolo per ciò che è, presenta una esposizione creativa sublime, originale, anche di assoluta avanguardia in alcune sue parti -quando il synth VCS3 nelle mani di R.Wright conduce le danze nel celebre tema interludio "On the run" - specie nella sua side 1 (che tendo a preferire alla seconda), che di fatto è una sorta di suite continua ininterrotta nei suoi brani che la compongono (una progressione PERFETTA secondo chi scrive, già a partire dalla meravigliosa "Speak to me/Breath in the air" iniziale), che culmina con l'apoteosi finale [a tinte mistiche si potrebbe quasi dire] di "The great gig in the sky", una sequenza di 20minuti che ne fa un album senza tempo.
Altro suo punto di forza, inattaccabile secondo me, è la sua proverbiale formidabile (per il tempo) impeccabile PULIZIA TECNICA SONORA che ne ha fatto per molto tempo a venire il riferimento assoluto per QUALITA' DI REGISTRAZIONE. Chapeau ancora, in questo caso per Alan Parson in veste di 'engineer' che ne ha curato la registrazione (che i più esperti sanno in orbita EMI già come tecnico del suono per un altro 'chef d'oeuvre' del 900, il Beatlesiano "Abbey Road").
Buon cinquantenario, "The Dark Side of the Moon"...
Opere così oggi (e già da molto tempo a dir la verità) non se ne fanno più.
Nella giornata di ieri, in un blog a tema musicale rispondevo ad un entusiasta fan dell'album in oggetto (e dei Pink Floyd naturalmente) che lo aveva eletto come "IL" capolavoro assoluto del Rock, che secondo il mio modesto parere non può essere ritenuto tale, dato che [sempre secondo me] in campo Rock altri albums lo superano per creatività e capacità tecnica miscelate insieme, però alla fine se mi venisse chiesto di elencare i 5 albums maggiormente rappresentativi della storia del Rock, NON potrei lasciare fuori da questo elenco "The Dark Side of the Moon"... credo che sia questa la sua forza.
Quella di essere riuscito ad entrare nella mente percettiva di più generazioni di appassionati e cultori musicali, a partire da quella che lo conobbe nel 1973 quando il Rock era all'apoteosi, fino ad arrivare ai giorni attuali (quando del Rock non rimane poco più di nulla se non vivere di gloriosi ricordi), senza aver perso nulla del proprio potenziale creativo e rimanere saldo nella convinzione di tutti coloro (che sono davvero tanti nei suoi 50anni di vita) che lo hanno eletto per ciò che è: uno degli albums più rappresentativi della storia del Rock.
Sotto questo aspetto, credo che pochi[ssimi] altri albums della storia musicale contemporanea del 900 possano rivaleggiare con questo. Chapeau.
Per questo, credo che "The Dark Side of the Moon" possegga una sua capacità unica intrinseca, che pochissimi altri albums Rock in tutta la sua storia possono dire di avere: quella di essere riuscito a CATTURARE LO SPIRITO DEL PROPRIO TEMPO [condensandolo lungo la durata di un LP 33g] e di riuscire a rappresentarlo anno dopo anno, lungo decenni fino ad arrivare ad oggi dopo 50anni... ascolti quest'album e ti riaffiorano tutto intorno 'i colori e i sapori' degli anni 70... (l'altro suo epigono è il Beatlesiano "Sgt Peppers Lonely Hearts Club Band" che riuscì a catturare al meglio, più di ogni altro, lo spirito dei tempi dei magici anni 60, ndr). Questa è la capacità di opere capolavoro. Non di albums 'ordinari' destinati all'obblio dopo poco tempo, categoria alla quale l'album in oggetto non appartiene.
Restringendo il campo di valutazione ai soli fans della band, ho notato che molti di essi quasi tendono a snobbarlo e a sottovalutarlo, adducendo al fatto di una sua presunta 'commercialità' musicale più marcata rispetto ad altri albums dei Pink Floyd (in particolare "Atom Earth Mother" e "Meddle"), un aspetto che secondo me non esiste, forse solo in parte (per es. nelle sonorità apportate dall'uso di sax in alcune sue parti, che gli conferiscono un 'colore' melenso a volte)...
Rimane da dire che analizzandolo per ciò che è, presenta una esposizione creativa sublime, originale, anche di assoluta avanguardia in alcune sue parti -quando il synth VCS3 nelle mani di R.Wright conduce le danze nel celebre tema interludio "On the run" - specie nella sua side 1 (che tendo a preferire alla seconda), che di fatto è una sorta di suite continua ininterrotta nei suoi brani che la compongono (una progressione PERFETTA secondo chi scrive, già a partire dalla meravigliosa "Speak to me/Breath in the air" iniziale), che culmina con l'apoteosi finale [a tinte mistiche si potrebbe quasi dire] di "The great gig in the sky", una sequenza di 20minuti che ne fa un album senza tempo.
Altro suo punto di forza, inattaccabile secondo me, è la sua proverbiale formidabile (per il tempo) impeccabile PULIZIA TECNICA SONORA che ne ha fatto per molto tempo a venire il riferimento assoluto per QUALITA' DI REGISTRAZIONE. Chapeau ancora, in questo caso per Alan Parson in veste di 'engineer' che ne ha curato la registrazione (che i più esperti sanno in orbita EMI già come tecnico del suono per un altro 'chef d'oeuvre' del 900, il Beatlesiano "Abbey Road").
Buon cinquantenario, "The Dark Side of the Moon"...
Opere così oggi (e già da molto tempo a dir la verità) non se ne fanno più.