Campionatori e Synth

Strumenti musicali, tecniche e tecnologia del suono; inserzioni e richieste/offerte di collaborazioni; domande e risposte per addetti ai lavori.

Campionatori e Synth

Postby percuoco » 24 Jul 2006, 08:17

Allora, cercherò di semplificare al massimo la descrizione di queste tipologie di tastiere.

I sintetizzatori sono strumenti che hanno una serie di "moduli" che servono per la generazione-trattamento di un segnale sonoro. Possiamo dividerli in:

1 : [oscillatore] Generatore di forme d'onda (sinusoidale, quadra, triangolare etc...), può essercene uno o più...
2 : [mixer] Regolatore dei volumi degli oscillatori
3 : èfiltro] serve per amplificare o eliminare una parte delle frequenze generate...
4 : [inviluppo] regola il volume nel tempo (attacco, decadimento, rilascio e sostegno) sia dell'oscillatore (VCA) che del filtro (VCF)
5 : [LFO] un oscillatore a bassa frequenza che generalmente non viene usato per creare "suono" ma per controllare uno dei parametri precedenti... (vibrato, filtro che si apre e si chiude ecc...)

E' chiaro che questi moduli sono generici, ogni macchina ha poi le suoe peculiarità. Negli anni 80 alle forma d'onda "periodiche" è stata aggiunta la possibilità (grazie al digitale) di poter usare piccoli frammente di suono "reale" come transienti di attacco del suono, esempio: una tromba poteva essere sintetizzata partando dall'attacco di una tromba vera e facendo continuare il suono con forme d'onda sintetiche....

....e qui arriviamo al Campionatore.

Il campionatore a differenza del synth, è un vero e proprio registratore di suoni. I primi esemplari erano a nastro (mellotron, chamberlin etc...) con l'avvento del digitale al nastro si sostituiva la memoria ram. La gestione dei suoni registrati varia da un esemplare all'altro, c'è la possibilità di mettere un suono diverso per ogni tasto, uno per ogni velocità di pressione del tasto, più suoni uno sull'altro.... essendo registrati con una frequenza ben precisa, i suoni verrano riprodotti alla velicità reale su un tasto chiamato "root" e chiaramente verranno riprodotti in maniera più lenta premendo i tasto al di sotto della root, e più velocemente premendo quelli al di sopra.... beccandosi l'effetto paperino che tanto amiamo
[:-D]

Consiglio a chi volesse saperne di più di iniziare a farsi un giro su analog-heaven e da li partire per fare ricerche più serie... io appena ho un po' di tempo posterò tutti i link che conosco sull'argomento (anche se dovrebbe farlo smiracchio [:-D][:-D][:-D])

ciaaaaa

P.S: lo so che sono stato un po' frammentario ma sto facendo 456786467 cose contemporaneamente.... spero solo che sia servito per dare il via alla voglia di approfondire....

[8D]
Last edited by percuoco on 24 Jul 2006, 08:18, edited 1 time in total.
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Campionatori e Synth

Postby highinfidelity » 25 Jul 2006, 07:15

Visto che mi sono assai occupato della cosa in passato (e il capoufficio e' in ferie) proseguo la disamina riepilogando le caratteristiche delle principali tecniche di sintesi in voga nei synth del periodo "classico".

SINTESI SOTTRATTIVA
Non fu, storicamente, la prima su cui si fecero esperimenti, ma fu la prima ad avere uno sbocco commerciale ed un vasto utilizzo nella musica rock.
L'idea di base e' esattamente l'opposto della sintesi "alla Fourier", e cioe' e' quella di prendere come timbro di partenza delle forme d'onda pure molto ricche di contenuti armonici, da cui eliminare le armoniche che non servono al suono che si vuole ottenere con uno o piu' filtri passa basso (ed eventualmente anche un passa alto, se il suono deve essere reso piu' "etereo").
La pendenza di taglio di questi filtri puo' essere regolata. Se portata oltre certi valori, la pendenza ha l'effetto di esaltare una banda ristretta di frequenze attorno ad un picco centrale (per questa ragione, il controllo di pendenza va' sotto il nome di "risonanza") con degli effetti che possono essere molto creativi.
Le forme d'onda pure sono ottenute a partire dai classici circuiti oscillatori elettronici; in generale sono onde quadre (da cui si ottengono dei notevoli flauti), onde triangolari, onde a dente di sega (da cui derivano i famosissimi pad di violini analogici), onde pulsate (o "rettangolari"). In tempi piu' recenti, le stesse forme d'onda saranno generate da oscillatori non piu' analogici ma digitali (o almeno con controllo digitale della frequenza) iniziando cosi' l'eterna diatriba "suona meglio l'analogico - no e' meglio il digitale".
Ogni synth puo' avere piu' di un oscillatore, regolabile separatamente in timbro, inviluppo e frequenza, ed eventualmente gli oscillatori possono essere sommati, posti in modulazione l'uno con l'altro o in ring modulation con loro stessi.
Gli strumenti che oggi vengono designati col termine generico di "Synth analogici" sono tutti di questo tipo. Tra di loro, i famosi Moog modulari di Emerson, il Minimoog, l'ARP pro soloist e chi piu' ne ha piu' ne metta.
Sono in generale synth con un gran suono corposo, facili se non addirittura banali da programmare, limitati nel range di suoni che e' possibile ottenere ma estremamente generosi.

SINTESI ADDITIVA
L'idea e' esattamente l'opposta della precedente: ovvero partire da un gran numero di oscillatori con contenuto armonico nullo (cioe' onde senoidali pure) sommandone quanto basta per raggiungere il suono desiderato. Si tratta della celebre "sintesi additiva di Fourier" che abbiamo tutti studiato a scuola. Come ci hanno insegnato i professori, in teoria con una somma di infinite onde senoidali e' possibile ricostruire qualsiasi forma d'onda a piacere.
In realta' i synth additivi arrivano molto tardi sul mercato ed hanno un successo molto limitato per una ragione semplicissima: programmare intonazione, inviluppo e missaggio di un'infinita' di oscillatori per ottenere un unico suono e' una noia clamorosa. Inoltre e' facilissimo perdere di vista cio' che si sta facendo, ed in generale si procede a tentoni in mezzo a suoni che sembrano ricordare sempre e solo quelli di un flauto o al massimo un organo da chiesa.
Tra i pochissimi synth di questo tipo prodotti, l'unico di cui mi ricordi il nome e' il Kawai K5. Lo strumento dispone di 128 (dicasi centoventotto) oscillatori, da programmare UNO PER UNO su uno striminzito display di testo con uno slider per la regolazione dei valori. La casa stessa se ne rese conto e propose una specie di schermo addizionale sul quale la programmazione poteva avvenire con un'interfaccia grafica piu' umana, che consentiva di tenere sott'occhio piu' parametri contemporaneamente. I suoni che era possibile ottenere erano davvero notevoli, ma la fase di programmazione e' dai piu' ricordata come un incubo.

SINTESI A MODULAZIONE DI FREQUENZA
Questa tecnica di sintesi, forse l'ultima degna di questo nome prima dell'era dei campionatori o dei synth "pasticciati", deve la sua sconfinata celebrita' ad un unico sintetizzatore che ebbe un successo fantasmagorico: lo Yamaha DX7, che imperverso' lungo tutti gli anni '80 caratterizzando un'epoca.
Nonostante la sua tarda comparsa sul mercato ed il fatto che la Yamaha insistesse nel definire questo synth come "digitale", in realta' la modulazione di frequenza fu una delle prime idee utilizzate nella sintesi sonora e le sue radici sono ben precedenti all'invenzione della stessa parola "digitale". Quasi tutti i synth analogici (in sintesi sottrattiva), ad esempio, consentivano di porre due o piu' oscillatori in rapporto di modulazione di frequenza, consentendo un'esplorazione (seppure limitata) di questa tecnica. Il funzionamento dello stesso Theremin, l'antico e famoso precursore a valvole degli strumenti elettronici, si basa sulla generazione di un battimento "eterodina" perfettamente ricostruibile con il DX7. Tuttavia, come si diceva, prima di diffondersi questa tecnica di sintesi deve aspettare che siano sviluppati gli oscillatori digitali, la cui proverbiale stabilita' e' necessaria affinche' i risultati ottenibili siano anche utilizzabili in pratica.
L'idea e' esattamente la stessa della radio a modulazione di frequenza che tutti conosciamo: la frequenza di un'onda portante viene modulata da un'onda (appunto) modulatrice. Se la differenza di frequenza e' molto ampia - come nel caso della radio - non si otterra' altro che un'onda a forma di "molla". Le cose si fanno interessanti quando le frequenze della portante e della modulatrice scendono nel campo audio, e quando le due frequenze sono tra loro comparabili. In questo caso, difatti, dalla modulazione esce un'onda nuova, completamente diversa sia dalla portante che dalla modulatrice.
Nel DX7, gli oscillatori sono in totale sei, e sono tutti generatori di onde senoidali pure (come nella sintesi additiva). I sei oscillatori possono essere messi in relazione tra di loro secondo 32 schemi prefissati che vengono pomposamente denominati "algoritmi". Sostanzialmente, il primo algoritmo collega gli oscillatori "a cascata" in modo che ciascun oscillatore moduli il successivo e sia modulato dal precedente (in realta' non e' esattamente cosi', ma giusto per intenderci). Il trentaduesimo algoritmo, all'estremo opposto, vede tutti gli oscillatori "in parallelo" senza che nessuno ne moduli un altro, ed e' in pratica una versione a sei soli oscillatori della sintesi additiva vista in precedenza. Gli algoritmi tra l'1 ed il 32 sono - come e' facile intuire - una rassegna delle "vie di mezzo" tra questi due estremi. E' chiaro che di combinazioni possibili, con sei oscillatori, ce ne sono un'unfinita', e che i 32 offerti dallo strumento sono un sottoinsieme di questa infinita': sono quelli che sperimentalmente si offrono meglio ad ottenere risultati timbrici interessanti. Ogni algoritmo, inoltre, prevede la possibilita' di porre in ring modulation con se stesso un oscillatore, o un blocco di oscillatori.
Diciamolo subito: questo synth e' un gioiello, e certi timbri che si ottengono dal modello evoluto DX7II hanno semplicemente dell'incredibile. Tuttavia, di nuovo, la programmazione e' ostica, non tanto per il numero di oscillatori (in fondo, sei non sono molti), ma per il fatto che la modulazione di frequenza non consente di "visualizzare" in anticipo che risultato si otterra' modificando un determinato parametro. Se con i synth sottrattivi si sa benissimo che (ad esempio) se si vuole incupire il suono basta caricare un po' i filtri, con la modulazione di frequenza ci si muove a tentoni, in una serie di prove ed esperimenti demoralizzanti che spesso non fanno che peggiorare il timbro da cui si e' partiti. Inoltre in molti casi la modulazione innesca oscillazioni spurie e strani rumori di fondo che e' praticamente impossibile eliminare. Insomma lo strumento guadagna in possibilita' e varieta' di timbri, ma la flessibilita' e la programmazione per il musicista diventano problematiche.

Mi fermo qui, anche perche' non so se la cosa interessi. Casomai prosegue Smiro... [;)]
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Postby smiroldo » 25 Jul 2006, 07:21

quote:
Originally posted by highinfidelity

Mi fermo qui, anche perche' non so se la cosa interessi. Casomai prosegue Smiro... [;)]


io?!? io sono un ignorante totale in materia [:(] ne sapete infinitamente di più voi [;)]
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Postby Raistlin Majere » 25 Jul 2006, 07:34

a me interessa eccome [8:-x]
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Postby percuoco » 25 Jul 2006, 08:09

Quanto hai ragione High, ogni volta che provavo a creare dei suoni da zero con il DX partivo dicendo "adesso provo a fare il pad tipo oberheim...." e finivo regolarmente trovandomi delle cose che assomigliavano a bicchieri suonati con l'arco !!! [:D][:D][:D]

Comunque smanettando da anni ormai, mi sono reso conto che strumenti come il Moog Modular o l'Arp 2600 anche se sottrattivi permettono di creare veramente una serie impressionante di timbri diversi....

continua a disaminare le sintesi vaaaaiii [:p][:p][:p]
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Postby highinfidelity » 25 Jul 2006, 08:15

quote:
Originally posted by percuoco

Quanto hai ragione High, ogni volta che provavo a creare dei suoni da zero con il DX partivo dicendo "adesso provo a fare il pad tipo oberheim...." e finivo regolarmente trovandomi delle cose che assomigliavano a bicchieri suonati con l'arco !!! [:D][:D][:D]

Si vede che il nostro approccio alla programmazione era differente perche' io di solito ottenevo dei sassofoni [:D]

Dai, allora appena ho un po' di tempo vado a vanti. In realta' non manca molto perche' secondo me di sintesi SERIE ce ne sono ancora due o tre, poi inizia l'epoca dei synth "pasticciati" ovvero in cui ho perso completamente interesse alla cosa. Sarebbe interessante discuterne, tra l'altro, magari apro un topic a parte.
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Postby Dalex_61 » 28 Jul 2006, 10:17

Grazie. Le spiegazioni sono chiare ed utilissime per un ignorantone quale il sottoscritto.
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Postby percuoco » 29 Jul 2006, 14:16

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