Mr Joe Jackson presents Max Champion "What a racket!"

Date sfogo alla vostra arte letteraria commentando gli album piu' interessanti che avete ascoltato di recente.

Mr Joe Jackson presents Max Champion "What a racket!"

Postby Duke59 » 01 Jan 2024, 18:58

Innanzitutto Auguri per un Felice 2024 a tutti!

Voglio parlarvi di uno strano album uscito da poco e che mi è stato regalato recentemente; Joe Jackson presents Max Champion "What a racket!".

Max Champion - nipote del più noto Harry Champion, compositore di Music Hall - nacque nel 1882 a Londra e si distinse anch'egli come autore ed interprete di canzoni di Music Hall, salvo poi scivolare nel dimenticatoio dopo la sua morte avvenuta nel 1914.

Il Music Hall fu un genere di spettacolo e di musica, nelle cui canzoni abbondavano testi satirici e/o comici, che veniva rappresentato all'epoca nei teatri come intrattenimento popolare e che, non esistendo all'epoca la musica registrata, richiedeva la scrittura di canzoni che fossero apprezzabili al primo (e spesso unico) ascolto da parte del pubblico.

Le canzoni di Max Champion rimasero nell'oblio fino al 2019, quando il noto musicista Joe Jackson (nome d'arte di David Ian Jackson), per puro caso ritrovò delle sue vecchie partiture rovistando presso un antiquario in Bethlam Green e decise di riportare in vita alcune di quelle canzoni.

Detto fatto Joe Jackson nel 2023 riarrangia quelle canzoni per un'orchestra di 12 elementi, più se stesso al piano e alla voce, e le incide.

Il risultato di questo lavoro lo si può ascoltare nell'album di Joe Jackson recentemente pubblicato con il titolo
Mr. Joe Jackson presents Max Champion "What a Racket!"

L'album contiene undici canzoni super immediate, che ci trasportano ai primi del Novecento e che Joe Jackon interpreta con un sorprendente accento cockney che a tratti rende la sua voce quasi irriconoscibile.

L'album si apre con la cadenzata "Why Why why" in cui l'autore si lamenta della futilità della corsa al successo ed invita l'ascoltatore ad una vita più semplice


"Perché, perché, perché dobbiamo lavorare fino allo sfinimento
Perché, perché, perché dobbiamo lottare per raggiungere la vetta
Fare tutto ciò a cui sei obbligato
Sognando che puoi essere lassù
E se poi arrivi lì e detesti il panorama?
E scopri che a nessuno importa"



Si prosegue con la galoppante "The sporting life" in cui l'autore enuncia la sua idiosincrasia verso lo sport


"ma ho un amico che si chiama frank, che lavora in una banca
ma vive per il suo gioco di rugby
con dieci dita del piede sinistro e un naso a cavolfiore
giura che questo lo mantiene giovane. . . no!
la vita sportiva non fa per me
preferisco essere un asino o una scimmia su un albero
spazzerò la strada, triterò la carne
fare qualsiasi cosa
ma non farmi calciare un'altra palla!"


Il brano successivo "Dear old mum" vira verso il romantico, con una suadente melodia accompagnata da un tappeto di violini, che ci racconta di questa mamma irlandese a volte Angelo a volte Diavolo

"Lascia che ti parli di me, cara vecchia mamma
Come ebbe una covata di dieci persone per Madre Irlanda
Alza i bicchieri in segno di saluto, cara vecchia mamma
Con un soldo per il Papa e quaranta sfumature di verde
Ogni sabato rideva
Mentre ci strofinava nella vasca da bagno
Con la saponetta più grande che tu abbia mai visto
(...)
È un peccato che io sia ancora piuttosto segnato
Da dove ha strofinato un po' troppo
Ma è l'unica mamma che conoscerò
È l'unica mamma che conoscerò
(...)
Quindi se, come me, hai perso tua madre
Una dozzina di anni fa
La tua memoria a volte può dirti bugie
Ma se era un angelo, o il diavolo sotto mentite spoglie
Era l'unica mamma che conoscerai
L'unica mamma che conoscerai mai"


Si ritorna alla musica frizzante con "Monty Mundy" in cui Max Champion ironizza (se ben capisco) su qualche politico francese della sua epoca.


"chi indossa pantaloni larghi e larghi, con una fusciacca intorno alla vita
e vive di lumache e coniglio in umido, indipendentemente dal gusto
in testa porta un cappello maltese
cosa c'è di diverso da un turbante o da un fez
potrebbe esserci un punto che ci sfugge, quindi forse dovremmo ascoltare quello che dice:

ci vogliono tutti i tipi di persone nel mondo
e alcuni di loro sono gesso e alcuni sono formaggio
quindi cambia idea - e tanto di cappello, se per favore
perché monty mundy è maltese
che vuole che tutti noi sventoliamo la sua bandiera: una piccola croce appuntita
e giura che viene da La Valletta, quindi faresti meglio: è lui il capo!"



Si torna alla musica romantica (ma con imprevisto) di "Shades of night" dove il protagonista gira di notte per strada sbirciando dalle finestre per spiare le coppie in amore fino a che:


"Finché non ho notato una testa piena di adorabili riccioli scuri
Sembrava familiare - sì, più che semplicemente simile!
Chiaro come il giorno!
E mi sono fermato per strada
Mentre il mio cuore perdeva un battito
E mi sono detto: "Ma questa è la mia ragazza!"
Dovevamo sposarci, pensavo di portarla all'altare
Poi, in un momento, i miei sogni si sono quasi trasformati in disperazione

Adesso andrò ad arruolarmi in Marina, e chissà,
forse questo è più il mio stile
Con una ragazza in ogni porto"


Dopo questa storia d'amore naufragata si passa alla spumeggiante "What a racket!", il brano che da il titolo all'album e in cui l'autore si lamenta del frastuono nelle città (immaginiamo la Londra dei primi del Novecento)


"vivere in città: è sporco e sabbioso
c'è smog, è fuligginoso e puzza
beh, non mi dispiace davvero, lo prendo come lo trovo
ma non mi interessa cosa pensano gli altri
e c'è una cosa che non posso sopportare
è il rumore che fa la gente!
che frastuono, che confusione
non credo di potercela fare
non sono venuto qui per combattere
approvate una legge e io la sosterro'
passami una borsa e lascia che faccia i bagagli
faro' di tutto pur di dormire la notte"



Dopo questa dichiarazione programmatica contro i rumori molesti si passa alla frizzante satira intrisa di doppi sensi di "The Bishop and the Actress" in cui un Vescovo trae clandestinamente piacere dalle grazie di un'attrice

"Ha detto il vescovo all'attrice
Io amo te
Ma non dobbiamo incontrarci per strada
Verrò dalla tua porta sul retro

Disse l'attrice al vescovo
Procedi con cautela lì
Un uomo nella tua posizione deve fare attenzione"


E’ poi la volta della melodrammatica "Think of the show" che descrive in modo satirico le difficoltà di un attore teatrale


"[gli spettatori] sono beatamente inconsapevoli
del peso che devi sopportare
quando indossi una parrucca ed entri sotto le luci
e speri che la tua accoglienza sia clamorosa
ma sudi come un maiale con indosso dei vecchi collant sporchi

nel futile tentativo di essere glamour
ti perdi i punti di riferimento
e barcolli tra il nero e il blu
mentre singhiozzi dietro le quinte, c'è solo una cosa che puoi fare. . .

pensate allo spettacolo, cari cuori!
si, lo spettacolo deve continuare "


Si passa a "Never so nice in the morning" che parte in modo drammatico, quasi recitato per poi passare ad un allegro valzer in cui si descrive l'orrore del risveglio mattutino tanto per andare a scuola quanto per andare al lavoro, mentre si esalta la vita notturna


"no, non sono mai al meglio la mattina
la mattina non sono simpatico
se mi vedi tutto accigliato e sbadigliante
stai lontano, è il mio consiglio!
no, non sono mai al meglio la mattina
al mattino sono un maiale
di pomeriggio non gioco
la sera presto, ok
ma di notte il mondo è mio!"


Siamo quasi alla fine dell'album e arriviano all'altro singolo dal titolo "Health and Safety", una marcetta frizzante, quasi militaresca, con squilli di trombe, che tratta ironicamente dell'eccesso di normative che vorrebbero eliminare i rischi del vivere per mezzo di proibizioni


"salute e sicurezza sono la tua unica ricchezza
rimproveratemi, fatemi arrabbiare,
salvatemi da me stesso
sono io il problema, sono io il folle,
lo vuole la mia mamma, datemene un po'
rimandatemi a scuola

salute e sicurezza, di cosa si tratta
metti giù quella pinta, abbandona la sigaretta
distruggetemi, rinchiudetemi,
accidenti e perdinci
è sempre il lavoratore che lo prende nel collo"


Siamo così giunti all'ultima canzone di Max Champion "Worse things happen at sea" che è meno parodistica delle altre e ci esorta a superare le difficoltà della vita


"la vita non è sempre allegra
il sole spesso si trasforma in pioggia
tra paura e follia - falliamo e falliamo di nuovo
il mio vecchio lo sapeva - aveva navigato i sette mari
non che ne dubiti - direbbe, va bene, ma per favore . . .

risparmiamo le nostre lacrime
siate coraggiosi, miei cari
e stare dritti e liberi
ricordate cosa dicono i marinai
cose peggiori accadono in mare
oh cose peggiori accadono in mare"

avevo un cane chiamato Lucky, un piccoletto vivace
cieco dall'occhio sinistro e che aveva perso l'orecchio destro in uno scontro
almeno una gamba stava diventando zoppa. il suo pelo stava diventando calvo
ma rispondeva comunque al suo nome, quando qualcuno chiamava.

Rit.

quando io e papà andavamo a passeggiare, non diceva quasi una parola
ma sapeva che stavo parlando... e sapevo che aveva sentito
gli racconterei delle lacrime che ho versato, delle mie lotte e del mio dolore
e poco a poco lui scuoterebbe la testa - e comincerebbe il suo vecchio ritornello.

Rit.


L’album è finito e resto lì, ammaliato dagli arrangiamenti della band, dalle melodie, tutte immediatissime e piacevoli, dalla capacità di Joe Jackson di calarsi in uno stile vocale diverso dal suo in modo così convincente. Già solo dopo il primo ascolto molte canzoni si sono infilate nella mia mente per restarci. Questo Max Champion evidentemente ci sapeva fare.

Subito mi viene da abbinare questo album al suo vecchio lavoro “Jumping Jive”, un album interamente strumentale del 1981 in cui Jackson aveva registrato suoi arrangiamenti di brani jazz e swing degli anni 30-40 (scritti tra gli altri da Armstrong, Cab Calloway, Lester Young, Louis Jordan).

Ma poi inizio ad avere qualche dubbio … e inizio a cercare in rete ….et voilà …

Joe Jackson mi aveva fregato … non esiste alcuno spartito ritrovato per caso, non è mai esistito un artista di nome Max Champion e le canzoni presenti su questo album non risalgono ai primi del Novecento.

Chi ha scritto parole e musica, arrangiato i pezzi per l’orchestra, suonato e cantato nell’album è stato sempre e solo Joe Jackson, che si è creato per gioco questo alter ego chiamato Max Champion.

Del resto Joe Jackson nel corso della sua carriera non ha mai smesso di stupire i suoi estimatori.

Diplomato in composizione e percussioni alla Reale Accademia di Musica di Londra, dopo aver suonato per anni come giovanissimo pianista presso varie orchestre da ballo e gruppi rock nella zona di Portsmouth e Bristol esordì come artista “punk” nel 1979 con l’album “Look sharp”, in cui si rivelò a sorpresa anche come formidabile cantante.

Da allora il suo percorso musicale ha viaggiato tra i generi più disparati, alternando hits ad album di nicchia, passando dal punk-rock'n'roll ("Look sharp", "I'm the man") al jazz-swing ("Jumping Jive"), dal pop-rock (“Big world”, “Blaze of glory”, “Laughter and lust” ) alla classica (“Will Power”), dal progressive (“Symphony N. 1”) all’elettronica (“Night music” “Night and day 2”), dalla musica sperimentale (“Heaven and hell”) alle big band (“Body and soul” “Fast Forward”), dal ritorno al Rock and roll/Punk dei primi anni 2000 (“Volume 4”) al Music Hall di inizio Novecento ("What a racket!).

Un artista straordinario, che non ha ricevuto il riconoscimento meritato, ma che continua per la sua strada seguendo l’estro del momento.

Personalmente questo ultimo album “What a racket!” l’ho ascoltato molte volte e trovo che sia una dimostrazione notevole di capacità di scrittura/arrangiamento e di interpretazione. Piano ed orchestra, un cantato che rievoca in modo sorprendentemente realistico l’inizio del Novecento, testi arguti e spiritosi, melodie piacevolissime. Dopo molti album in cui Joe Jackson aveva guardato avanti, negli ultimi anni la sua attenzione si è rivolta a periodi importanti della storia della musica come dimostrato dal suo tributo a Duke Ellington del 2012 (“The Duke”) e dal presente album finto “tributo” a Max Champion.

Avercene di musicisti di questo calibro!

Come assaggio dell’ultimo album vi linko “Shades of night”; fate caso sia all’arrangiamento (superlativo, da non dimenticare che tutti gli arrangiamenti li scrive Joe Jackson e non qualche orchestratore prezzolato) che alla notevole interpretazione parodistica del cantato.

https://youtu.be/NOHXz3MMY3Y?si=qcXwUQHSWewr6NvB

Un lavoro insolito, inatteso, trascinante, parodistico ed eccellente. Dubito che riceverà adeguato riconoscimento (Taylor Swift, Dua Lipa e i Queen non hanno nulla da temere) ma personalmente lo trovo geniale.

Per apprezzare il salto quantico che separa il Joe Jackson/Max Champion dal Joe Jackson più sperimentale ascoltate questa spiazzante "Just because" del 2000 https://youtu.be/NNC0p_wFJqA?si=RnZYEX5z5LYbAwRv
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Re: Mr Joe Jackson presents Max Champion "What a racket!"

Postby highinfidelity » 03 Jan 2024, 16:11

HE HE HE [:D] ha ripreso il giochetto dispiegato dai Rovescio Della Medaglia in Contaminazione (di alcune idee di certi preludi e fughe del Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach).
<< Conoscete voi spettacolo più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a raddoppiare il miagolìo di un violino? >>
(Luigi Russolo, Intonarumorista. 1913.)
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