Porcupine Tree - The Incident
Posted: 03 Oct 2009, 16:44
L'ultimo disco dei Porcupine doveva essere per me la prova del nove: classico gruppo del quale apprezzo alcune cose e invece non riesco a digerirne altre (soprattutto sugli ultimi dischi).
La svolta pseudo-metal l'ho sempre trovata ruffiana e fatta per accattivarsi un certo tipo di pubblico, il loro approccio al metal è banale, fatto di riff stra-risaputi e privo di rabbia (cosa che il Metal dovrebbe avere nel DNA), e soprattutto non mi provoca nessuna emozione (i primi album invece...).
Ecco perchè speravo che gli ultimi due album fossero un momento passeggero, un modo di trovare nuove vie e nuovi stimoli, invece no...
The Incident sicuramente l'ho trovato più piacevole di Fear of a blank planet, se non altro sul primo disco c'è una certa varietà e ci sono delle buone canzoni.
Il problema maggiore del disco è quello che invece dovrebbe essere il suo punto di forza: in quanto suite dovrebbe trasportarti con se, dovrebbe affascinarti invece il tutto sembra una serie di minuscoli intermezzi slegati tra loro, dove non se ne capisce il senso.
La maggior parte dei pezzi fa uso di riff o ritornelli banali all'inverosimile (Drawing the Line ad esempio è davvero brutta), mentre il meglio lo troviamo quando inseguono il passato cercando atmosfere e melodie più tipicamente prog.
Il pezzo più riuscito è sicuramente "Time Flies", anche se si ha costantemente la sensazione di stare ascoltando i Porcupine Floyd o i Pink Tree[:D]
E' comunque un pezzo che si lascia ascoltare con piacere.
Altri momenti buoni del disco la particolare title track, e la delicata "I Drive The Hearse".
Ci sono anche delle buone cose sparse nei piccoli intermezzi, ma troppo brevi per lasciare il segno e il resto dei pezzi unisce ritmiche metaleggianti ad atmosfere vecchio stampo.
Tutto molto ben suonato, ma vuoto.
Il secondo disco comincia bene, con "Flicker": suite abbastanza varia e che lascia ben sperare (discreta diciamo), tutto però viene vanificato dalla pessima "Bonnie The Cat".
Breve ma piacevole "Black Dahlia", mentre "Remember Me Lover" non è male, ma riprende in gran parte il primo pezzo del disco.
Insomma se doveva essere il disco che mi riavvicinava al gruppo devo dire che invece mi ha parecchio deluso.
Temo che Wilson e soci si siano cacciati in un vicolo cieco, e io non sono disposto a seguirli, per me i Porcupine restano quelli di "Up the Downstair" e "In Absentia": questi sono freddi, ripetitivi, banalotti, e il loro prog-metal è originale come può esserlo un album qualsiasi dei Dream Theater.
Grossa delusione: il disco in se non è da buttare, diciamo che la sufficienza la merita ampiamente, ma è un disco che non dice nulla di nuovo e non sposta di una virgola la mia opinione su di loro (gruppo che non ha più granchè da dire).
La svolta pseudo-metal l'ho sempre trovata ruffiana e fatta per accattivarsi un certo tipo di pubblico, il loro approccio al metal è banale, fatto di riff stra-risaputi e privo di rabbia (cosa che il Metal dovrebbe avere nel DNA), e soprattutto non mi provoca nessuna emozione (i primi album invece...).
Ecco perchè speravo che gli ultimi due album fossero un momento passeggero, un modo di trovare nuove vie e nuovi stimoli, invece no...
The Incident sicuramente l'ho trovato più piacevole di Fear of a blank planet, se non altro sul primo disco c'è una certa varietà e ci sono delle buone canzoni.
Il problema maggiore del disco è quello che invece dovrebbe essere il suo punto di forza: in quanto suite dovrebbe trasportarti con se, dovrebbe affascinarti invece il tutto sembra una serie di minuscoli intermezzi slegati tra loro, dove non se ne capisce il senso.
La maggior parte dei pezzi fa uso di riff o ritornelli banali all'inverosimile (Drawing the Line ad esempio è davvero brutta), mentre il meglio lo troviamo quando inseguono il passato cercando atmosfere e melodie più tipicamente prog.
Il pezzo più riuscito è sicuramente "Time Flies", anche se si ha costantemente la sensazione di stare ascoltando i Porcupine Floyd o i Pink Tree[:D]
E' comunque un pezzo che si lascia ascoltare con piacere.
Altri momenti buoni del disco la particolare title track, e la delicata "I Drive The Hearse".
Ci sono anche delle buone cose sparse nei piccoli intermezzi, ma troppo brevi per lasciare il segno e il resto dei pezzi unisce ritmiche metaleggianti ad atmosfere vecchio stampo.
Tutto molto ben suonato, ma vuoto.
Il secondo disco comincia bene, con "Flicker": suite abbastanza varia e che lascia ben sperare (discreta diciamo), tutto però viene vanificato dalla pessima "Bonnie The Cat".
Breve ma piacevole "Black Dahlia", mentre "Remember Me Lover" non è male, ma riprende in gran parte il primo pezzo del disco.
Insomma se doveva essere il disco che mi riavvicinava al gruppo devo dire che invece mi ha parecchio deluso.
Temo che Wilson e soci si siano cacciati in un vicolo cieco, e io non sono disposto a seguirli, per me i Porcupine restano quelli di "Up the Downstair" e "In Absentia": questi sono freddi, ripetitivi, banalotti, e il loro prog-metal è originale come può esserlo un album qualsiasi dei Dream Theater.
Grossa delusione: il disco in se non è da buttare, diciamo che la sufficienza la merita ampiamente, ma è un disco che non dice nulla di nuovo e non sposta di una virgola la mia opinione su di loro (gruppo che non ha più granchè da dire).