TORI AMOS. FROM THE CHOIRGIRL HOTEL

Date sfogo alla vostra arte letteraria commentando gli album piu' interessanti che avete ascoltato di recente.

TORI AMOS. FROM THE CHOIRGIRL HOTEL

Postby Scattered Page » 16 Jan 2015, 16:14

TORI AMOS. DALL’HOTEL DELLE RAGAZZE DEL CORO.

Lei l’ho scoperta grazie all’amata odiata Radio Capital, capace sia di trasmettere un three-in-a-row epico tipo Come as you are-Time-Come together, che di affossarti l’animo con gli aborti degli anni ottanta. Ma veniamo al dunque.
Tempo fa hanno trasmesso “Cornflake girl” , e io ne sono rimasta talmente affascinata da andarmi a cercare i suoi due album migliori “Under the pink” e “From the choirgirl hotel”. Be, sono subito diventata un’appassionata della sua musica e del suo stile particolarissimo. Paladina del rock anni ’90, Tori (pollastrella, in giapponese) Amos, riesce a fare dell’arte della sovrapposizione e della creazione di sezioni musicali che si rincorrono per il brano, un punto importante della sua musica, un po’ come i “nostri” Genesis. Le sue sonorità sono dominate dal pianoforte, che lei padroneggia estremamente bene, da escursioni nell’elettrico e nell’acustico più puro, e naturalmente dalla sua bellissima voce, una combinazione esplosiva, che nell’alternanza magistrale tra piani e forti trasmette l’idea di un’energia che pulsa sotto la veste sonora e che a volte ne sfugge con picchi di suono dalla ricchezza stupenda. Un altro punto in comune ;).
Ma veniamo all’album.
“From the choirgirl hotel” è un album che non stanca, le atmosfere fluttuanti, quasi astratte anche nei momenti in cui le sonorità non ne supporterebbero questa caratteristica, i cambi di tempo e la splendida vocalità di Tori Amos creano un’opera assolutamente variegata e affascinante.
Tra le tredici tracce, ho scelto le sette che sono secondo me i campioni perfetti per scoprire l’album e farsi un giro nel “meraviglioso mondo di Tori”, ho scelto “Black dove” (January), “Hotel”, “i i e e e”, “Pandora’s acquarium”, “Playboy mommy”, “She’s your cocaine” e “Spark”.

“Black dove” è un brano estremamente delicato, con gli apporti del piano che creano un’atmosfera rarefatta per la voce di Tori che sembra librarsi sospesa nello spazio, fino ad una breve apertura in maggiore (che precede quella più intensa) che getta una luce meravigliosa sul timbro di Tori, prima di rivelarsi definitivamente in un carico frammento, che si ripeterà fino ad arrivare all’improvvisazione di piano che fornisce il contrappunto che spesso contraddistingue lo stile di Tori, un’ingrediente veramente speciale. La ritmica è presenza costante ed essenziale nella musica della Amos, che la sfrutta con un acume veramente enorme.
“Hotel” è una canzone particolarissima, in cui i cambi di tempo e stile giocano un ruolo fondamentale. Il pezzo sembra quasi un intreccio tra musica sacra, con impetuosi quanto diafani muri di suono e agili arpeggi. Al solito la voce di Tori si muove senza nessuna difficoltà tra le discrepanze, creando un “fil rouge” che assicura al brano l’unità. Un’inquietante accompagnamento di clavicembalo (o qualcosa che ci assomiglia) pervade il brano, arricchendo il background. L’elemento inquietante viene ripreso dall’organo in coda alla canzone, talmente curioso nel timbro da ottone da risultare possessore di una minacciosità latente.
“i i e e e”, anche in questo brano si ritrova la vocalità sommessa e dilagante del coro e quella agile di Tori in un dialogo che si snoda in alternanze di vibrazioni disseminate e linee melodiche, un ambiente ambizioso dominato però con discrezione dalla ritmica che lo accompagna fino allo sconvolgimento di registro a 2.25. Le atmosfere si fanno più cupe, ma presto si risale in superficie, verso la luce.
“Pandora’ acquarium” apre con uno stupendo pianoforte, in una successione di accordi stupefacenti, dal timbro profondo. Qui la parte del leone la fa proprio il pianoforte, che seguendo Tori nelle sue “acrobazie” vocali, conduce il brano in un’atmosfera chill molto bella, la “stranezza” viene messa da parte a favorire il dialogo tra pianoforte e voce, che duettano veramente in modo stupendo. L’elemento trascinante introdotto dal pianoforte rimane sicuramente memorabile.
“Playboy mommy”, molto easy, semplice, essenziale, le parole accentano bene lo scorrere del semplice accompagnamento pianistico e la batteria lo sottolinea ancora di più. A 2.42 una bellissima sezione con una chitarra elettrica nascosta da favola. Forse la canzone più facile, se escludiamo “raspberry swirl”, ma molto simpatica, non pretenziosa e assolutamente piacevole. Il ritmato della batteria lo salva dalla pericolosa lagna anni ’90, e lo rende una piccola perla.
“She’s your cocaine”, qui l’eccentricità di Tori si sente tutta, come di consueto mixa sezioni molto semplici con interventi assolutamente sorprendenti, sprazzi di genialità rendono i periodi di stasi totalmente sensati e piacevoli. A 2.01 il clima cambia totalmente con un flauto alla Gabriel assolutamente fantastico, per poi sfociare nuovamente nel vecchio motivo con rinnovata aggressività, verso una conclusione vertiginosa in un crescendo di ansiti…uno stile che Tori riprende spesso e che per quanto strano o inapprezzabile è irrinunciabile nella sua arte. Personalmente lo trovo geniale e sensato.
“Spark”, brano stupendo, lo si capisce già dai riuscitissimi accordi iniziali. Si ha di nuovo un assaggio delle atmosfere sature eppure leggere, un po’ afose, che sfociano nella pioggerella della voce di Tori, più tenera del solito. A 2.25 una bellissima sezione veloce, con i consueti contrasti tra melodia e accenti, un intervento maestoso, meravigliosamente singolare. Verso la fine, il pezzo scivola nuovamente nella sonorità asfittica, estremamente diffusa brillantemente costruita dalla cantante. Un pezzo riuscitissimo, probabilmente perché molto sentito da Tori, che se non ricordo male vi racconta la sua esperienza dolorosa di un aborto spontaneo.

Un po’ triste per concludere, ma questa è la mia lista di brani per chi vuole avvicinarsi all’album o anche all’artista in generale, brani che reputo estremamente aderenti alla sua musicalità e un ottimo approccio alla sua arte. Buon ascolto [:)]
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Re: TORI AMOS. FROM THE CHOIRGIRL HOTEL

Postby highinfidelity » 19 Jan 2015, 10:43

Scattered Page wrote:affossarti l’animo con gli aborti degli anni ottanta.


Ci andrei piano a scrivere frasi cosi' tranchant, soprattutto in un luogo d'apertura mentale come questo: frequentato - prevedibilmente - da persone che in media hanno un'eta' superiore alla tua e che quegli anni li hanno vissuti di persona. Gli anni '80 sono stati quelli della New Wave (tout court) e della NW of British Heavy Metal. Dovresti averne maggior rispetto considerato che il Grunge, che hai detto di apprezzare, ha pescato a piene mani (ma proprio infilando le braccia fino alle spalle) nella musica degli anni '80. Fu un vero e proprio periodo dell'oro, in cui qualunque fonte di reddito sarebbe stata insufficiente ad acquistare il folle numero di dischi imperdibili che venivano pubblicati a ritmo quotidiano. Faccio un solo nome per tutti: The Police. Mi contraddico e ne faccio un secondo: U2. Risparmio a Thomas la fatica di farne un terzo: Iron Maiden. Non credo serva aggiungere altro. Per inciso fu un periodo dell'oro anche per Phil Collins (altro artista che hai detto di apprezzare, e che anzi ti ha condotto ai Genesis) il quale fece le sue cose migliori proprio negli anni '80.

Venendo a Tori Amos, ho avuto la fortuna di essere un suo ammiratore della prima, anzi primissima ora. E' una cosa che mi e' capitata molto di rado: di solito mi accorgo di un artista o di un movimento solo quando ormai sono quasi una moda. Me la "presentò" Maurizio Costanzo nel suo Show d'antica memoria, una sera in cui lei si trovava in promozione in Italia: stava per uscire il suo primo disco. La fece accomodare al pianofortino del suo immancabile compare Bracardi, e Tori suono' e canto' di fronte ad un pubblico popolare palesemente non alla sua altezza, ma che comunque compostamente applaudi'. All'epoca ascoltavo moltissimo Kate Bush, e naturalmente quanto ascoltai di Tori Amos in quella breve occasione mi sembro' molto ma molto molto promettente.

Non mi sbagliavo: i suoi due primi dischi furono superlativi, assolutamente imperdibili. Sexy, intelligenti, ammiccanti, intellettuali, divertenti, sperimentali, profondi... Una miscela davvero affascinante. Purtroppo gia' col terzo (Boys for Pele) ho dovuto registrare la sua tendenza alla prolissita' e ad includere brani noiosi ed inutili in dischi dalla durata eccessiva. Fu una mezza delusione. Anche il gioco dei testi incomprensibili stava un po' (troppo) mostrando la corda.

From The Choirgirl Hotel - in cui la propensione ad un arrangiamento piu' brillante e a piu' strati e' dovuta alla volonta' d'andare in tournée con una rock band al completo - e' stato per me l'album del ritorno ai primi fasti; e anche l'ultimo che abbia apprezzato interamente o quasi interamente. Agli albori di questo sito (trasformato negli anni scorsi prevalentemente in un forum) c'era anche una sezione di musica "al femminile", poi cancellata perche' troppo frammentaria e ormai - visto lo sviluppo di inziative come Wikipedia sul web - abbastanza inutile. Questa comunque era la sintetica recensione di FTCH che scrissi in quel tempo:

Al termine del tour mondiale seguito alla pubblicazione dell'album Boys For Pele, Tori Amos decide di concedersi un periodo di riposo perche' e' in attesa di una bambina. Purtroppo, non riuscira' a portare a termine la gravidanza; fino a che punto questo triste evento abbia potuto influenzare la sua musica non e' dato sapere, di certo pero' From The Choirgirl Hotel e' un album radicalmente differente dai precedenti, ed il singolo Spark, pur nella consueta cripticita' dei testi, e' senza dubbio ad esso ispirato.
Tori Amos affronta il rinnovamento della sua musica, momento molto critico per ogni artista, con genialita' non comune, e l'album che ne scaturisce e' di indubbio interesse. Moltissimo spazio viene aperto alle percussioni, talvolta elaborate al computer e dunque sintetiche e martellanti, altrove (come in Iieee) quasi etniche. Molta attenzione viene anche dedicata a rumori e suoni creati elettronicamente.
Il rischio che i nuovi arrangiamenti rendano la musica caotica e frastornante e' intelligentemente evitato, segno di una misura di se' nuovamente raggiunta dalla cantautrice americana. Di nuovo sotto controllo anche le liriche che, pur nella consueta misteriosoficita', sono melodicamente e metricamente perfette; molto affascinanti le immagini che vengono tramite esse delineate.
Una nuova, grintosa e determinata Tori Amos, che riesce a dare ancora una volta il meglio di se' stessa.


Il culto del rumore di fondo, del rumore amplificato e rielaborato al computer, diventa da qui in avanti un tratto distintivo di Tori Amos. Quasi un suo oggetto di culto, che avrebbe sicuramente fatto la piu' grande gioia dei futuristi.

Successivamente, almeno per i miei gusti, ci sono stati solo album con sprazzi di genialita' e canzoni molto molto belle, ma almeno altrettante noiose ed insipide. E tutti, nessuno escluso, di durata troppo lunga per poter mantenere la qualita' sui piu' alti livelli. In anni recenti, poi, ho fatto molta fatica ad avere notizia circa le sue attivita' e, in pratica, l'ultimo album di cui sono venuto a sapere la pubblicazione e che ho acquistato e' stato American Doll Posse. Tu hai ascoltato qualche suo disco dei piu' recenti? Che opinione ne hai?
<< Conoscete voi spettacolo più ridicolo di venti uomini che s'accaniscono a raddoppiare il miagolìo di un violino? >>
(Luigi Russolo, Intonarumorista. 1913.)
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Re: TORI AMOS. FROM THE CHOIRGIRL HOTEL

Postby Scattered Page » 19 Jan 2015, 14:10

non ho letto tutto ma rispondo alla cosa più importante: "gli aborti degli anni ottanta" è riferito agli...aborti degli anni ottanta, non a tutta la musica anni ottanta. non ho scritto "tutta la musica anni ottanta è un aborto". E dato che non ho specificato titoli o artisti la mia opinione personale me la sono tenuta per me. So bene di ascoltare anch'io musica di quegli anni, non mi sono data la zappa sui piedi.
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Re: TORI AMOS. FROM THE CHOIRGIRL HOTEL

Postby Scattered Page » 19 Jan 2015, 14:16

Io ho ascoltato solamente "Under the pink" e "From the choirgirl hotel" e mi sono piaciuti molto entrambi. "Boys for Pele" era recensito piuttosto bene ma non mi ispirava così non l'ho ascoltato. Quest'anno Tori è in tour e pensavo di andare a sentirla a Padova o Milano.
Però per la cronaca non sono fan di Phil solista, mi piacciono giusto un paio di canzoni.
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