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VAJONT 9 Ottobre 1963

PostPosted: 09 Oct 2013, 11:43
by aorlansky60
Oggi ricorre il 50mo anniversario della tragedia del Vajont.

50anni fà, alle 22:39, un volume stimato di 260milioni di metri cubi di massa mista (terra e roccia) si staccò all'unisono da un monte parallelo al torrente Vajont, provocando la sciagura che da allora passa alla storia con quel nome.

Leggo dichiarazioni odierne del pres. della Rep. in merito : "Quell'evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità".

beh, per esserlo, sono già state ampiamente denunciate da tempo; e nemmeno da chi doveva sottrarle all'alone di oscurità portandole alla luce avendone il potere per farlo (i giudici e il processo relativo) ma da personaggi che magari non ti aspetti (Tina Merlin prima, Marco Paolini poi, attraverso la sua struggente e mirabile opera teatrale sul caso in oggetto).

Ora, io mi rendo conto che dalla posizione istituzionale che occupa, G.Napolitano non può certo proferire altro. Da uno come me che ha (assai) meno da rischiare attraverso le parole che pronuncia o scrive, aggiungo che il caso Vajont esemplifica idealmente una tipica metafora umana prima ancora che tipicamente italiana :

di fronte al profitto, anche 2000 vittime umane possono essere collocate nella contabilità "sostenibile" alla voce "perdite". [:|]

Questo è il cinico (e criminale) modo di ragionare che i responsabili della SADE (la società che costruì ed aveva la gestione della diga fino a pochi mesi prima della tragedia) adottarono verso la popolazione ignara del pericolo sulle sponde del bacino artificiale e a fondo valle di esso.

Di sicuro, oltre a quelle 2000 vittime, rimane ancora oggi la frattura ed il dolore insanabile dei famigliari sopravissuti a quella catastrofe architettata dall'uomo (e non dalla natura, come si credeva ad evento appena avvenuto in quei giorni dell'Ottobre '63).

Re: VAJONT 9 Ottobre 1963

PostPosted: 15 Oct 2013, 23:13
by windshield74
Io la storia del Vajont la conosco a memoria.
Non lo dico per vantarmi, sia ben chiaro, solo che sin da piccolo questa triste vicenda mi ha sempre appassionato.
Ricordo una volta che ne "L'almanacco del giorno dopo", gloriosa e utilissima trasmissione rai, c'era la rubrica "Domani avvenne" e proprio lì scoprii cosa era successo.
Poi ci fu lo spettacolo di Paolini su Rai 2 il 9 ottobre 1997 e da lì il resto.
Lo so a memoria, conosco battute per filo e per segno da quante volte l'ho visto e poi sono anche andato, tre volte se non vado errato, sulla diga.
E' un'esperienza che consiglio a tutti perché a parole è impossibile descrivere quello che è successo quella sera: poi arrivi lì, cominci a vedere da Longarone (una sorta di paese fantasma) quella fessura chiara in mezzo a quella gola stretta e scura, fai tutta la strada e alla fine arrivi.
Scendi dalla macchina, cammini, arrivi fin sotto la diga e ti domandi: "Ma che ci fa la terra dietro una diga?"
Poi ti volti a sinistra verso il monte Toc e vedi che da un certo punto in poi non c'è più vegetazione, solo roccia e terra, una montagna nuda.
E allora capisci, rabbrividendo, che la terra che stai calpestando fino a prima che costruissero quella diga era lassù, attaccata al monte e lì sarebbe rimasta se qualcuno non l'avesse stuzzicata con un bacino artificiale.
E' impressionante, un mondo intero crollato nel giro di pochi minuti stravolgendo una valle, distruggendo città e uccidendo persone...

Poi ripensi a tutta la storia.
La diga che viene costruita su un torrente che significa "Va giù", il monte accanto che significa "marcio", l'arroganza e lo strapotere di una ditta che diventa uno stato nello stato da quanto è potente.
E poi la variante, l'innalzamento di 60 mt senza che venisse realizzata un'accurata indagine geologica, le prove d'invaso, le prime frane, gli allarmi dei geologi messi in un cassetto, il voler raggiungere il collaudo per non perdere il mega investimento e vendere la diga alla neonata Enel e poi il disastro.
Le colpe della SADE?
Tante, troppe, in primis quella di aver voluto sottovalutare l'entità del disastro quando qualcuno, i geologi Muller e poi Semenza (figlio del progettista della diga), li avevano avvertiti per tempo. Troppo catastrofici, meglio fidarsi della relazione Ghetti e della sua simulazione di disastro effettuata a Nove: se al momento della frana l'acqua si fosse trovata a 700 mt. s.l.m. non sarebbe successo quasi niente, solo un'onda alta una trentina di metri.
E l'acqua arrivò a quella quota, peccato che la frana fosse unica e tremendamente compatta, ma questo Ghetti non l'aveva previsto.

Ma perché la SADE spadroneggiava così in modo indisturbato e, anzi, veniva incentivata dallo stato italiano stesso?
Perché andava in giro a costruire dighe manco fossero dei castori umani?
Perché il paese stesso aveva bisogno di elettricità, eravamo agli albori dei favolosi anni sessanta, il boom economico, il benessere per tutti e tanti saluti a quel mondo rurale sinonimo di fatica, di stenti e di pochi soldi.
Il futuro non era più nella campagne, era nelle città con le luci, le auto, il caos, il lavoro in fabbrica pagato a fine mese, le case con l'elettricità, la radio, il frigorifero.
Tutti volevano la comodità, tutti avevano bisogno di energia elettrica e la SADE gliela forniva.
E se per fornirgliela rubava la terra ai poveri cristi di montagna che continuavano a vivere lì, chissenefrega, che andassero da un'altra parte, lì doveva nascere un serbatoio per la produzione di energia!
Ecco perché la SADE era così potente. Aveva un paese intero che la sosteneva, la diga del Vajont in costruzione era l'orgoglio dell'Italia che rinasceva dalle macerie della guerra e addirittura ci portavano i bambini della scuola a vederla!
Come dice anche Paolini nello spettacolo, in quel disastro non morirono solo 2000 persone ma un mondo intero, quello contadino, che l'Italia non voleva più...

Re: VAJONT 9 Ottobre 1963

PostPosted: 16 Oct 2013, 07:29
by highinfidelity
Avete fatto molto bene a ricordare il Vajont. E' un evento storico che andrebbe studiato a scuola fin dalle elementari perche' infinitamente istruttivo, centomila volte piu' istruttivo dei vari cesari e annibali e carlimagni e napoleoni i quali, alla fin fine, nel quotidiano ben poco hanno ormai da insegnarci.

Ma naturalmente non si puo': c'e' la DC, c'e' silvio, il capitale ha sempre ragione, le imprese non sbagliano mai. Chi si opponeva alla diga poi, soprattutto quella giornalista, una donna! (figurarsi! ma perche' non stava a casa ad accudire i bambini e a cucinare per il marito?!?) erano tutti comunisti. E poi via, in fondo siamo tutti italiani, no? [:-j]

Anche la highinfidelita ed io abbiamo avuto modo di visitare il Vajont l'estate scorsa. Era da molto tempo che desideravamo andarci, lei principalmente per il ricordo che ne ha fatto Paolini, io principalmente per quanto ne ha scritto Mauro Corona. Segno che non e' uno sfrozo inutile il custodire la memoria e rafforzarne le braci: qualcuno su cui viene fatta presa c'e'.

Cio' che mi ha piu' impressionato e' la facilita' con cui si puo' constatare che nella valle non e' piu' stato fatto nulla. Assolutamente nulla: non hanno spostato un sasso, non han messo in sicurezza un centimetro quadrato. Come era e'. Niente in cinquant'anni: non una carica di dinamite per stabilizzare la frana, non una ruspa per livellare almeno un po' il terreno, non una picconata tanto per far vedere che qualcosa, giusto per ripulirti la coscienza, hai fatto. Neppure qualche semplice atto d'ufficio, da farsi a Roma senza nemmeno alzare il sedere dalla sedia: sgravi fiscali per chi ristruttura, riduzione delle tasse per gli esercizi commerciali della zona, cosette cosi' che non salvano certo una valle ma almeno fan capire che ti sei reso conto d'aver fatto una boiata. Nulla di nulla. Un'unica cosa: una condotta sotterranea per drenare le acque ed evitare la figura di m. che tracimassero in eterno dal colmo della diga.

Un po' pochino, per una nazione che ha in mente di trivellare centinaia di kilometri di montagne amiantifere per far passare un inutile treno ultraveloce, che ha intenzione di aprire le acque davanti a Venezia come fece Dio per Mose', che vuole unire continenti con ponti fantascientifici, non trovate? [:|]

Per questo aspettavo il discorso di Letta, per vedere se di fronte a burroni e pietraie si sarebbe vergognato anche lui di essere italiano. Pare di si': in piu' momenti ha preferito tacere e chiudersi in silenzio, fatto rarissimo per un politico italiano. Di una cosa gli va dato atto: e' il primo Presidente del Consiglio della storia che abbia avuto il fegato di recarsi sul luogo del disastro. Per accoglierlo Mauro Corona si e' messo la giacca e forse era la prima volta che la indossava in vita sua. Letta ha esortato i sindaci della valle a <<non mollare>>, il che e' molto controcorrente considerato che finora l'ordine perentorio e mai revocato era quello di abbandonare la valle ed andare ad abitare da qualche altra parte. Ha parlato dell'intenzione di «recuperare una disattenzione profonda» delle istituzioni. Voglio pensare bene, anche se cinquant'anni di totale accidia mi dicono con grande chiarezza che anche questa volta non si muovera' un sasso.

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Re: VAJONT 9 Ottobre 1963

PostPosted: 16 Oct 2013, 10:22
by aorlansky60
"Poi ci fu lo spettacolo di Paolini su Rai 2 il 9 ottobre 1997 e da lì il resto.
Lo so a memoria, conosco battute per filo e per segno da quante volte l'ho visto
"

VERO.

È stato proprio per merito di Tina MERLIN prima (grazie alla sua testardagine e alla sua voglia di non darla vinta ad una oligarchia che la SADE rappresentò al peggio) e di Marco PAOLINI poi (grazie alla sua accorata e lucidissima rivisitazione in chiave teatrale) che la triste vicenda "Vajont" in tutta la sua drammaticità -e le sue scomode VERITA'- credo sia giunta agli occhi della massa dell'opinione pubblica italiana.

Io, prima dello spettacolo teatrale messo in scena da Paolini quella storica serata del '97, del Vajont conoscevo solo il nome, attorniato da un lugubre alone di tragedia. Ma niente oltre. Guardando e seguendo attentamente la sua storia (anch'io me la rivedo spesso), posso dire di "avere aperto gli occhi" in merito a questa vicenda.

Che altro dire che non sia già stato detto ?

Che solo persone che non avevano a che fare direttamente con la "politica" e i suoi oscuri "bizantinismi"(quanto è ancora attuale questo termine!) potevano riuscire a fare emergere tutto il marcio costruito "sulla pelle viva"(come titola la MERLIN sul suo saggio) di 2000 esseri umani ignari ed indifesi.

La frase finale di Paolini "in quel disastro non morirono solo 2000 persone ma un mondo intero, quello contadino che l'Italia non voleva più!..."
credo rappresenti e racchiuda al meglio il mostruoso cinismo con il quale i personaggi direzionali implicati nel progetto della diga hanno agito. [:|]