by aorlansky60 » 12 Aug 2010, 11:28
vorrei che leggeste attentamente questa nota di agenzia odierna:
Fiat: Federauto, impossibile produrre auto in Italia
giovedì, 12 agosto 2010
MILANO (MF-DJ)--Produrre auto in Italia e' impossibile. Cosi' puo' essere sintetizzata una nota di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l'associazione dei concessionari italiani, che interviene sul tema caldo del progetto Fabbrica Italia della Fiat (Milano: F.MI - notizie) accusando di "miopia" chi, nell'attuale contesto economico, "non vede il piano di produzione industriale di Fiat come la manna dal cielo".
"In Europa Occidentale produrre non conviene piu'. Questo e' la madre di tutti i problemi - afferma Pavan Bernacchi -. I fattori sono molteplici. Prima di tutto vi e' il costo del lavoro; se paragonato a quello di Cina e India, non c'e' match. Battuti in partenza. Ma anche verso i paesi dell'Europa dell'Est, o della ex-Jugoslavia, c'e' un abisso. Poi c'e' l'aspetto della produttivita'. Quei popoli hanno fame, anche di lavorare, per cui nel lavoro ci mettono l'anima e sono disponibili a sacrifici su turni notturni o festivi. Come noi nel dopoguerra, per intenderci. Si passa poi agli aspetti sindacali. I sindacati, da noi, sono stati importantissimi in passato per tutelare i lavoratori che non beneficiavano neppure dei diritti elementari. Ora pero' si invertito il rapporto di forza. I lavoratori sono iper-tutelati e licenziare qualcuno quando l'azienda naviga in cattive acque, o che rema contro, non produce, si da' malato strumentalmente... e' quasi impossibile. E se un imprenditore ci prova il giudice del lavoro, molto spesso, reintegra il dipendente nel suo ruolo comminando all'azienda pesanti sanzioni. Si aggiunga l'estrema facilita' con cui si puo' venire in possesso di un certificato medico che esime il beneficiario dal presentarsi al lavoro e il gioco e' fatto. D'altronde questo e' il Paese dei falsi invalidi. Poi ci sono le regole per la sicurezza sul lavoro e contro l'inquinamento. Sono sacrosante, ma in un mondo globalizzato o le adottano tutti i paesi, affrontandone i costi - che poi fanno salire i prezzi dei prodotti - oppure chi le applica e' tagliato fuori dal Mercato. E quindi molte leggi dovrebbero essere paradossalmente adottate a livello mondiale: tutela lavoratori, tutela ambiente, orario settimanale, straordinari, cuneo fiscale, lavoro minorile, donne e maternita'. Solo cosi' si potrebbe competere ad armi pari. Utopia, certo, ma cosi' stanno le cose".
Il numero uno dei concessionari italiani, categoria che ha in mano il rapporto con i Clienti sia per la vendita delle vetture e dei ricambi sia per l'assistenza, continua: "E cosi' le aziende produttrici che vogliono sopravvivere in questo mercato competitivo devono delocalizzare. Si chiudono le fabbriche in Italia, licenziando centinaia di migliaia di lavoratori, e si riaprono in Polonia, Slovenia o, perche' no, in Cina o Romania. Quei paesi fanno ponti d'oro alle imprese perche' gli insediamenti produttivi portano benessere e danno posti di lavoro. E quindi via agli sgravi fiscali, ad aiuti di stato, a contratti per i lavoratori "light", a occhi chiusi su molti aspetti, e chi piu' ne ha piu' ne metta".
"In questo contesto - prosegue Pavan Bernacchi - arriva un 'pazzo' vero, di nome fa Sergio Marchionne. Cosa vorrebbe fare costui? Potenziare la produzione del Gruppo Fiat in Italia! Controtendenza rispetto a quasi tutte le aziende che se ne vanno bellamente all'estero. Certo, vuole anche chiudere degli stabilimenti. Ma che matrice hanno certe fabbriche? Sono state insediate per soddisfare logiche industriali o i'politiche'? La risposta e' la seconda. Si pensi solo ai costi logistici e di trasporto. Certo, la Fiat in passato e' stata aiutata tantissimo dai Governi in carica. Come pure tutti i produttori esteri nei mercati domestici. Ma ora che lo Stato si e' sfilato non ci si meravigli se Marchionne, calcolatrice alla mano, spiega che non conviene e che si deve chiudere. Non dimentichiamo anche che al Sud operano le varie mafie, e che non e' pensabile che queste si fermino fuori dai cancelli degli stabilimenti. Un altro grosso problema per chi vuole fare impresa".
"Ecco - conclude il presidente di Federauto - perche' Marchionne e' un 'pazzo' vero. Ma come, quasi tutti i produttori, dal tessile alla componentistica, sognano di lasciare il sacro suolo, e lui cosa vorrebbe fare? Investire una valanga di milioni di euro in Italia, potenziare gli stabilimenti, aumentare la produttivita'. Certo, chiede anche sacrifici (remunerati) ai lavoratori, e un nuovo approccio al bene primario e irrinunciabile che e' il Lavoro. No, e' troppo. Certi sindacati preferiscono non considerare che il mondo non e' piu' quello di tre anni fa. Allora meglio contratti d'acciaio, blindati, tutelatissimi, intoccabili, nei secoli dei secoli. Peccato che ne beneficeranno sempre meno dipendenti perche' gli imprenditori che possono, da qualche anno, se ne vanno all'estero. Quelli che non falliscono, ben inteso. E quindi propongo di cambiare l'articolo 1 della Costituzione da 'L'Italia e' una Repubblica democratica, fondata sul lavoro' in 'L'Italia e' una Repubblica democratica, un tempo fondata sul lavoro'. E una domanda sorge spontanea: Ma se nessuno lavorera', venendo meno la capacita' di spesa e la propensione all'acquisto delle famiglie, come sopravvivra' la nostra economia?".
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...