by windshield74 » 15 Oct 2013, 23:13
Io la storia del Vajont la conosco a memoria.
Non lo dico per vantarmi, sia ben chiaro, solo che sin da piccolo questa triste vicenda mi ha sempre appassionato.
Ricordo una volta che ne "L'almanacco del giorno dopo", gloriosa e utilissima trasmissione rai, c'era la rubrica "Domani avvenne" e proprio lì scoprii cosa era successo.
Poi ci fu lo spettacolo di Paolini su Rai 2 il 9 ottobre 1997 e da lì il resto.
Lo so a memoria, conosco battute per filo e per segno da quante volte l'ho visto e poi sono anche andato, tre volte se non vado errato, sulla diga.
E' un'esperienza che consiglio a tutti perché a parole è impossibile descrivere quello che è successo quella sera: poi arrivi lì, cominci a vedere da Longarone (una sorta di paese fantasma) quella fessura chiara in mezzo a quella gola stretta e scura, fai tutta la strada e alla fine arrivi.
Scendi dalla macchina, cammini, arrivi fin sotto la diga e ti domandi: "Ma che ci fa la terra dietro una diga?"
Poi ti volti a sinistra verso il monte Toc e vedi che da un certo punto in poi non c'è più vegetazione, solo roccia e terra, una montagna nuda.
E allora capisci, rabbrividendo, che la terra che stai calpestando fino a prima che costruissero quella diga era lassù, attaccata al monte e lì sarebbe rimasta se qualcuno non l'avesse stuzzicata con un bacino artificiale.
E' impressionante, un mondo intero crollato nel giro di pochi minuti stravolgendo una valle, distruggendo città e uccidendo persone...
Poi ripensi a tutta la storia.
La diga che viene costruita su un torrente che significa "Va giù", il monte accanto che significa "marcio", l'arroganza e lo strapotere di una ditta che diventa uno stato nello stato da quanto è potente.
E poi la variante, l'innalzamento di 60 mt senza che venisse realizzata un'accurata indagine geologica, le prove d'invaso, le prime frane, gli allarmi dei geologi messi in un cassetto, il voler raggiungere il collaudo per non perdere il mega investimento e vendere la diga alla neonata Enel e poi il disastro.
Le colpe della SADE?
Tante, troppe, in primis quella di aver voluto sottovalutare l'entità del disastro quando qualcuno, i geologi Muller e poi Semenza (figlio del progettista della diga), li avevano avvertiti per tempo. Troppo catastrofici, meglio fidarsi della relazione Ghetti e della sua simulazione di disastro effettuata a Nove: se al momento della frana l'acqua si fosse trovata a 700 mt. s.l.m. non sarebbe successo quasi niente, solo un'onda alta una trentina di metri.
E l'acqua arrivò a quella quota, peccato che la frana fosse unica e tremendamente compatta, ma questo Ghetti non l'aveva previsto.
Ma perché la SADE spadroneggiava così in modo indisturbato e, anzi, veniva incentivata dallo stato italiano stesso?
Perché andava in giro a costruire dighe manco fossero dei castori umani?
Perché il paese stesso aveva bisogno di elettricità, eravamo agli albori dei favolosi anni sessanta, il boom economico, il benessere per tutti e tanti saluti a quel mondo rurale sinonimo di fatica, di stenti e di pochi soldi.
Il futuro non era più nella campagne, era nelle città con le luci, le auto, il caos, il lavoro in fabbrica pagato a fine mese, le case con l'elettricità, la radio, il frigorifero.
Tutti volevano la comodità, tutti avevano bisogno di energia elettrica e la SADE gliela forniva.
E se per fornirgliela rubava la terra ai poveri cristi di montagna che continuavano a vivere lì, chissenefrega, che andassero da un'altra parte, lì doveva nascere un serbatoio per la produzione di energia!
Ecco perché la SADE era così potente. Aveva un paese intero che la sosteneva, la diga del Vajont in costruzione era l'orgoglio dell'Italia che rinasceva dalle macerie della guerra e addirittura ci portavano i bambini della scuola a vederla!
Come dice anche Paolini nello spettacolo, in quel disastro non morirono solo 2000 persone ma un mondo intero, quello contadino, che l'Italia non voleva più...
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand'ella altrui saluta, e invece è una maiala risaputa...