Calling all Stations in vinile

L'area principale del Forum, dedicata alla storia e alla musica del famoso complesso di rock progressivo.

Calling all Stations in vinile

Postby vise60 » 18 Apr 2015, 17:52

Sentivo per radio che oggi si celebra la festa dei negozi di dischi ed in particolare del tanto amato vinile [8D]
Mi sono reso conto che l'unico disco in vinile dei Genesis che non posseggo e' il tanto discusso Calling all Stations...l'ho sempre cercato ma non in modo ossessivo, ora dopo alcune ricerche mi risulta sia raro e pure costoso [:0] ...qualcuno ne sa qualcosa ?
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Thomas Eiselberg » 18 Apr 2015, 19:17

Non sapevo che esistesse, non mi stupisce che sia raro e costoso: a momenti manco loro stessi sanno di aver pubblicato quell'album [:D]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby highinfidelity » 20 Apr 2015, 12:28

Confermo, esiste: catalogo Virgin GENLP6.

E' raro e costoso (vende sui 100-150 Euro) perche' fu pubblicato in bassissima tiratura in un periodo in cui il CD non era ancora del tutto entrato in crisi e lo sviluppo dell'e-commerce su internet era agli albori. Io stesso non lo acquistai in quanto non riuscii a farmene ordinare una copia. Altroche' Amazon...!

Ora, uno potrebbe dire: ma se per un disco relativamente nuovo la gente e' disposta a spendere 200 cucuzze, bisogna proprio essere scemi di guerra per non metterlo in ristampa... [:-I]

E a quel punto, senza voler insinuare nulla [:---(] , a qualcuno potrebbe venire per puro caso in mente il nome di Tony Smith... Il tanto amato e lungimirante manager... [:-j]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby vise60 » 02 Nov 2016, 18:39

Aggiornamento...
E' in vendita su Amazon [;)]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby paolo.cordella » 04 Nov 2016, 17:50

sì, ma la versione remix di Nick Davis in vinile, come gli altri.
Questo è raro ( e non ce l'ho [:(] ) perchè la quarta facciata è vuota, o meglio etched (si scrive così?) cioè graffittata e questo lo ha fatto diventare molto ricercato.
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby highinfidelity » 07 Nov 2016, 09:19

Si', esatto, fa parte del programma di ristampe pasticciate da Nick Davis. Io queste operazioni proprio non le capisco. Passi ancora remissare un disco vecchio come il cucco: io sono contrarissimo a questo tipo di operazioni, ma una loro razionalita' ce l'hanno perche' s'intende offrire un suono "aggiustato" ai gusti attuali (orrendi, ma non divaghiamo...) sperando che venda meglio. Remissare un disco recentissimo e gia' inciso completamente al 100% in digitale secondo me e' prendere apertamente per i fondelli la gente, SIC ET SIMPLICITER.

Altra cosa sarebbe stata pubblicare una replica filologica dell'edizione originale. Ma chissa' perche', questo no, non si fa mai.

Comunque, se proprio uno vuole avere tutti i dischi dei Genesis dal primo all'ultimo in 33 giri, la notizia e' buona perche' adesso c'e' questa opzione sicuramente piu' facile ed economica che non andarsi a cercare in giro la stampa originale d'epoca, compito tutt'altro che facile. Per inciso, io ho tutti i dischi dei Genesis in 33 giri tranne questo, ma comunque non lo comprero'.
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby aorlansky60 » 19 May 2020, 18:42

Vorrei dedicare questo post agli amici Thomas e High se non altro perché sono quelli che mi hanno stimolato a fare una cosa per la quale sono in ritardo di [almeno] 20anni, ovvero l'ascolto di CALLING ALL STATIONS, da cui devo premettere che ne ho ricavato una certa sorpresa, positivamente parlando; magari non tutto l'album, ma alcune songs sono davvero sorprendenti e degne di nota, ma stò anticipando troppo il mio resoconto; andiamo per ordine:

"Calling all stations"
Intro perentoriamente "rock" -chitarre elettriche a dettare il sound che farebbe presagire l'ennesima proposta già sentita e risentita- che però si arricchisce ben presto di un bel tappeto sonoro di tastiere che amplia l'orizzonte (a conferire a chi ascolta un impressione diversamente positiva), ai quali si aggiunge una voce che denota un buon potenziale di base; apprezzabile medley strumentale centrale, con ottimo morbido "tocco" del chitarrista solista (a proposito, devo andare a vedere di chi si tratta: Mike Rutherford... chi sarà mai costui?...). Buone premesse generali, alle quali sembra però mancare quel "quid" determinante che ne farebbe un brano migliore di quello che, alla fine, rappresenta (questa è la mia impressione); comunque, song [moderatamente] POSITIVA.

"Congo"
Intro "esotica" in linea col titolo del brano, che denota un potenziale da "hit" -sentire soprattutto l'armonia vocale dei ritornelli che strizza l'occhio a certo pop di consumata maniera- e conferma del buon potenziale vocale del cantante; anche in questa song buon medley centrale a spezzare la melodia principale strofe-ritornelli; song ben prodotta -e conferma anche di un mixaggio tutto sommato buono, eseguito da chi sa il fatto suo, come aveva denotato il brano precedente- che si lascia ascoltare per ciò che è, anche se non è certamente il mio genere preferito, ma so per certo che una platea molto vasta la potrebbe aprezzare più di quanto non riesca il sottoscritto. INTERLOCUTORIA.

"ShipWrecked"
Intro di tastiere armonicamente un pò troppo leziosa e fin troppo "sui generis" per i miei gusti (mi ricorda le cose meno riuscite -a mio modo di sentire- di uno dei miei tastieristi Rock preferiti, tal Anthony Banks da Lewes UK...) e qui la voce non aiuta ad elevare la canzone togliendole la monotonia generale che presenta dall'inizio alla fine, per tutto il suo scorrere armonico e melodico; non mi piace. Tuttavia, da un gruppo di esordienti quali sono (mi è stato consigliato di "dimenticarmi" dei Genesis, per recensirlo...), gli si può concedere un minimo di pazienza ed attenuante. Comunque, per me NEGATIVA

"Allien Afternoon"
intro ambiziosa per un titolo altrettanto ambizioso; comincio a pensare che il tastierista sappia il fatto suo e che non sia certamente uno degli ultimi arrivati; anche qui però, con lo scorrere dei primi minuti -questa è una delle più lunghe dell'album- subentra come l'impressione di un brano dal buon potenziale iniziale che non riesce mai a decollare definitivamente, almeno finchè non arriva un raffinato medley centrale (minuto 4:00) a spezzare definitivamente l'armonia iniziale strofe&ritornelli e a conferire al brano nuova dimensione (molto bella l'apertura ariosa a minuto 5:00) e nuova rotta più decisa (al tappeto sonoro di tastiere arriva anche il sostegno di una bella chitarra elettrica) che manterrà fino alla fine. La sensazione è quella di ritrovarsi al cospetto di una band che sappia il fatto suo (non solo tastiere e chitarra, anche il motore ritmico è ottimamente integrato fino a fornire ottima idea di coesione d'insieme a chi ascolta) ed abbia le idee chiare su ciò che intende proporre. Cantante sempre all'altezza della situazione. Ottima produzione, bel finale in lenta dissolvenza come il brano merita. POSITIVA

"Not About us"
ELEGANTE inizio di arpeggio alla chitarra -mi ricorda cose nobili di un tal Mike Rutherford da Guilford UK, che quando non lasciava emergere quel suo lato così pericolosamente incline alla leziosità nella composizione, era capace di cose assai pregevoli e memorabili- tutto il brano scorre molto aprezzabilmente per chi ascolta, sorretto da una bella armonia vocale conduttrice. Bella prova vocale del cantante che asseconda la vena malinconica del brano. Ballata elegante e raffinata, dalle linee melodicamente sognanti -specie nelle strofe- decisamente ben riuscita. Perfino amalliante (non nascondo che ascoltando l'album per recensirlo, questa è una di quelle che ho riascoltato più volte a ripetizione; in tempi non sospetti, in piena gloria GENESIS, Mike Rutherford combinò cose assai più deplorevoli, "More Fool me" docet... dicendo questo, rendo onore a questa "Not about us"...). Decisamente POSITIVA. Una delle mie preferite dell'album.

"If That's what you need"
qui taglierò corto e risparmierò tempo, nel dire che questa mi lascia totalmente apatico. Piatta e incolore, senza spunti; molto "di mestiere". Come se fosse un mero riempitivo (like "just a job to do"...). La sensazione -e il desiderio- è che finisca al più presto affinchè subentri la successiva, non certo il migliore dei commenti. NEGATIVA.

"The Dividing line"
Intro decisamente "nervoso" con basso e chitarre elettriche a dominare la linea; ben presto arriva anche il tastierista a rafforzare la costruzione armonica; poi la voce. Non ho ancora parlato del batterista, facendogli torto, perchè anch'egli mi sembra all'altezza della situazione, e non solo qui. Anche in questo brano, tuttavia, subentra ben presto la sensazione già vista -e qualche volta smentita, ma non in questo caso, per quanto mi riguarda- di buone premesse che però non riescono mai a far decollare veramente, come lascierebbe presumere, il brano, nonostante una vigorosa coda finale che inizia a svolgersi da 5:40... peccato. moderatamente NEGATIVA

"Uncertain weather"
Inizio soft con voce "da confessionale" che non lascia presagire molto di positivo per chi ascolta; delineandosi, in qualche modo questa mi ricorda "If That's what you need" per le sensazioni che mi apporta, ovvero pressochè nulle, se non una noia generale dominante senza alcuna scintilla d'interesse. La voce -sempre ben presente- non riesce comunque ad elevare il brano dalla apatia. NEGATIVA

"Small Talk"
Un altra che non mi piace troppo, anzi proprio per niente. Mi ricorda "una delle tante" monotone già sentite in clichè rock "anni 90" sui generis, dozzinale e nulla di più, con quel solito riff sincopato/ossessivo dominante, così tanto di moda nel sound pop-rock che caratterizzò i decenni 80-90. NEGATIVA

"There must be some other way"
Una delle più lunghe della raccolta, ed anche una delle più belle.
Quel tastierista ci sa fare, eccome, nel dipingere raffinate linee sognanti come tappeto sonoro, a cui si aggiunge la solita bella voce, che nei ritornelli tira fuori anche gli artigli, davvero godibile, splendida performance vocale, credo la sua migliore di tutto l'album. Bravo anche quel cantante... Ray Wilson, chi sarà mai costui? bravo comunque. A 4:00 del brano parte uno di quei celebri "cambi tempo - cambi atmosfera" per i quali "quel tastierista" è rimasto così perentoriamente noto nel panorama rock di ogni tempo e così amato dai suoi estimatori di ogni età... molto bello il disegno melodico/armonico che si delinea da qui in avanti... A 6:00 il brano ritorna ai suoi connotati armonici inziali e ritorna la voce a condurre fino alla fine (Ray Wilson qui ci dà davvero dentro in potenza, caratterizzando oltremodo positivamente il brano), che termina in lenta dissolvenza (grazie, cabina di produzione, ottima scelta; anzi io avrei indugiato nella dissolvenza rendendola ancora più lenta e dilatata...). Decisamente POSITIVA, un brano davvero ben prodotto e pienamente riuscito.

"One Man's Foll"
Elegante intro di tastiere -in linea col suo autore, altrettanto raffinato nel comporre, quando davvero ci si metteva se ispirato- altra canzone lunga -la più lunga dell'album- ed altrettanto ben riuscita come la precedente. Brano inizialmente dai sentori inconfondibilmente rock, quasi "già visto e sentito", che però da 3:40 evolve in una nuova dimensione più allargata ed eterea, e qui comincia veramente il bello, grazie al tastierista cui si adegua subito anche il cantante, la cui presenza vocale ormai non è più una novità ma una [bella] conferma, oltre a tutto il resto della band. Brano piuttosto articolato nella propria strumentazione di base e nella propria architettura armonica, deve essere stato lungamente pensato dal proprio autore per portarlo dalla iniziale fase creatriva a quella di realizzazione finale. Da minuto 5:00 si svolge una bella e riuscita coda finale -e splendido finale di album, scelta azzeccata della produzione per aver scelto questo brano per quella posizione.
Decisamente POSITIVA

Concludo l'intervento, per dire che questo album, a mio modo di vedere, è davvero dignitoso ben oltre quanto si potrebbe supporre, una volta liberi da pregiudizi (grazie Marco per avermi consigliato di dimenticare i Genesis)... [:D] ...di sicuro, una volta sentito e potendolo giudicare, per me è nettamente superiore sia a "Genesis" che "Invisible Touch", almeno pari a "Abacab", e di pieno diritto appartenente alla grande famiglia "GENESIS".

PS: non so se la collocazione di questo post sia la più appropriata; ho scorso il database GENESIS fino a trovare la prima voce corrispondente all'album in oggetto; magari più in basso nell'elenco di thread esiste già un topic più articolato dedicato alla sua recensione; se lo credi opportuno (mi stò rivolgendo all'amministratore High) taglialo e incollalo in quella destinazione che ritieni più appropriata. [:)]
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby vise60 » 19 May 2020, 19:45

La mia opinione è che Calling è un bel disco,non una pietra miliare ma nemmeno una ciofeca,lo ascolto ancora regolarmente molto più spesso di Ok Computer ,non me ne vogliate, [:-I] [:D] e nonostante siano passati tanti anni la ritengo una buona prova di una band che negli anni ha saputo trasformarsi ma poi ha perso coraggio ...nel frattempo ho pure provveduto ad acquistare il vinile ad un prezzo accessibile
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Thomas Eiselberg » 19 May 2020, 20:39

aorlansky60 wrote:Vorrei dedicare questo post agli amici Thomas e High se non altro perché sono quelli che mi hanno stimolato a fare una cosa per la quale sono in ritardo di [almeno] 20anni, ovvero l'ascolto di CALLING ALL STATIONS,


Habemus Aor [:D]

Sostanzialmente concordo con te su quasi tutti i brani tranne 2 sui quali il tuo giudizio e' sorprendente (quasi tutti quelli che apprezzano CAS li mettono tra i migliori)



aorlansky60 wrote:"The Dividing line"
Anche in questo brano, tuttavia, subentra ben presto la sensazione già vista -e qualche volta smentita, ma non in questo caso, per quanto mi riguarda- di buone premesse che però non riescono mai a far decollare veramente, come lascierebbe presumere, il brano, nonostante una vigorosa coda finale che inizia a svolgersi da 5:40... peccato. moderatamente NEGATIVA


Ho sempre trovato la parte iniziale e finale gasantissime, i Genesis ai limiti del metal, se non e' originalita' questa...
Forse la parte centrale e' poco dinamica in effetti, ma 3/4 di canzone lì trovo eccellenti e pure il testo lo trovo azzeccato.

aorlansky60 wrote:"Uncertain weather"
questa mi ricorda "If That's what you need" per le sensazioni che mi apporta, ovvero pressochè nulle, se non una noia generale dominante senza alcuna scintilla d'interesse. La voce -sempre ben presente- non riesce comunque ad elevare il brano dalla apatia. NEGATIVA


Qui invece non potrei essere piu' in disaccordo [:D]
Non la trovo per niente simile a If that's what you need (Che trovo la peggiore del disco).
Il pezzo piu' emozionante dell'album, con un testo profondo e un'atmosfera pienamente Genesis. Per me tra i capolavori del disco.

aorlansky60 wrote:[ ...di sicuro, una volta sentito e potendolo giudicare, per me è nettamente superiore sia a "Genesis" che "Invisible Touch", almeno pari a "Abacab", e di pieno diritto appartenente alla grande famiglia "GENESIS".


Quoto pure le virgole [;)]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby highinfidelity » 20 May 2020, 08:56

aorlansky60 wrote:(a proposito, devo andare a vedere di chi si tratta: Mike Rutherford... chi sarà mai costui?...)


Grandissimo Alain, questo è lo spirito!!! [:-D]

Guarda, ho letto la tua "rece" con grandissimo piacere, e ti ho visto cogliere particolari che non mi aspettavo avresti colto già ai primi ascolti! Ero sicurissimo che ascoltando il disco con sano spirito oggettivo, lasciando da parte il dispiacere che non c'è Phil, non c'è Peter (minny raga... Peter son 45 anni che non c'è... e pure per conto suo sono 20 che non fà più una cippa... arrendiamoci!), non c'è Steve, non c'è Ant ecc ecc ecc le qualità di questo disco sarebbero venute fuori, perché di qualità ce n'è davvero tanta. Poi, per carità, di "scartine" ne contiene, ma quelle i Genesis ricordiamoci bene che non ce le hanno mai risparmiate, in nessun periodo, sicché avrebbe avuto dello straordinario se proprio questo disco ne avesse contenute zero.

Se anzi posso dire, proprio nello "stacco" radicale di questa incisione (che anche tu hai rilevato nella tua rece) stava l'intelligenza dei Genesis. Non c'è più Phil? OK e allora prendiamo dei batteristi completamente diversi, e un cantante che non gli somiglia per niente, se no sembrano degli imitatori ridicoli. A quel punto Tony decide di usare timbri di synth mai sentiti prima, praticamente non c'è un suono che sia uno in comune con i dischi precedenti, e Mike si lascia andare a passaggi praticamente metal. Se si mescolano le carte, le si mescola del tutto, se no è una farsa tra bari.

Purtroppo questo processo di rinnovamento avrebbe avuto molto ma molto più mordente se, come da intenzioni ma anche come da contratto col povero Ray, i Genesis avessero inciso un dittico o meglio ancora un trittico di dischi in questa formazione, tenendo in alto questo stil novo come una bandiera. Allora sì sarebbe emerso bene che si trattava di una nuova stagione e di un rilancio creativo. Ma deprivati ormai di vere ambizioni come artisti ed ubriachi di denaro, ma soprattutto lasciati andare alla deriva da un manager parassita incapace e cialtrone, han lasciato i campi già arati e seminati alle ortiche... Il risultato è che questo singolo album viene percepito dai più (non del tutto a torto) come una strana anomalia, anche proprio a livello timbrico.

Entrando nel merito delle singole canzoni, sono stupito al pari di Thomas del tuo giudizio su quei due stessi titoli, per cui evito di ripetere pari-pari le sue considerazioni. Credo che con eventuali riascolti futuri (se avrai voglia) il tuo giudizio muterà. The Dividing Line (che non a caso avevo elencato tra i 3-4 brani imperdibili) magari può anche non piacere nella sua interezza (non discuto), ma come già sottolineava Thomas contiene alcuni tra i passaggi strumentali più esaltanti dell'album. (Tra parentesi è tra i miei brani-standard di test di impianti Hi-Fi, per ragioni di cui non stenterai a renderti conto ascoltandola ad alto volume). Di tutt'altro genere Uncertain Weather, che ha un ritornello che è pura magia, con un'interpretazione stellare di Ray su liriche di Tony veramente ispirate.

E per concludere...

Thomas Eiselberg wrote:
aorlansky60 wrote:[ ...di sicuro, una volta sentito e potendolo giudicare, per me è nettamente superiore sia a "Genesis" che "Invisible Touch", almeno pari a "Abacab", e di pieno diritto appartenente alla grande famiglia "GENESIS".

Quoto pure le virgole [;)]


Doppio ipermegaquotone concatenato mondiale totale globale!!! [:-D]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Montecristo » 20 May 2020, 11:04

vabbè, l'ho ascoltato anch'io [:-!]

"calling all stations" come dice aorlansky non decolla, però c'è un buon mike, voto provvisorio 6
"congo" classica canzonetta alla collins, manca collins... ritornello simpatico ma l'hai dimenticato 2 secondi dopo, voto provvisorio 6
"shipwrecked" banks imita i coniugi morris ma viene fuori una roba improponibile, voto quasi definitivo 5
"alien afternoon" 5 minuti di noia assoluta, il crescendo finale è il minimo sindacale, voto provvisorio 5,5
"not about us" anche per me è una delle migliori (senza impazzire), qui si vede l'impronta del nuovo cantante, voto provvisorio 6,5
"if that's what you need" la noia regna sovrana, come in alcuni momenti di we cant dance del resto, voto quasi definitivo 5
"the dividing line" testamento banksiano, inizio e fine travolgenti, bravo anche il batterista, peccato la parte centrale, voto provvisorio 6
"uncertain weather" non mi pare così brutta, semplicemente mancano le idee, voto provvisorio 5,5
"small talk" pop senza mordente, anche un pò fuori tempo massimo, voto quasi definitivo 5
"there must be some other way" è piaciuta anche a me, un buon banks, nulla di straordinario, però si ascolta, voto provvisorio 7
"one man's fool" il testamento dei genesis ottantini/novantini, non mi piace però ha un suo valore storico, voto provvisorio 5,5

media del 5,5 come album di perfetti sconosciuti, voto 5 se li dobbiamo considerare veramente i cosidetti "genesis"
album suonato bene ma mancano le idee, dovrei riascoltarlo... tra 100 anni [:-!]
la differenza con gli albumi "maledetti" dell'era collins è che là almeno trovi qualche perla, qui no [':-|]
passi per abacab e we cant dance, album poco riusciti, ma invisible touch almeno ti fa fare una risata
peraltro, ha lo stesso difetto di we cant dance: album troppo diluito, le idee sono poche, anzi pochissime
con la differenza che in we cant dance ci sono 2/3 pezzi stupendi...
preferire questa roba a ok computer è chiaramente una provocazione, e la prendiamo come tale
capitolo wilson: bravo, ma non emoziona, è piatto...............
aridatece collins subito, anche sul girello

e adesso un confronto [:D]

"AIRBAG" difficile aprire un album meglio di così, voto 9
"PARANOID ANDROID" capolavoro, se si pensa questo era un singolo... voto 10 con lode
"subterranean homesick alien" riprendiamo fiato, voto 8
"EXIT MUSIC" for a film o per funerale, voto 9
"let down" brano semplice ma trascinante, fa il suo dovere insomma, voto 7
"karma police" una delle canzoni manifesto degli anni novanta, voto 7
"electioneering" la meno riuscita, voto 6
"climbing up the walls" altro intermezzo ruvido ma più riuscito, voto 7
"no surprises" vedi let down e karma police, voto 7
"LUCKY" senza scomodare i pink floyd, voto 9
"THE TOURIST" però sì, si potrebbe anche considerare slow-prog come quello dei landberk, voto 9

media dell'8, tendente al 9 per il valore storico
e dire che gli album più interessanti arriveranno dopo
in ok computer alcuni pezzi da novanta devono convivere con una parte centrale brit pop
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Thomas Eiselberg » 20 May 2020, 13:58

Va bene che OK computer e' piu' importante storicamente ma se tra le principali "colpe" di Calling c'e' il fatto che Wilson e' piatto (puo' essere) e come contraltare citiamo Tom Yorke (l'inno alla piattezza vocale [:D], avra' altre doti ma la dinamicita' e' proprio assente)... [:D]

OK computer e' il classico album che definirei "piu' importante che bello". Ha ispirato una nuova ondata di gruppi "affini" ma molti di questi gruppi se non altro non mi annoiano (a distanza di anni l'unica che riascolto sempre volentieri e' Karma Police) .
Calling e' quello che e', un album con alcune canzoni gradevoli, non pretende di essere un capolavoro o di essere preso come pietra di paragone del rock anni 90'. Lo paragonerei piu' ad altri album che ho citato in altra sede (This Strange Engine ad esempio, che reputo lievemente superiore ma se non altro il paragone ci sta)
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Montecristo » 20 May 2020, 14:31

dobbiamo metterci d'accordo, cas è un album prog o pop? comunque i marillion mi sembrano di un altro pianeta rispetto a questa copia sbiadita di banks e rutherford

qualcuno ha detto che canzoni come PYRAMID SONG sembrano scritte apposta per un redivivo TIM BUCKLEY... [:D]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Thomas Eiselberg » 20 May 2020, 15:12

Cas e' un album pop-prog, come lo era We Can't Dance. Si potrebbe assimilare a certe cose che sfornavano all'epoca alcuni gruppi neo-prog. E' da qui che nasce il paragone con Quei Marillion, che stavano sempre piu' cercando una via diversa rispetto al prog degli esordi (che arrivera' a compimento solo da Marbles in poi), mescolando le loro sonorita' col pop e altri generi.
Con me sui Marillion sfondi una porta aperta, ma gli album dei Marillion di quel periodo (fine anni '90) erano anche quelli meno riusciti della loro discografia (il picco della schifezza e' Radiation). This Strange Engine ha dei punti di contatto con CAS: ricerca di nuove sonorita', alcuni capolavori mescolati con pezzi mediocri, sound generale ecc.
Per me e' superiore a Cas ma non siano distantissimi, quello che eleva il disco e' la suite finale, per il resto siamo sugli stessi livelli (sufficienti/discreti).

OK computer invece, a parte l'anno d'uscita, ha poco in comune per me.
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby aorlansky60 » 20 May 2020, 16:56

@ Thomas [che ha scritto a proposito di "Uncertain weather"]

"Qui invece non potrei essere piu' in disaccordo [:D]
Non la trovo per niente simile a If that's what you need (Che trovo la peggiore del disco).
"

---

Mi sono spiegato male nella mia rece per il brano:
non è che musicalmente la trovo simile all'altra citata, è che le accomuno entrambe per la mancanza di emozioni che riescono a fornirmi, ovvero praticamente nulle... [:)]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby aorlansky60 » 20 May 2020, 17:16

@ High [che ha scritto] :

"Purtroppo questo processo di rinnovamento avrebbe avuto molto ma molto più mordente se, come da intenzioni ma anche come da contratto col povero Ray, i Genesis avessero inciso un dittico o meglio ancora un trittico di dischi in questa formazione, tenendo in alto questo stil novo come una bandiera. Allora sì sarebbe emerso bene che si trattava di una nuova stagione e di un rilancio creativo."

Sono d'accordo e rilancio (prima non lo potevo fare, non conoscendolo, ma una volta ascoltato il disco per bene più volte...) [:D]

due compositori eccellenti come Banks e Rutherford non potevano essersi dimenticato l'arte di creare musica (lasciamo perdere da questo discorso molta produzione anni 80, in particolare i due album del 83 e del 86, con i quali hanno cercato semplicemente di dare al grosso pubblico ciò che il grosso pubblico voleva, per raccogliere finalmente un giusto e meritato ritorno economico, solo loro sanno quanto la casa discografica gli è stata ferocemente col fiato sul collo per farli ritornare in positivo da un bilancio in rosso come quello maturato per tutti gli anni 70); e il loro lato tecnico è al di sopra di ogni sospetto;

se a due personaggi come questi, ci aggiungi un vocalist come quello che ho sentito (davvero molto bravo Ray Wilson, una sorpresa per me, direi una delle note più positive del disco),
e se ci aggiungi un batterista che sa il fatto suo come mi è parso di sentire (non sapevo che in realtà sono due i batteristi coinvolti per le sessions del disco, molto bravi anche loro per ciò che ho sentito)

a me il risultato finale -per quanto CAS mi ha detto- appare molto molto buono anche solo come potenziale iniziale, meritava di essere esplorato più a fondo,
peccato che le scarse vendite del disco hanno fatto abortire ogni altro progetto futuro.

Di sicuro -e lo ripeto- CAS all'ascolto mi ha dato sensazioni assai migliori rispetto a quelle desolanti -e ai limiti dell 'inascoltabilità- di "Genesis" e di "Invisible touch"... meno male -lo dico per Banks Collins e Rutherford- che il mondo non la pensa come me ed ha attribuito a suo tempo a questi due titoli apprezzamenti e vendite tali da garantire ai tre una più che meritata pensione.
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby aorlansky60 » 20 May 2020, 17:37

Thomas Eiselberg wrote:
OK computer invece, a parte l'anno d'uscita, ha poco in comune per me.


Ricordo quanto sia questa band che il disco in oggetto furono osannati al tempo e posti sopra un piedistallo d'oro da buona parte di pubblico e critica (ricordo ancora uno che scriveva, a proposito del disco, dire che "...questa è la nuova e definitiva via del rock verso il futuro, volenti o nolenti… (sic)...") [:-j]

evidentemente non li ho capiti per nulla, perché nulla per me hanno rappresentato… ci ho provato ad ascoltare "Ok Computer" a suo tempo, ma non sono nemmeno riuscito ad arrivare alla fine del disco… buon per chi se li è fatti piacere, ma io preferisco altro -dovendo scegliere anche solo tra CAS e OK C. scelgo senza dubbio il primo, anche a costo di sentirmi dire che "non capisco nulla"... [:D]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby aorlansky60 » 20 May 2020, 17:43

Montecristo wrote:vabbè, l'ho ascoltato anch'io [:-!]
preferire questa roba a ok computer è chiaramente una provocazione, e la prendiamo come tale ...


Non direi; è semplicemente che, per quanto mi riguarda, "conosco i miei gusti e so quello che mi piace ascoltare in fatto di musica"; [:D]

in fondo, nel mondo c'è spazio per tutto e per tutti, sia per OK C. che per CAS e per molto altro ancora. [:)]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Montecristo » 20 May 2020, 18:15

aorlansky60 wrote:ci ho provato ad ascoltare "Ok Computer" a suo tempo, ma non sono nemmeno riuscito ad arrivare alla fine del disco… buon per chi se li è fatti piacere


e "Kid A"? e "Amnesiac"? [:0]
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Fizzo » 21 May 2020, 09:30

E pensare che io i Radiohead li preferisco prima di ok computer, pablo honey e the bends sono due ottimi dischi ed erano freschi e sinceri. Ok computer, che ho vissuto in piena adolescenza, col tempo tendo a giudicarlo pretenzioso e noiosetto (airbag e no surprise mi piacciono però). CAS lo ricordo come una grossa delusione, mi sforzavo di farmelo piacere in tutti i modi ma niente. Col tempo l'ho rivalutato e se oggi ci penso credo sia un discreto album nato all'alba della morte della musica perchè, a mio avviso, dal 2000 almeno a livello mainstream la musica ha cominciato il lento declino (ma qui siamo OT).
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby aorlansky60 » 21 May 2020, 17:59

Ultime note finali a margine, in appendice alla mia recensione sull'opera in oggetto; non ho ancora parlato -se l'ho fatto l'ho solo accennato- della resa audio del disco, che mi sembra piuttosto buona (la registrazione di CAS tradisce tutto il suo tempo, quello del 1997 e di metà anni 90 in genere; fortunatamente non si era ancora arrivati ai tempi deliranti del nuovo millennio, quando dal 2000 in poi, una moda a dir poco folle indusse tutti gli engineers degli studi di registrazione di mezzo mondo a POMPARE uniformemente e FURIOSAMENTE, ed in modo sconsiderato, il range di frequenze audio indistintamente che fossero basse, medio/basse, medie, medio/alte o alte (una tendenza tristemente nota ai posteri [:-!] come "THE LOUDNESS WAR"...) al fine di ottenere un risultato finale ottimizzato per device audio di bassa caratura, che quando riprodotto, ogni disco dovesse URLARE SGUAIATAMENTE dai diffusori, causando però alle orecchie di chi disponeva di catene audio più raffinate una fatica d'ascolto insopportabile. Proprio per questo motivo, purtroppo, alcune produzione a me care di quegli anni (penso in particolare a AIR e NEW ORDER) non si possono letteralmente ascoltare dal mio impianto audio); dispongo infatti di una catena di riproduzione piuttosto impietosa e rivelatoria di eventuali "magagne a monte"(da intendere: registrazioni mediocri o pessime, da parte di chi doveva fare altro lavoro invece di dedicarsi alla registrazione e al mixaggio di piste audio...) e di CAS posso dire che è stata realizzata una buona registrazione, mixaggio incluso. Gli strumenti sono ben posizionati e altrettanto ben individuabili nell'ipotetico stage che la mia catena mi presenta, con un ottima resa sia dei bassi che degli alti (di questi in particolare, spettacolari i piatti della batteria in alcuni brani -Alien Afternoon per es-, meravigliosamente "metallici" e REALI, privi di enfasi artificiosa, quasi fossero davvero li davanti a me a tre metri, una vera goduria da sentire). [:p]

Ho approfittato di questi giorni a stretto contatto con CAS per risentirmi altre produzioni dei nostri di quegli anni, per mettere a confronto CAS con queste; a parte "Genesis" e "Invisible touch" che ho dato definitivamente per persi già da diverso tempo(...) irrimediabilmente reclusi nel calderone delle mediocrità, mi sono concentrato su WE CAN'T DANCE; niente da fare; a parte pochissime cose -quelle tre songs che ho inserito nella mia lista "song by song" dell'altro thread- quest'opera non mi prende per niente. Non riesco ad entrare in sintonia con essa. Non riesco a spiegarlo più di così, ma così è. A confronto, ABACAB ne esce glorificato, per quanto mi riguarda.

Devo invece rilevare un altro dato particolare: che la voce di Ray Wilson non è solo bella di per se nel proprio potenziale, ma la trovo magnificamente integrata nel contesto dei brani di CAS, tanto che non riuscirei proprio ad immaginarmi la voce di Collins al suo posto (e neppure ne sento la mancanza). Questo porta oltremodo a considerare "che peccato" che a questa nuova formula GENESIS non sia stata data possibilità di svilupparsi maggiormente.

Altre considerazioni: ho provato a dare qualche chance in più a "Uncertain Weather" -come Thomas e High mi suggerivano- e devo ammettere di essere stato troppo duro nel giudizio, anche se essa rimane ancora lontana dalle mie scelte preferite dell'album; a proposito di queste, ho già chiarito quali siano le tre principali, alle quali devo aggiungere di diritto "Alien Afternoon", un brano che trovo davvero molto interessante e ben riuscito, più di quanto appare dalla mia prima recensione;

esso è di fatto costituito da tre parti distinte:
LA PRIMA - una breve intro di tastiere a fornire un aria eterea e lontana, alla quale seguono 3 minuti di fraseggio rock dai sentori convenzionali -classica struttura strofa & ritornello, su base cadenzata di chitarra-basso-batteria le prime, ai quali si aggiungono le tastiere in modo più evidente nei ritornelli- che relegherebbero la canzone "tra le tante" se continuasse e terminasse così, solo che da minuto 4 del brano -LA SECONDA- mastro Banks ci mostra uno dei tratti che l'ha reso celebre: per un minuto (da 4:00 a 5:00) il tastierista riprende l'aria dell'intro iniziale, enfatizzandola fino a dilatarla di nuove note, sopra la quale la voce di Wilson -opportunamente trattata per essere in secondo piano, come una lontana echo- fornisce un apporto stupendo al tutto, con il supporto sempre presente di basso e batteria, fino ad arrivare a minuto 5:00 con una sorprendente apertura ariosa estatica ad introdurre una nuova dimensione armonica e melodica; da qui parte infatti LA TERZA parte del brano, quella finale, entra anche la chitarra elettrica di Rutherford in maniera perentoria a fornire guida, contrappunti e ricami, la batteria (molto buona qui, compresi i piatti in grande evidenza suonati con maestria) e la voce (gran bella performance di Wilson, ora e in tutto il brano) ora più grintosa (e resa più presente e vicina dal mixaggio) a fornire una splendida conclusione d'insieme orchestrale&vocale, per 2 minuti abbondanti di coda finale, in lenta dissolvenza nei secondi conclusivi. Davvero molto bello. Credo di essere riuscito a far intendere che MI PIACE ASSAI. [:D]


Dopo [la veramente pessima a mio modo di sentire] "Illegal Alien" di qualche anno prima, con questa sua "Alien Afternoon" A.Banks sembra avere messo le cose a posto e fatto definitivamente pace con gli allieni… [:D]

A questo punto, tirando le somme, CAS mi presenta 4 brani davvero buoni + la title track da considerare quasi sullo stesso piano.
A conti fatti, come già ho detto, nelle mie preferenze CAS si sbarazza senza troppi sforzi sia di "Genesis" che di "Invisible touch" (troppo facile, praticamente come sparare sulla croce rossa...) ma a questo punto mette nell'angolo anche WE CAN'T DANCE... voglio dire che dovendo scegliere, ascolterei assai più
volentieri CAS di WCD.
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby highinfidelity » 22 May 2020, 14:48

aorlansky60 wrote:Devo invece rilevare un altro dato particolare: che la voce di Ray Wilson non è solo bella di per se nel proprio potenziale, ma la trovo magnificamente integrata nel contesto dei brani di CAS, tanto che non riuscirei proprio ad immaginarmi la voce di Collins al suo posto (e neppure ne sento la mancanza). Questo porta oltremodo a considerare "che peccato" che a questa nuova formula GENESIS non sia stata data possibilità di svilupparsi maggiormente.


Bella considerazione, che condivido... In parte si integra in quanto dicevo sul "cambiamento radicale di suono e apertura di una nuova stagione", purtroppo chiusa quand'era ancora agli albori e rimasta dunque incompiuta. Anch'io fatico moltissimo ad immaginare la voce di Phil al posto di quella di Ray, anzi mi sembra una cosa del tutto impossibile per molti dei brani del disco.
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby maomac 2 » 22 May 2020, 19:57

Leggendo le vostre considerazioni mi è venuta voglia dopo qualche anno di riascoltarlo con più attenzione. Devo essere sincero a me come disco non è mai dispiaciuto ma l'ho sempre considerato come un diversamenteGenesis. Tenendo in considerazione i vostri giudizi devo dire che l'ho trovato ancora migliore di quello che pensavo e ho scoperto The Dividing Line che sinceramente mi era passata inosservata e ascoltata ad alto volume lo trovo un gran bel pezzo. Peccato che poi il progetto con Wilson non ha avuto seguito ma purtroppo ai nostri cari Banks & Rutherford è mancata la voglia di rischiare dovuto al fatto di avere la pancia piena e di avere un manager incompetente (per essere educato ma si meriterebbe di peggio).
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Re: Calling all Stations in vinile

Postby Starless74 » 22 May 2020, 20:44

highinfidelity wrote: Anch'io fatico moltissimo ad immaginare la voce di Phil al posto di quella di Ray, anzi mi sembra una cosa del tutto impossibile per molti dei brani del disco.

Su questo concordo anch'io, credo che Phil almeno da 'Genesis' '83 in poi si sia "ritagliato" i cantati sulla sua estensione vocale, anzi credo abbia quasi sempre ideato lui stesso le parti, eccetto le poche già scritte da Mike o Tony.
Presumo che Wilson abbia fatto lo stesso su CAS, o meglio: probabilmente gli autori (Tony in particolare, conoscendo un po' i suoi gusti) pensavano già ad un timbro come il suo e per questo l'hanno scelto. Lo stesso Kevin Gilbert, purtroppo morto prematuramente in circostanze ..."imbarazzanti" una settimana prima della data fissata per il provino con i Genesis, non si distaccava molto dal modello vocale che poi troviamo sui brani di CAS (quasi tutti già pronti prima dell'arrivo di WIlson, non dimentichiamolo).
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