Thomas Eiselberg wrote:Strano che non gli piacesse la musica fatta solo per mostrare quanto uno sa suonare o cantare bene (questo per lui è il prog in pratica), visto che quando ascolto gli album degli Area (che non gradisco molto tra l'altro) ho proprio quella sensazione
Comprendo molto bene il senso di questa affermazione. Ricordo che una bellissima ragazza assieme alla quale ero stato da giovane mi raccontava che suo padre si era forzato ad ascoltare Wagner fino a farselo piacere. In qualche modo ho fatto lo stesso con gli Area: mi sono forzato a riascoltare i loro dischi fino a trovarci un senso. Tra tutti i dischi di "difficile accesso", i loro hanno un posto veramente speciale
e fanno sembrare delle ninne nanne le canzoni più ostiche dei Van Der Graaf; eppure alla fine quel senso lo si trova e c'è molta intelligenza in quello che fanno. Ma capisco benissimo che non a tutti possano piacere, anche riascoltandoli all'infinito.
A mio parere sono progressivi, nel senso che il jazz-rock (a torto o a ragione) è tradizionalmente sempre stato considerato un filone del rock progressivo, per cui non ho nessuna difficoltà a ritenerli appartenenti a quel filone et ergo ad un'ala delle varie sfaccettature di cui si compone il progressive. Inoltre, storicamente, per ammissione dello stesso Tavolazzi, erano assidui dei "giri" del progressive: concerti, festival, raduni e via dicendo, anche perché era l'unico pubblico a cui poter ragionevolmente proporre la loro musica, quindi logicamente sono sempre stati annoverati tra i complessi progressivi italiani.
Riguardo l'opinione di Tavolazzi, a me appare chiaro che, per ragioni sue, ha una chiusura preventiva idiosincratica per la parola "progressive": sembra che gli faccia schifo pronunciarla, e per carità avrà anche le sue ragioni (che però
non possono essere quelle che lui adduce: «è troppo incasellata, il look, la star, i guadagni SIAE» eccetera, palesemente delle fesserie che non hanno nulla a che fare col progressive). Ma del resto pare non piacergli assolutamente
nulla di tutto ciò che menziona: Battisti lo trattava "come un robot", con la PFM meno male che non c'è andato perché si sarebbe "annoiato a morte", la contemporanea "era di pregio ma non gli interessava", dice benino del jazz però poi già solo il free jazz non va bene perché "non lo stimola". Direi che ha qualche problema con tutta la musica tranne quella che fà lui stesso: beato lui che ha una così alta opinione delle sue doti, io al contrario ho trascorso tutta la vita con la sensazione che molti mi surclassino in qualunque cosa faccia.
Chiudo osservando che il paragone fatto da Alain tra gli Area e gli Henry Cow lo trovo molto congruo. Di nuovo, tradizionalmente gli Henry Cow (così come i Soft Machine) sono da sempre considerati un complesso progressivo, ed ecco che il cerchio si chiude. Sia come sia, le solide basi conservatoriali di Tavolazzi dimostrano ancora una volta - con buona pace del Liga
- come improvvisarsi musicisti in certi generi sia molto, molto improbabile.