Con il mio consueto forte ritardo ho letto la traduzione italiana dell'autobiografia di Mike (mi piace difatti leggere dei Genesis in vacanza al mare, rinnovando il piacere di quando lessi per la prima volta I Know What I Like in vacanza, dopo averlo lungamente cercato...)
Confermo subito che si tratta di una lettura leggera e molto piacevole: Mike (o il suo
ghost writer...) hanno uno stile spiritoso e brillante. A tratti forse anche troppo spiritoso, e talvolta il voler fare la battuta a tutti i costi mi ha dato l'idea che l'episodio raccontato divenisse poco comprensibile. Il parallelo tra la vita di Mike e di suo padre, che sulla carta mi sembrava un'idea pretenziosa oltre che molto stiracchiata, alla fin fine non e' male, anche perche' suo padre ebbe una vita
davvero interessante, e il confronto tra due generazioni temporalmente cosi' vicine ma per altri versi molto distanti tra loro offre numerosi spunti di riflessione, che Mike coglie spesso con intelligenza.
Non faccio commenti sul tema "droghe" in quanto mi e' risultato difficile capire quanti degli episodi raccontati siano piu' o meno reali e quanti frutto di esagerazioni, fantasie vere e proprie o "banfate da bar". Certo e' strano che tutto di colpo salti fuori che i Genesis si sbomballassero pure di morfina. Talmente strano che non ci credo molto.
Phil Collins e' ritratto come un autentico adepto della musica, cosa che gia' sapevamo ma che e' pienamente confermata da Mike, che lo descrive anche come un meticoloso archivista di nastri. Divertenti gli aneddoti sulla passione di Phil per i trenini elettrici, di cui non sapevo nulla! Tony Banks viceversa viene descritto in molti passaggi come un autentico cagone. Ora: e' vero che Mike e Tony sono amici intimi, tuttavia non ho capito fino in fondo se Mike intendesse essere scherzoso, perche' lo tratteggia praticamente sempre in modo macchiettistico, talvolta offensivo. Diciamo che, se fossi Tony, io mi sarei offeso.
Ancora una volta sono rimasto stupefatto di come i Genesis non riescano a mettere quanto da loro fatto in prospettiva storica. Se da un lato e' vero (come scriveva Spillo) che nel libro di Mike e' dato quasi il medesimo spazio a ciascun disco (anche a quelli piu' vecchi), comunque le pagine piu' entusiaste, le descrizioni piu' roboanti e la maggior esaltazione giungono a partire da ABACAB, proseguono con "genesis" e terminano con Invisible Touch.
Ossia la "triade maledetta", al cui solo nome gran parte degli iscritti a questo forum tirano fuori cornetti, spicchi d'aglio e crocefissi!!! Ma questo in un certo senso me l'aspettavo, sebbene di sicuro non in queste proporzioni assolutamente insensate!
Quello che mi aspettavo di meno e' l'incredibile sufficienza e scortesia con cui Mike liquida Steve Hackett ogni volta in cui e' costretto giocoforza a parlarne. La cosa e' evidentissima e Mike fa davvero una
pessima figura, tanto da chiedersi come sia stato possibile che per la sua bonomia venisse chiamato "Pluto". Ma d'altra parte suppongo che qualunque tentativo di portarlo a ravvedersi nei confronti di Hackett sarebbe tutto tempo perso, visto che Mike ritiene che i Genesis abbiano raggiunto il loro picco con ABACAB - "genesis" - Invisible Touch.
Mi pare palese a questo punto che Steve Hackett nei Genesis fosse (cortesia per cortesia, caro Pluto...) una perla gettata ai porci; perla di cui solo noi
fan abbiamo saputo veramente riconoscere il valore.
Trattamento non molto diverso per Ray Wilson, che viene colpevolizzato non si sa bene di cosa, accusandolo di non aver contribuito come compositore. Eh beh, forse bisognava lasciarlo provare, no? Comunque, se non altro, Mike si attribuisce totalmente la colpa di aver bloccato il complesso e di non aver fatto un secondo disco con Ray Wilson, nonostante Tony Banks volesse andare avanti. Questo almeno gli fa onore, considerato che usualmente la colpa, per partito preso, viene data a Banks.
Insomma: un libro brillante di cui consiglio la lettura a tutti, ma che ha alcuni risvolti veramente irritanti per chi conosce bene i Genesis e le persone che ne hanno fatto la storia.