Seguirò questo campionato del mondo che sta per incominciare, senza assilli particolari: oltre a buone prestazioni e conseguenti buoni risultati della nazionale azzurra, mi auguro essenzialmente di vedere un buon calcio. Credo infatti che il divertimento venga prima di tutto, soprattutto in una kermesse del genere, che avvicina a questo sport come nessun'altra manifestazione, anche chi col mondo pallonaro ha poca dimestichezza o familiarità.
Il calcio globale, in questo 2014, si gioca ormai a 300 all'ora, e i calciatori, di qualsiasi rango o categoria, si adeguano, cercando di mediare tra, appunto, queste claustrofobiche velocità, e la tecnica, che, in particolare, nell'ultimo decennio, sembra essere nuovamente in primo piano.
Le squadre pluri-decorate ci sono, in tutto il loro splendore, dal Brasile all'Argentina, dall'Italia alla Germania e così via.
Ci sono anche i fuoriclasse di quest'epoca, ma non si può fare a meno di notare l'assenza di personaggi fondamentali in tal senso, da Ibrahimovic a Ribery, da Falcao a Kakà, da Puyol a Pato a Ronaldinho a Cambiasso, e probabilmente neppure Suarez e Tevez ci saranno. Mancherà una parte della crema del calcio mondiale, comunque.
A mio avviso, le superfavorite per la vittoria finale sono Brasile, Spagna e Argentina. Più indietro vedo Germania, Uruguay e forse la Colombia. Indecifrabili per ora la Francia ( l'assenza di Ribery è stata una mazzata ) e l'Italia.
A proposito della nostra nazionale, la partecipazione della squadra arriva dopo un campionato monocorde, dominato da una compagine che ha fatto 102 punti, fronteggiata da avversari piuttosto fragili e deboli: d'altronde è sottile il confine tra lo stabilire i meriti di una squadra e le defaillances delle altre, in quanto molti sono i fattori che possono interagire.
102 punti possono essere fatti per vari motivi. D'altronde se sei in campagna e devi raccogliere 102 mele, sicuramente sarai avvantaggiato se si trovano sui rami bassi di un albero: se invece devi andare a coglierle in alto, devi prendere una scala, ed è tutto più difficile. E' un paragone un pò azzardato, lo so, ma può dare l'idea.
Comunque, al di là della modestia o meno del campionato italiano, è chiaro che la nostra nazionale basa le proprie speranze e le, per ora, poche certezze sulla precisa consapevolezza di essere, diciamo, coadiuvata, da un robusto blocco
di una e una sola squadra di club, che poi è la stessa protagonista di mille dibattiti e analisi, soprattutto per il mistero che la attanaglia, nel senso di una pervicace e scientifica incapacità a svettare nei tornei internazionali di club. Ma questo è un altro discorso.
Quello che per ora è certo è che sembra regnare un'atmosfera serena, alla vigilia della manifestazione.
I casi dell'esclusione di Toni, Destro, Gilardino, e quello più roboante di Rossi, sembra siano stati calmierati. L'infortunio di Montolivo ci priva di una preziosa risorsa, ma le alternative ci sono.
La squadra sembra per ora in fase di attesa, di stand-by.
La sua vicenda sembra per ora intrinsecamente legata al presumibile buon funzionamento dello spirito di gruppo, e soprattutto allo scoccare ( speriamo! ) di quella scintilla, che ci ha in passato accompagnato e che ha permesso di trasformarci. Siamo sempre stati così: una squadra umorale, fatta di gente umorale, tendenzialmente incline agli entusiasmi.
Io credo che abbiamo il diritto di giocarcela. A patto che viviamo alla giornata. Del resto sia nel 1982 che nel 2006 vincemmo il mondiale dopo aver giocato delle brutte partite.
Auguri, Nazionale Azzurra!
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