Genitori di origini padane, per l'esattezza oltrepò pavese, padre interista e madre batto u belin do ballun (non amante del calcio).
Quartiere popolare sampierdarenese, blucerchiato un pò ovunque tranne quell'enclave rossoblu dove sono nato e cresciuto.
Bravi ragazzi che ingrosseranno le fila della Gradinata Nord tra la fine dei 70 e primi anni 80. Qualche testa matta fece anche una discreta carriera come ultrà.
Fu praticamente impossibile per me tifare Inter come vorrebbe la tradizione di stampo britannico: la malattia dei nostri padri.
Quindi diventai genoano e capii subito che era dura, belin se era dura, e infatti ci sono stati alti e bassi per affiatamento e partecipazione sportiva. Confesso di essermi anche annoiato e scazzato molte volte, un infinità di stagioni in serie B, una riga di presidenti che nemmeno i circoli dopolavoro li vorrebbero, sei o sette campionanati in massima serie degni di nota in trent'anni.
Eppure c'è qualcosa che non so spiegare che è riduttivo chiamare fede calcistica che mi rimanda ad un vecchio pensionato del quarto piano che ci regalava gadgets rossoblu e che chiamavamo Mister Genoa, oppure una volta che prendemmo le parti di Paolino che stava per essere malmenato da un doriano o il primo derby in Gradinata Nord con Enrico e suo padre (la prima volta che vidi il Ferraris) o i cori a sostegno della difesa che urlavano: "Picchia Gorin!! (rip)" oppure quelli in dialetto genovese che hanno istruito generazioni di oriundi.
Come sono diventato genoano? "Belin i doriani sono l'anticalcio e poi non hanno mai vinto un cazzo" e in effetti nel 1977 era così. La storia sarebbe andata diversamente, come in tutte le cose però è dal presente che si trae il massimo godimento[:D] come adesso in questi ultimi match[:D]
Su un muro vicino a una scuola ho visto scritto una frase che rappresenta al meglio la genoanità: CHI SOFFRE IMPARA AD AMARE NOI TI AMIAMO SOFFRIAMO E CON TE TORNEREMO GRANDI
Secondo scudetto in alto a destra in campo blu (io ero li)
http://www.youtube.com/watch?v=Xu-byYlbXSo