by aorlansky60 » 21 May 2020, 18:21
IN THE WILDERNESS (Phillips)
"Scompaiono lasciandosi alle spalle il mondo dei giochi
E le foglie hanno raccolto polvere per correre come cervi
Strappando pezzi della nostra vita per alimentare l'alba
La nebbia circonda i gabbiani battezzati dall'uragano
Musica, tutto ciò che odo intorno a me è musica, garantita per piacere..."
Inizio di grand piano-basso-voce in simbiosi, a disegnare l'ennesimo tema armonico promettente, ben presto però catturati (da 0:30") e messi a tacere dalla solita aguerrita sezione di archi che qui raggiungono toni insopportabili nel volersi opporre a tutto nel tentativo di risaltare alle orecchie di chi ascolta (con la console mixer e di chi la governa totalmente al loro servizio) con il risultato che la sola voce di Gabriel riesce, con fatica, ad emergere nei ritornelli (mentre le strofe sono fortunatamente più chiare all'ascolto); batteria ancora una volta diminuita di livello (rispetto a quanto sarebbe logico aspettarsi) sebbene un pò più presente rispetto ai brani precedenti: un suo veloce rullante a 1:50 del brano rappresenta l'unico momento di gloria -quale suo momento maggiormente udibile- che la produzione ha voluto riservare a J.Silver in tutto l'album; ad essere sinceri e a volere essere obiettivi, appena dopo quel rullante di batteria, il minuto 01:55 annovera il momento migliore del modo con cui sono stati usati gli archi, con quel pianissimo in rapido crescendo che per alcuni secondi, sospeso in aria, senza alcun altro strumento intorno, risulta davvero molto bello ed intenso, per poi però rituffarsi immediatamente nel caos generale della sovrabbondanza di strumenti (e voce) all'arrivo dell'ennesimo ritornello. Anche la chitarra ritmica fatica a farsi percepire, sovrastata da basso ed archi; a malapena si avverte il pianoforte (solo quando cessano i vibrati degli archi). I ritornelli sono quanto di più confuso (e privi di risoluzione) sia dato da ascoltare, con la prevalenza degli archi a dominare insistentemente su tutto e la voce di Gabriel che cerca faticosamente di farsi udire, con il basso che cerca di mettere equilibrio. Quando la massa confusionaria di suoni finalmente cessa, è quasi con sollievo che viene accolta la breve e serena coda finale di solo grand piano eseguita da Banks, sul tema armonico del ritornello... Ancora vive congratulazioni alla coppia di autentici geni, veri campioni di maestria cosmica, che pascolarono in cabina di regia durante la registrazione. Ormai appare chiara la direzione che hanno voluto dare al disco : evidentemente non fidandosi troppo delle qualità tecniche dei ragazzi della band, hanno dato il compito ad archi ed ottoni di risaltare e coprire, dominando i temi conduttori nella maggiorparte dei brani. Da annoverare che i dubbi sulla qualità di registrazione non sono più da definire tali, ma una conferma alle impressioni già ricavate in precedenza : finchè il messaggio musicale è semplice (con numero limitato di strumenti oltre alla voce guida, cioè) nessun problema; ma quando il messaggio inizia a farsi più complesso (e con questo il numero di strumenti coinvolti, con alto numero di archi e ottoni aggiunti che non aiuta di certo) i problemi sono più che evidenti... NEGATIVA
THE CONQUEROR (Gabriel-Banks-Phillips-Rutherford)
"Si arrampica sullo specchio ed indica tutto cià che detesta
Ti dice "Attento ragazzo, stanno puntando un arma sul tuo bel viso"
Cinquecento giovani donne bussano alla porta del loro eroe
Si, il loro eroe stà facendo gli straordinari
dimenandosi sul pavimento con le teste che rotolano,
perchè il conquistatore è in arrivo.
E il giorno del giudizio stà arrivando,
perchè il conquistatore è in arrivo..."
Giunti a questo punto, appare piuttosto evidente la sostanza del disco. Quello ora in rassegna, tuttavia, è uno spigliato brano sincopato, dominato da voce, basso, grand piano e chitarra ritmica, semplice nella sua costruzione armonica e strumentale, meno ambizioso e meno ambiguo rispetto ai precedenti (forse perchè non contiene troppa massa orchestrale e proprio per questo abbastanza godibile) seppure senza eccessiva pretesa, che riesce a mettere un pò d'ordine e un pò di pace nel concigliare verso l'album. Naturalmente a dominare è sempre la voce caratteristica di Gabriel (qui stranamente mixata passando di strofa in strofa da canale sinistro a canale destro). La batteria di Silver è finalmente in buona evidenza, forse solo perchè "la magica coppia" di geni in direzione ha deciso di non insistere troppo con archi e ottoni (di fatto fortunatamente assenti in questo brano) così come la visibilità della chitarra ritmica messa finalmente più in risalto. Da metà brano in avanti, Banks aggiunge prolungate note di organo in sottofondo, mentre Phillips lascia la chitarra ritmica per arricchire il brano di preziosi ricami all'elettrica solista, evidenziandoli decisamente fino al termine. Bella e riuscita coda strumentale finale in dissolvenza. Prima di questa, in un breve "pianissimo" risalta il tono vocale di Peter Gabriel per pochi magici secondi mentre canta alcuni versi del testo, lasciato praticamente da SOLO insieme a pochi rintocchi di grand piano, ad illuminare e preconizzare ciò che sarà uno dei tratti distintivi nel futuro della band. POSITIVA
IN HIDDING (Phillips)
"Lontano dalla città dell'oscurità
e dalle fabbriche della verità
Sono retto di fronte alla montagna
ad un milione di miglia lontano da casa.
Lontano dalle facce della paura
ho finalmente la libertà di pensare
Nascondendomi, posso togliere tutte le maschere
che indosso sul mio viso..."
Il solito inizio -questa volta molto breve: voce guida e chitarra ritmica- promettente ed illusorio, che denota però ben presto il proprio carattere (in puro stile "mielodico" elargito a profusione), poco dopo anche oltremodo guarnito dalla produzione sovvrabbondante di archi usati nella solita direzione (dolci e leziosi, a partire da 0:45) con il chiaro intento a volere conferire al brano connotati gentili e toni edulcorati da musica leggera facilmente fruibile, con tanto di coretti fin troppo indulgenti, a circondare la voce guida nei ritornelli; la voce di Gabriel -qui in versione "confidenziale"- non aiuta certo il brano a scuotersi dalla sua morbida cadenza e dal torpore che lo caratterizzano (eppure, non oso immaginare cosa potrebbe diventare questo brano, in termini ulteriormente dispreggiativi, se dato ad altri vocalist meno dotati di Peter...). Insopportabile(per me). Canzone altamente indicata per tutti i fans di Celine Dion... Se "Rolling Stones"(la nota rivista USA) indicò "RAM" di Paul McCartney quale "punto più basso mai toccato dalla musica Rock" quando lo recensì poco dopo la sua uscita (1971), significa solo che la redazione della fanzine (per fortuna dei Genesis) non ebbe modo di ascoltare questo disco ed in particolare questa canzone... Il Paul McCartney di "RAM" è solido Rock allo stato puro, a confronto... NEGATIVA -- Un altro perfetto esempio di come la produzione sia riuscita a compromettere irrimediabilmente buone basi di partenza...
ONE DAY (Phillips-Rutherford)
"...Un giorno ti catturerò e ti chiamerò al mio fianco.
Un giorno ti porterò via dalla noia delle nostre vite.
Un giorno voleremo insieme verso il regno dei miei sogni.
Un giorno troverò me stesso e lo avvolgerò con il mio amore per te..."
In questa, per togliere ogni dubbio fin dall'inizio, gli archi partono immediatamente a dettare legge, pure contornati da campanellini nell'intro, con il solito intento arcinoto a volere coprire tutto ciò che trovano sulla propria strada per conferire al brano oggetto delle loro attenzioni un tono ed un sapore inequivocabili; comincia a subentrare una certa noia; per non parlare di disappunto; di Rock in questo brano non si respira nulla (d'accordo l'uso della melodia, ma possibile che i ragazzi non avessero ascoltato un certo "The Piper at the gets of dawn" uscito l'anno prima?...); forse abbiamo sbagliato genere, trattando di Genesis si pensava di avervi a che fare; ma non è certo tutta colpa loro, a dire il vero infatti non si comprende nemmeno dove il brano voglia condurre chi ascolta, grazie ad una produzione totalmente confusa che denota totale assenza di idee lucide ed originali. Da notare solo i pregevoli solfeggi di Banks al grand-piano nelle strofe, però ben presto mortificato dal mixaggio che lo annega nella confusione generale a vantaggio di archi ed ottoni nei ritornelli. Tutto sommato buona anche la performance vocale di Gabriel, ormai una certezza. La differenza con le canzoni che l'hanno preceduta è che in questa subentra nei ritornelli anche una tromba a rinforzare gli archi, così perniciosa ed invasiva nel modo di essere trattata, da compromettere ulteriormente il già basso livello della canzone ed accrescerne solo la confusione fino ad infastidire chi ascolta. Non occorre perderci altro tempo per parlarne. A questo punto, appare chiaro che John Silver è stato usato a cottimo e ha trascorso il tempo in studio a giocare a carte, più che a suonare la batteria, visto che la sua parte qui è stata un altra volta massacrata dal mixaggio, riducendone decisamente il livello. Più che negativa, INUTILE
WINDOW (Phillips-Rutherford)
"Guardami mentre volo invisibile in cielo
lassù, in un cielo bellissimo.
Limpido e sereno nell'amore
ho scoperto che la ricerca è finita.
L'anima ora è riapparsa
riposando nella gioia che non ha mai fine.
Dicendo addio alle paure che svaniscono.
Vieni a prendermi la mano,
e a vedermi nella mia nuova terra.
Lei siede alta su una onda increspata d'oro.
Piccole ninfe danzano nei suoi capelli.
Tutti gli alberi della terra invitano il cielo
a benedire le loro vite vuote..."
breve e bella intro; ma ormai a queste siamo abituati, così come è arrivata termina improvvisamente per lasciare spazio ad un singolo ottone (corno francese) che toglie subito ogni dubbio; infatti poco dopo subentrano anche gli archi a conferire ulteriore leziosità, per confezionare un altro "pastiche" a chiaro indirizzo stilistico: un brano lento e mieloso dall'andamento "confidenziale", come la voce addomesticata di Gabriel adattata per l'occasione, quasi sussurrata; una specie di "ninna nanna" che ad uno come me non può non ricordare un altra "nenia" particolarmente celebre sul genere, che ovviamente aborrisco, quale la "Good Night" di Beatlesiana memoria, entrambe altamente indicate solo per prendere sonno. Ma di emozioni neanche a parlarne. Ci sono momenti in cui archi ed ottoni insieme coprono praticamente tutto, voce di Gabriel a parte, conferendo all'ascolto un atmosfera insopportabilmente tediosa dai connotati totalmente squilibrati verso il melenso, fino al punto di chiedersi "ma quanto ancora dura?!...". Il più fortunato della situazione è J.Silver che si è andato a fare nel frattempo una pinta nel pub più vicino, dato che in un contesto simile la sua batteria non è richiesta. Inizio anche a preoccuparmi nel frattempo, perchè all'ascolto di questa la mente inizia a vagare verso una serie di brutture celebri fatte canzoni a me note, ed il pensiero corre verso una altra mia "adorata detestabile" della band ("More Fool Me" ndr) che a confronto stò seriamente rivalutando: un incubo?!... No, ma che Noia! Quando arriva la fine?!... Con questa canzone, più che di giudizio "positivo" o "negativo", è più appropriato riferire di FATTORE DETESTABILITA' : DECISAMENTE ELEVATO (nel ricreare atmosfere simili, volendosi accostare ad un genere ben preciso -che questo brano cerca di emulare fallendo nell'intento- i Beach Boys e Brian Wilson erano decisamente migliori e più inventivi!...) --- Ennesimo esempio di come una produzione assai poco attenta sia riuscita a rovinare buone idee di partenza...
IN LIMBO (Gabriel-Banks)
"Per favore, portatemi via
lontano da questo posto
verso la stella più alta del cielo.
verso la caverna più profonda della notte.
Pace --- galleggia nel limbo
limbo --- non porta da nessuna parte
pace --- senza movimento
piango --- quando morirò ?
Dio --- dov'è la mia anima ?..."
Dopo la micidiale sequenza dei tre brani a precederla, finalmente qualcosa degno di nota per le mie orecchie. La mia preferita dell'album (insieme a IN THE BEGINNING e THE SERPENT); e si che non mi reputo un cliente ostico, sono piuttosto accondiscendente e variegato nei miei gusti musicali, eccetto per l'eccesso di "miele e zucchero" che non sopporto e che in questo disco purtroppo abbondano, nell'intento dei suoi produttori come primi da chiamare in causa. Molto bella la breve intro. Il brano è ben ritmato, chiare atmosfere anni '60. Splendidamente riuscito il solido refrain di inizio strofe ad opera di basso e grand piano. C'è pur sempre la presenza degli ottoni (che ormai bisogna accettare come "insieme" del "pacchetto viaggio" al pari degli archi) qui proposti in maniera perlomeno "accettabile" non troppo invasivi ma bene adattati ed integrati al tema armonico, inseriti perfino con un certo buon gusto, ad accompagnare sia strofe che ritornelli, direi senza dubbio il lavoro migliore operato da Warburton in tutto l'album; belle e convincenti le parti di Banks e Rutherford ai rispettivi strumenti, con Phillips appena dietro in secondo piano nelle strofe ma più presente nei ritornelli a dettare il ritmo, ai quali il mixaggio rende finalmente giustizia; buona anche la voce di Gabriel, ma in quest'ultimo caso ormai non si scopre nulla. Veramente ottima la costruzione armonica sia nelle strofe che nei ritornelli ed i ponti ad unirli (specie nella cadenza Basso e Grand-piano ad introdurre le strofe) mentre per l'ennesima volta è da segnalare che hanno spedito John Silver a servire il thè anzichè sedersi alla batteria (questo è almeno quanto si deduce dal mixaggio del brano, dal quale la sua batteria per l'ennesima volta è ridotta ai minimi termini e appena udibile quasi confondendosi tra la chitarra ritmica e il basso; fossi stato in lui all'ascolto del prodotto finito, mi sarei sentito quanto meno OFFESO...). Unico aspetto criticabile del brano, la sua confusa coda finale a mio avviso non ben riuscita, nella quale emergono però interessanti spunti di chitarra elettrica di Phillips e nella quale paradossalmente sembrano avere alzato il livello della batteria di Silver fino a metterla più in evidenza.... Nel complesso, il brano che risulta essere quello meglio prodotto dell'intero album. POSITIVA
SILENT SUN (Phillips)
"Come un sole silenzioso che non brilla mai
Lei è il calore del mio cuore solitario.
Come il movimento di una ruota che gira
che non puoi fermare e guardare altrove.
Baby, ti sento così vicina
vorrei che potessi vedere il mio amore.
Baby hai cambiato la mia vita
stò cercando di dimostrartelo.
Come una minuscola pietra che si nasconde
non ti accorgi che sono proprio lì vicino.
Come un torrente che raffredda il mare
non riesci a comprenderlo nel tuo orgoglio.
Quando la notte rivela un cielo pieno di stelle
io vorrei poterlo prendere tutto nelle mie mani.
Quando i fiocchi di neve spianano la terra deforme
la tua bellezza cela la gioia che ho trovato."
Inizio brevissimo particolarmente ambizioso, con quelle note scandite di grand piano dal sapore di "classica contemporanea", per un brano non troppo convincente appena se ne delinea lo sviluppo armonico; andamento melodico edulcorato quasi da formato "easy listening" sia nelle strofe che nei ritornelli, impressione fortemente rinsaldata dall'uso degli archi che arrivano puntuali alla seconda strofa, per restare e dominare in tutto il loro splendore(sic) fino al termine del brano; per fortuna, la presenza della voce di Gabriel (rinforzata dai cori nei ritornelli) riesce in qualche modo a mascherare una situazione fin troppo evidente e sbilanciata (non oso immaginare l'effetto finale di alcuni brani dell'album già analizzati, compreso questo, dati nelle mani e nella voce di cantanti dal tono vocale più morbido e lezioso, e dall'impronta meno stentorea "forte-drammatica" e privo dei cromatismi "cangianti-tenebrosi" caratteristici della voce di Peter). Nota sul testo del brano: davvero bello e suggestivo; avrebbe meritato una costruzione strumentale ed armonica decisamente diverse a vestirlo, rispetto a quella che è dato a sentire. Siamo quasi alla fine del disco e un dubbio permane ancora irrisolto : hanno deciso di abbassare così evidentemente -ancora al punto quasi da non udirla- la pista del nastro master in cui è registrata la batteria perchè fà così schifo -secondo i produttori- o perchè J.Silver gli stà antipatico?... o cosa diavolo altro ?... mah... NEGATIVA
A PLACE TO CALL MY OWN (Phillips; Banks) ***
da notare che A.Phillips rivendica la composizione del brano, che a suo dire originariamente era assai più lungo (6 minuti) e solo scritto da lui, successivamente riarrangiato per una forma più breve, come quella che compare nell'album, da A.Banks
"Ed ho quasi trovato un posto tutto per me...
Svegliandomi avverto vicino la sua presenza --(nota: sua intesa come "her", femminile)--
Il diavolo è qui intorno, il calore è ovunque
Sono solo figlio suo, la mia dea guardiana
Ora stò arrivando alla fine del viaggio all'interno del suo grembo
E credo finalmente di aver trovato un posto tutto per me."
Se non altro un brano da godere nella sua semplicità, ovvero finchè a condurlo sono solo il grand piano di Banks & la voce di Gabriel
decisamente magici da ascoltare, anche in esercizi apparentemente innoqui e privi di ambizione come lo può essere apparentemente questo, specie dal minuto 0:40 quando sia il grand piano che la voce evolvono verso toni alti, producendo un passaggio sonoro bellissimo ed un pathos intenso per chi ascolta; questi due "kids" da soli (da intendere insieme, senza nessun altro intorno) possedevano un "quid" del tutto particolare, il cui risultato finale quasi sempre metteva i brividi addosso a chi ascolta; ma dal min 1:10 arrivano puntualmente gli archi e gli ottoni a rompere anche questo breve magico incantesimo e a ristabilire "lo standard" ormai noto, fino a dissolversi in una coda finale dai toni completamente differenti da quelli che hanno caratterizzato l'inizio pregevole del brano: un finale decisamente avulso, banale, sconclusionato, che reca la sensazione come "di voler chiudere tutto frettolosamente per ritornare a casa", e che lascia una certa perplessità a chi ascolta. Alla fine si prova come un "senso di amaro in bocca" per ciò che avrebbe potuto essere ed invece non è stato. Comunque poco più che un semplice abbozzo di 2 minuti, troppo poco per ristabilire la precaria situazione, tanto più che siamo ormai arrivati alla fine del disco. NEGATIVA (anche se dei due minuti che compongono la canzone, il primo minuto è a dir poco stupendo.)
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aorlansky60 on 21 May 2020, 18:58, edited 2 times in total.
...AMA TUTTI, CREDI A POCHI, NON FAR MALE A NESSUNO...