Mi hai battuto sul tempo Thomas! Anch'io ho ricevuto il 33 giri (in meno di 24 ore, e senza oneri doganali, non riesco a capire come abbiano fatto ma spero continuino su questa strada con le prossime pubblicazioni!!!) e mi è spiaciuto moltissimo non trovare all'interno il consueto CD omaggio, che mi era utilissimo per l'ascolto in auto. Amen, me ne produrrò uno tarocco.
Anch'io devo completamente rinnegare i miei presentimenti, contenuti persino nell'ultimo messaggio qui sopra: il disco non è affatto come me lo aspettavo, e proprio per questo l'ho apprezzato molto più del previsto. Steve è stato a mio parere bravissimo nell'infilare in mezzo 2-3 (a seconda di come li si conta) brani di blues jazzato. Sappiamo che il Maestro è un cultore del blues; io non lo sono per nulla, ma non ho problemi ad ammettere che in questo disco è riuscito a propinarmelo in modo mirabilmente mascherato in brani che sono veramente belli e ben suonati.
Ho trovato anch'io numerosi riferimenti ai Genesis, ai King Crimson, ai Jethro Tull (fenomenale l'assolo del fratello John in perfetto stile Ian Anderson, un timbro che non ricordo d'aver mai udito prima da lui!) e anche qualche passaggio che omaggia gli Yes. Tutto molto interessante da ascoltare.
Bellissimi come sempre i timbri di chitarra elettrica elaborati dal Maestro, chissà qual è il suo segreto. C'è un assolo in cui anche le note gravi sembrano una crema, un suono stupendo che non ricordo d'aver mai sentito prima con quella purezza. Ma concordo con te che il suo chitarrismo è a livelli stellari lungo tutto il disco
Per quanto riguarda i difetti, mi è spiaciuto non trovare in apertura il consueto
medley che espone i temi che verranno elaborati in seguito; sembrava ormai essere la cifra dei dischi di Steve ed era un'ottima trovata a mio parere, invece questo disco si apre con note non proprio memorabili. I passaggi "sinfonici" (nel senso con orchestra fasulla fatta coi proverbiali
machinarii di Elio), che a me non piacciono per nulla, riconosco che sono ridotti al minimo, ma a mio parere il disco ne avrebbe guadagnato se fossero stati completamente azzerati. Infine, sebbene mi aspettassi appieno in chiusura uno dei classici pezzi acustici di Steve, forse considerata la vastità della sua produzione sarebbe stato preferibile se avesse inserito qualcosa di nuovo e anche di più accattivante.
Passando alle liriche, fatico un po' a seguire il
concept. Rammentando la sua autobiografia
A Genesis in my bed colgo la sua infanzia in un quartiere fumosissimo di Londra, poi il tema circense dovuto alla vicinanza col luna park. Poi forse colgo il periodo in cui vagava nei pub seguendo i
bluesmen che vi suonavano. Dopodiché però fatico moltissimo ad individuare il bel periodo del successo trascorso con i Genesis, oppure esso è trattato in modo molto ingeneroso. Come già accaduto nell'autobiografia, non individuo il
periodo Kim Poor (battezziamolo così) che d'accordo, è finito da schifo, però è stato un periodo lungo, felice, e di altissima creatività. Poi si torna su binari più chiari col ventre della balena (siamo alle soglie di Out Of The Tunnel's Mouth) e la meritata felicità dei due piccioncini di White Doves.
Mi riprometto di tornare in maniera più dettagliata sui singoli brani dopo qualche ulteriore ascolto, perché comunque il disco merita, mi ha colto di sorpresa e a questo punto della carriera di Steve non pensavo sarebbe più stato possibile! Thomas, ti dò appuntamento qui e ti esorto a fare lo stesso!