by Dalex_61 » 06 Apr 2008, 09:57
Avendo finalmente terminato l'acquisto e l'ascolto di tutti i CD della serie "Private Parts & Pieces" (e ci vuole fegato... [:D]), propongo un topic-guida per chi non ha mai ascoltato questi album. Valgono la pena? Quali acquistare per primi? Cosa contengono? Ovviamente chiedo la collaborazione di tutti per aggiunte, commenti e confronti.
COSA SONO QUESTI ALBUM...
Come quasi tutti sanno si tratta di dieci raccolte pubblicate tra il 1976 e il 1999, contenenti pezzi dal tono "ambient" o intimista, spesso suonati con un solo strumento e sempre dall'andamento lento o lentissimo. C'è chi sostiene che Phillips abbia anticipato la moda "new age". Non so. Io credo che il buon Ant esprima qui la sua anima da gentiluomo inglese di campagna, che accenna un'aria tra un sorso di tè e l'altro. In questo senso, sono dischi affascinanti. Se poi volete la morte di un amico metallaro, regalategli anche uno solo di questi CD. Non lo vedrete mai più. [:D]
A vantaggio dei fruitori di questa miniguida ho valutato gli album, seguendo solo il mio gusto personalissimo, come segue:
I fascia: chi apprezza la musica di Ant deve acquistarli.
II fascia: buoni, anche se non essenziali.
III fascia: riservati a chi desidera avere tutto di Phillips.
PP&P I
E' tra i più vari della serie, per la presenza di strumenti e tempi diversi. Si va dalla chitarra acustica al pianoforte, dalle tastiere alla dodici corde. Rientra sicuramente in prima fascia, anche perché contiene (solo su CD) la versione demo della famosa "Silver Song", cantata da Ant. Perle: "Beauty And The Beast", con Phillips che si scatena sui tasti alla Wakeman, "Harmonium in The Dust", adattamento per tastiera di un pezzo di Eustace Grimes, nonché la lunga schitarrata a 12 corde di "Flamingo". Tutto l'album è godibile.
PP&P II - Back to The Pavilion
Probabilmente il migliore della serie, non fosse altro per la presenza della stupenda "Scottish Suite", con Pluto al basso, che alterna tastiere e chitarre in un'atmosfera decisamente prog, non lontana da "The Geese And The Ghost". A me piacciono anche l'organo del brano "Heavens" e l'aria "trespassiana" di "Tremulous", dove Mel Collins suona il flauto. Prima fascia, dunque.
PP&P III - Antiques
Collezione di duetti chitarristici con Enrique Berro Garcia. Andamento molto classico e, al solito, dolce. I quattro movimenti che compongono la "Hurlingham Suite" meritano un ascolto attento, perché sono molto accattivanti. Piazzerei questo disco in seconda fascia.
PP&P IV - A Catch at The Tables
Album interessante, con un'altra suite ("Arboretum Suite") degna di nota, scritta da Ant per le nozze di una coppia di amici. Il disco alterna chitarra e polymoog con la presenza (ahimé) della "drum machine" tanto di moda all'epoca (1980). Nondimeno, l'effetto è piacevole nel pezzo "The Sea And The Armadillo". Propongo una seconda fascia.
PP&P V - Twelve
Completamente dedicato alla chitarra a dodici corde, come suggerisce il titolo, l'album è organizzato come un lunario, con dodici pezzi, ognuno dedicato ad un mese dell'anno. Simpatica l'idea, bella la copertina e rilassante la musica, magari anche troppo. I mesi che preferisco sono "July", "November" e "December", però Ant non riesce ad evitare la monotonia in cui può cadere un'opera del genere. Terza fascia e mi dispiace tanto perché adoro la 12 corde di Ant.
PP&P VI - Ivory Moon
Ci spostiamo qui sul pianoforte. I brani non sono malvagi e c'è una suite intitolata "Sea-Dogs Motoring" che alterna i tempi con apprezzabile fantasia. "Tara's Theme" (niente a che vedere con l'omonimo brano della colonna sonora di "Via col vento") è una melodia riuscita. Segnalo la presenza (solo su CD) della versione pianistica di "Let Us Now Make Love". Seconda fascia.
PP&P VII - Slow Waves, Soft Stars
Altro cambio di strumento: il sintetizzatore. Si tratta di una serie di brani "ambient" che non brillano per composizione e rappresentano piuttosto una ricerca sonora, una collezione di atmosfere rarefatte, talvolta celestiali, altre volte inquietanti. La chitarra classica di Enrique Berro Garcia interviene qua e là a proporre un cambio timbrico gradevole, ma resta l'impressione che Ant avrebbe potuto fare molto di più con l'accoppiata synth-chitarra. Terza fascia, purtroppo.
PP&P VIII - New England
Stavolta gli strumenti si sprecano e a chitarre e tastiere suonate da Phillips si aggiungono percussioni e fiati, ad opera di un gruppo di musicisti ospiti. Ne deriva una maggiore varietà, stavolta supportata da composizioni più compiute. Dolce e bella la pianistica "Last Goodbyes", ma io consiglio anche l'originale "Sunrise And Sea Monsters", un po' alla Hammill, nonché la vivace chitarra acustica di "Jaunty Roads", la riuscita melodia di "Unheard Cry" (cantata!) e la triste "Now They've All Gone", che chiude il disco. Nell'insieme, una collezione varia e piacevole, che merita la prima fascia.
PP&P IX - Dragonfly Dreams
Potremmo parlare di World Music e New Age à la Phillips, nel senso che Ant esplora qui atmosfere più o meno esotiche, ma il risultato, come sempre, è perfettamente inglese, rarefatto e bucolico, con prevalenza delle chitarre a 6 e 12 corde. La Cina evocata nel titolo compare nella simpatica "Lostwithiel", meritano anche "She'll Be Waiting" (cantata da Terry Medhurst), la misteriosa "Night Song", l'accoppiata synth-chitarra - stavolta riuscita - di "Old Faithful". Tutto sommato, anche se di stretta misura, inserisco questo disco in prima fascia.
PP&P X - Soirée
Una raccolta di brani per pianoforte conclude la serie. C'è una certa varietà di tempo che salva dalla noia e alcuni pezzi, come "Venitian Mystery", "The Oregon Trail", "Fallen Flower" (dedicato alla principessa Diana) e "Hope of Ages" mi piacciono davvero. Per la sincerità dell'ispirazione e per l'aria graziosa di musica da carillon che pervade il disco, merita almeno la seconda fascia.